23 marzo 2019 - 08:28

Padova, mafia, coro di consensi alla stele per le vittime. Giordani: in giunta l’idea

Da Libera ad Avviso Pubblico si accoglie l’invito del direttore del Corriere del Veneto

di Renato Piva

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PADOVA«Chi leggerà quei nomi, tanti nomi, perché sono mille e undici, dovrà chiedersi il perché e dovrà darsi una risposta». Le parole di Michela Pavesi vedono, quasi toccano, quel che ancora non c’è: una stele dedicata alle vittime delle mafie, occhi che guardano e cervelli, coscienze che si (ri)mettono in moto, sfruttando il cambio di velocità del pensiero offerto dal «luogo» del ricordo. Un luogo che verrà, perché Sergio Giordani ha colto l’invito del direttore del Corriere del Veneto. Nell’editoriale di ieri, ragionando sui cinquantamila nella prima piazza di Padova, per la Giornata della memoria e dell’impegno contro la mafia, voluta da don Luigi Ciotti, la sua associazione Libera e Avviso Pubblico, Alessandro Russello ha chiesto che la città del sindaco Giordani colga la «sfida della memoria in un Paese spesso smemorato»: dare al ricordo dei morti di mafia la pietra di una stele da alzare in Prato della Valle, piazza-crocevia di incontri laici e ponte dello spirito. «Vogliamo che i mille e undici nomi non restino appiccicati sui cartelli delle strade, ma siano scritti dentro di noi – ha gridato don Ciotti dal palco in Prato -. Se non capiamo che quei proiettili hanno colpito anche le nostre coscienze, diventa tutto solo retorica...».

Il maxi corteo del 21 marzo
Il maxi corteo del 21 marzo

Il sindaco in giunta

«La stele mi sembra una buona idea. Voglio parlarne in giunta», dice il giorno dopo il sindaco della città del Santo. «Ieri (giovedì, ndr) è stata una giornata eccezionale. Padova ha brillato per senso civico e il fatto di ricordare le tante persone uccise dalla mafia, dalle mafie, ha una valenza grandissima». Ricordare Cristina Pavesi, nipote di Michela, uccisa a 22 anni mentre tornava nella sua Conegliano sul treno preso d’assalto dalla Mala di Felice Maniero a caccia dei soldi del vagone postale, non è retorica: tre inchieste aperte e più di cento arresti per mafia in poche settimane sono lì a dire ai veneti che non è tale. Ben lo sa Giordani, timoniere di «una città importante sotto l’aspetto economico» e quindi esposta, appetita dal crimine organizzato. «C’è grande attenzione da parte nostra», dice il sindaco: «Firmerò protocolli per la legalità col prefetto sul tram e il nuovo ospedale». Massima trasparenza sui massimi cantieri all’orizzonte padovano: la mafia si tiene lontana (anche) così.

«Ricordo necessario»

«Tutte le iniziative che sfidano le persone ad acquisire conoscenza, a tornare sulle origini dei fatti di mafia, vanno lodate e supportate», dice Andrea Cereser, sindaco di San Donà e coordinatore per il Veneto di Avviso Pubblico, l’associazione che impegna le pubbliche amministrazioni nel diffondere la cultura della legalità. Vittime, nomi e, dietro, storie nascoste, spesso dimenticate o mai realmente conosciute: «Queste persone hanno pagato con la vita il contrasto alla mafia non per avere il nome su un monumento, ma perché noi ci impegniamo a replicare il loro coraggio e l’impegno per la legalità e la libertà». Gli uomini sono libri di sangue, le pagine delle storie personali sono quelle che insegnano, quelle che (ci) servono. Ecco perché Cereser chiede una stele tecnologica: «Potrebbe essere qualcosa di diverso dalla pietra, una proiezione in sequenza dei nomi e delle piccole biografie collegate». Il sindaco di San Donà chiede un luogo di transito e ad alta frequentazione: «Tra la stazione e il Prato... Lascio il sindaco, che certo conosce Padova meglio di me, libero di scegliere dove».

Plauso dei politici

«Chi ha visto i tanti giovani ieri in piazza - dice Roberto Tommasi, referente veneto per Libera - non può che chiedersi come stare da quella parte». Ecco, la stele può incarnare «la memoria viva che serve a ricordarci, giorno per giorno, di creare relazioni di prossimità e di comunità». Paolo Giaretta, ex senatore Pd ed ex sindaco di Padova, rammenta come collocare qui il totem del no alla mafia abbia molto senso e moltissimi sensi: «In città c’è il monumento alle vittime dell’11 settembre ma anche il Tempio dell’internato ignoto, il sacrario di quartiere Terranegra che ricorda gli internati dei lager nazisti». Undici anni fa, nel 2008, Padova ha voluto il Giardino dei Giusti del mondo, dedicato alle vittime innocenti non di uno ma di tutti i genocidi. Innocenti e liberi, come i mille e undici da onorare domani, ovvero oggi.

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