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Matteo Renzi show in una sala affollata: critiche al governo ma anche al Pd

Cinquanta minuti da mattatore per presentare il suo libro presenti il vertice del partito bellunese e alcuni sindaci

Gianluca De Rosa
2 minuti di lettura

Accoglienza da star per Matteo Renzi a Sedico. L’ex premier ha tenuto a battesimo il suo libro dal titolo “Un’altra strada” in una sala convegni di Villa Pat gremita. Gente seduta a terra, pronta ad immortalare l’entrata in scena, avvenuto con un corposo ritardo, di Renzi che dal canto suo non ha tradito le attese. Un monologo di cinquanta minuti, con ritmo incalzante, più volte frenato solo dagli applausi della divertita platea.. L’occasione è stata utile, neanche a dirlo, per bacchettare i “nemici” Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Una bacchettata è arrivata anche al governatore della Regione Luca Zaia al quale, a proposito dell’autonomia, Renzi ha detto: «Predica bene e razzola male. Da una parte richiede a gran voce l’autonomia ma poi dall’altra appoggia a spada tratta una politica economica a Roma che presto porterà l’Italia allo sfascio».

Gli “schei” riecheggiano spesso nel discorso a braccio di Renzi che in maniche di camicia presta il fianco alla sala come un vero showman. «Il populismo domina la scena in questo momento politico del nostro Paese ma appena Salvini metterà le mani in tasca agli italiani la musica cambierà. Del resto non potrebbe essere altrimenti perché, molto presto, serviranno venti miliardi, che il prossimo anno diventeranno quaranta, per coprire tutte le magagne che stanno combinando a Roma».

Matteo Renzi, a proposito del Bellunese, ha “benedetto” la candidatura congiunta Milano-Cortina in ottica Olimpiadi 2026 salvo ricordare «che le Olimpiadi di Roma le avevamo portate a casa se non fosse stato che ad un certo punto Di Battista si è messo di traverso. Ancora oggi non ne capiamo il motivo».

Movimento 5 Stelle o Lega, non fa differenza: per Renzi «l’accordo vacilla». «Salvini sta all’immigrazione come Di Maio sta al lavoro. Entrambi stanno cavalcando l’onda del populismo, del cosiddetto sentiment, ma presto dovranno fare i conti con la realtà che è una cosa molto diversa. E lì saranno guai per entrambi».

L’ex premier e sindaco di Firenze non risparmia qualche frecciatina ai propri compagni di partito, «quelli che per fare fuori me hanno deciso di far perdere le elezioni al partito democratico favorendo così lo scempio attuale. Sono loro quelli che, per primi, oggi dovrebbero vergognarsi. Non ho mai detto che tutto quello che abbiamo fatto negli anni di governo è da considerare giusto, abbiamo commesso anche tanti errori, io per primo ho commesso degli errori, ma oggi misure come il jobs act o gli 80 euro rappresentano già un rimpianto di fronte alla politica di chi, finora, non ha mosso un dito in maniera concreta per questo paese. Con gli slogan ed i post sui social non si fa molta strada». In prima fila, ad applaudire l’intervento di Renzi che si è poi soffermato a firmare le copie del suo libro, c’erano il sindaco di Sedico Stefano Deon ed il deputato del Pd Roger De Menech, organizzatore dell’incontro, messo in piedi in due giorni. In prima fila anche il segretario del Pd bellunese Monica Lotto. E seduta per terra il sindaco di Pedavena, De Bortoli.

«Mi sono occupato personalmente degli inviti. Era un evento pensato per la gente e sono felice che abbia ottenuto un così grande successo di partecipazione» ha sottolineato De Menech prima dell’arrivo di Renzi. Renzi che ha chiuso con una “massima” che chiama in causa Gino Bartali: «Non conta chi porge la borraccia, è importante il gesto. Mi auguro che nel Pd si possa presto tornare a sposare una causa comune indipendentemente dal nome del proprio segretario. Solo così potremo tornare finalmente a fare politica seria». —

 

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