De Luca: noi Pd braccati come lo erano gli ebrei. E poi «apre» ai 5 Stelle

diSimona Brandolini

Il governatore: «Renzi ha rappresentato un tentativo di assalto al cielo, di modernizzazione, ma che nella sostanza non ha prodotto risultati»

«A me De Luca piace quando dice: farabutti. A denti stretti». Il supporter medio di Vincenzo De Luca si palesa in un pomeriggio assolato nel rione Luzzatti. Nel momento peggiore per il Pd, il governatore ha pensato bene di fare un tour al fianco del Pd. Potrebbe sembrare bizzarro, non lo è affatto. La segretaria regionale Assunta Tartaglione la spiega così: «Per questo siamo qui, il Partito democratico, i suoi militanti, la Regione con il presidente De Luca, anche per dimostrare che tra di noi possiamo discutere e pensarla diversamente su tante cose, ma siamo uniti quando si tratta di occuparci di Napoli e della Campania». Nello stesso pomeriggio assolato, nella biblioteca del quartiere che sorge accanto alla casa natale del boss Mazzarella, De Luca rottama Renzi, i dem renziani e apre, incredibilmente, all’appoggio esterno ad un monocolore giallo, previa «operazione verità». Ma soprattutto se ne esce con una battuta in realtà assai infelice. «Si riparte da una sconfitta che è drammatica, che non può essere attenuata in nessun modo, si riparte facendo i conti con i limiti gravi del partito — dice —. I Pd sono come gli ebrei negli anni delle leggi razziali, sono braccati, umiliati e senza patria. A volte appaiono come un corpo estraneo nella società italiana dal punto di vista del linguaggio, della capacità di sintonizzarsi con la gente. Penso al tema della sicurezza che sembra estraneo al Pd, mentre è un bene primario non è autoritarismo».

Su Matteo Renzi: «E poi c’è da riflettere sull’esperienza di questi anni. Renzi ha rappresentato un tentativo di assalto al cielo, di modernizzazione, ma che nella sostanza non ha prodotto risultati. Ed è qui che la discussione deve essere spietata, non consolatoria. Quando si perde in questo modo ci sono ragioni fondate. Sicurezza, sburocratizzazione, giustizia, una riforma vera mai fatta, Sud. Dovevamo fare un piano per il lavoro. L’ho detto due anni fa. Per non parlare della situazione nei territori che vede il Pd contestato non solo per ragioni programmatiche ma per mancanza di sobrietà. La sconfitta è un pugno nella stomaco. Serve una grande operazione verità». La sorpresa più grande la si ha quando si chiede a De Luca cosa pensi dell’incarico affidato dal presidente Sergio Mattarella a Roberto Fico, di esplorare l’ipotesi di un governo M5S-Pd. Diciamo pure che l’antipatia (politica) reciproca in questi anni tra governatore e pentastellati ha dato materiale da vendere al Crozza-De Luca. E invece? «Va guardato con rispetto il lavoro del presidente della Repubblica e di Fico — comincia —. Il presidente Mattarella sta lavorando per passi successivi e per chiarire tutte le possibile alleanze in tutte le direzioni. Ovviamente credo che si ragionerà seriamente quando qualcuno avrà l’incarico di governo, non di esploratore. A quel punto è ragionevole discutere nel merito con tutti».

Anche con i 5Stelle? «Anche con il Movimento 5 Stelle, facendo un’operazione di verità. Credo che dobbiamo avere grande rispetto per quel 32 per cento, per gli elettori. Significa anche dire la verità e non essere opportunisti. Anche perché in Italia i cicli politici durano un tempo molto breve, tre anni fa Renzi ha avuto il 40 per cento, nel giro di tre anni l’elettorato si è dimezzato. Penso che la realtà è dura, un conto è parlare ad capocchiam un conto è trasformare la realtà. Chiederei a un incaricato dei 5Stelle questo: di tutto quello che avete detto negli ultimi dieci anni cosa è rimasto? Delle offese, della violenza, della descrizione degli avversari come delinquenti, malfattori, di tutto quello chi ne risponde oggi? Oggi che avete giacca e cravatta e andate a piedi? La demagogia mi dà l’orticaria. Grande rispetto, umiltà ma bisogna dire la verità». E ancora: «Ognuno deve spiegare le proprie posizioni. Se mi chiami delinquente per dieci anni e poi ti vuoi alleare devi spiegare agli elettori se dicevi palle prima o ora. Dopodiché si discute di tutto. Se mi si propone un governo a favore del Sud, dei giovani disoccupati, non elemosina, ma lavoro, gli do il sostegno, non c’è bisogno di avere ministri o stare nel governo. Si può sostenere sulle cose utili per l’Italia anche un monocolore, purché ci siano programmi consapevoli e sostenibili».

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24 aprile 2018 2018 ( modifica il 24 aprile 2018 2018 | 14:32)