23 novembre 2018 - 17:05

Treviso. Cambio automatico utile per le scappatelle, concessionario d’auto ritira il post sessista

Autosile Service di Villorba descriveva le potenzialità di rapporti sessuali più comodi senza la leva tra i sedili. La sollevazione di «Non una di meno». La società fa retromarcia ma non si scusa

di Silvia Madiotto

Il post del concessionario poi rimosso da Facebook Il post del concessionario poi rimosso da Facebook
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TREVISO Fra allusioni erotiche e scontati luoghi comuni sulle automobili e i loro proprietari, la pagina Facebook di un’officina trevigiana è andata oltre scatenando un putiferio di polemiche. Tentava di strappare un sorriso fra i clienti più interessati al tema o all’acquisto di una nuova macchina sportiva, ed è finita in un vortice di accuse di sessismo e discriminazione, arrivate dall’associazione «Non una di meno»: “Uno stereotipo fortemente machista, è inaccettabile nel 2018, è svilente per le donne e per gli uomini. Basta con questa mercificazione del corpo femminile”. Autosile Service di Villorba ha pubblicato un lungo post nel quale racconta le straordinarie potenzialità di una Bmw con il cambio automatico, che consente a “personaggi dal carattere autoritario” (o in questo caso specifico all’imprenditore) di avere rapporti sessuali orali molto più comodi senza la leva delle marce di mezzo (in questo caso con la fidata segretaria per una scappatella extraconiugale in trasferta).

«A pochi giorni dal 25 novembre

Ad aggravare ulteriormente la situazione, il post è apparso a pochi giorni dalla giornata nazionale contro la violenza sulle donne: “In questo contesto sociale e culturale – accusa Non una di meno - riteniamo che pubblicità, come quella proposta da Autosile service srl, che utilizzano stereotipi di genere offendendo la dignità femminile, favoriscano l’insorgere di episodi di violenza, alimentino le discriminazioni nell’ambito lavorativo e il clima di sopraffazione e ricatto nei confronti delle donne. Serve un codice etico contro le aziende che promuovono modelli sessisti”. Il post è diventato virale, condiviso decine di volte dalle attiviste e non solo, simbolico di una battaglia attuale e sentita. Molte donne – ma anche molti uomini – l’hanno trovato di pessimo gusto e hanno inondato l’azienda di critiche e richieste di rimuovere il messaggio.

«Nessun intento discriminatorio»

“È stato scritto per noi da un’agenzia di marketing e non ha alcun intento discriminatorio – aveva risposto a stretto giro il titolare Roberto Buso - diverse persone l’hanno trovato divertente”. Salvo poi cancellarlo, ma senza scusarsi con chi si è sentito offeso da quelle parole: “Ritengo ridicolo di essere bersagliato per una pubblicità ritenuta offensiva da un gruppo di donne che dovrebbero spendere il loro tempo per occuparsi di problemi reali e non erigersi paladine della giustizia e lottare contro fantasmi immaginari. Purtroppo ogni tanto bisognerebbe attivare il cervello e farsi una bella e sana risata”. Ed è andata pure peggio, perché le critiche sono arrivate nuovamente.

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