18 giugno 2018 - 11:00

Vendeva schiavi alle coop, arrestato e subito liberato un imprenditore indiano

Sfilata dei lavoratori in città: «Denunciamo i metodi mafiosi»

di Roberta Polese

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PADOVA La notizia viene da lontano: Tanwer Tara Chand, cittadino indiano che per anni ha portato i suoi connazionali nel Nordest per farli lavorare estorcendo loro denaro e affitti in nero, è stato arrestato nello Stato del Rajasthan con l’accusa è di essere il mandante di un tentato omicidio nei confronti di un connazionale. Per un momento alcuni lavoratori della comunità indiana di Padova avevano tirato un sospiro di sollievo. Ma la speranza è durata poco più di mezza giornata. All’inizio della settimana infatti Tanwer è tornato in libertà e sembra intenzionato a tornare in Veneto. «In India chi ha soldi si tira sempre fuori dai guai, e Tara ha fatto un sacco di soldi negli ultimi anni. A metà mese di solito mandava i suoi sgherri a prendersi gli affitti, 330 euro a letto, nelle sue case ci metteva anche 10-12 persone», racconta un indiano di 35 anni che vive e lavora a Padova. Anche lui sabato pomeriggio ha partecipato al corteo indetto da Adl Cobas contro il caporalato e le politiche repressive in tema di immigrazione, al quale hanno partecipato centinaia di stranieri che hanno subito soprusi in ambienti di lavoro al limite della legalità. Il volto nei cartelli è quello di Soumaila Sacko, sindacalista, bracciante maliano ucciso a fucilate a Gioia Tauro il 2 giugno scorso. Ma non serve andare in Calabria per accorgersi della schiavitù cui sono ridotti alcuni lavoratori stranieri anche nel Padovano.

Sabato pomeriggio tra le 17 e le 20 un centinaio di lavoratori dell’Adl Cobas ha sfilato per le strade di Padova
Sabato pomeriggio tra le 17 e le 20 un centinaio di lavoratori dell’Adl Cobas ha sfilato per le strade di Padova

La denuncia

Il 35enne indiano racconta lo spaccato di vita degli invisibili che sono sotto gli occhi di tutti. Secondo i sindacalisti di Adl, Tanwer Tara Chand avrebbe portato in Italia centinaia di indiani per lavorare nella logistica e nelle fabbriche nordestine. «Tara prende accordi con alcune coop che lavorano per la grande distribuzione – continua il 35enne indiano che chiede l’anonimato per timore di possibili ritorsioni – porta i lavoratori in Veneto e li costringe a pagare una tangente per ogni contratto a tempo determinato che riescono a strappare agli italiani». Non solo. Tara mette a disposizione anche i letti dove dormire e si fa pagare profumatamente. «Per stare qui a Padova devi pagare 330 euro al mese per un letto - spiega l’indiano - le sue case sono dappertutto: a Campodarsego ha un appartamento dove stanno in 12, e poi ne ha altre a Cadoneghe e a Mestrino». Di fatto Tara è il «garante» del lavoro. «Tu devi lavorare e stare zitto – conclude il 35enne –. Se alzi la testa, se crei un problema al datore di lavoro, interviene lui che ti manda qualcuno per menarti come è successo a me e a tanti altri. Se fai attività sindacale sono botte». La maggior parte dei lavoratori indiani sono terrorizzati, ma c’è chi ha alzato la testa e sabato Tara è stato denunciato da un lavoratore di Alessandria e da uno di Verona. È anche per questo che un mese fa Tara ha lasciato l’Italia per tornare in India a fare le stesse operazioni. Il suo nome non è nuovo nemmeno nelle stanze della Prefettura di Padova dove ci sono stati diversi tavoli sulle coop della logistica. «È una schiavitù legalizzata – dice Gianni Boetto dell’Adl – il metodo è mafioso: i contratti sono regolari, ma la vita di queste persone è nelle mani di uomini senza scrupoli, e c’è chi finge di non vedere».

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