19 febbraio 2019 - 15:59

Casalesi in Veneto, l’Italia si è capovolta

Dal 2008 al 2019, così il «Modello Caserta» si è trapiantato a Nordest

di Antonio Scolamiero

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Era il 18 settembre 2008, a Castel Volturno, in provincia di Caserta, il boss dei casalesi Giuseppe Setola e i suoi accoliti fecero strage di immigrati africani. Dal giorno successivo prese vita il cosiddetto «modello Caserta». Una vera e propria offensiva dello Stato contro una delle organizzazioni criminali più potenti e pericolose di tutti i tempi: i casalesi.

La controffensiva dello Stato

Un attacco al clan che ha consentito alla magistratura e alle forze dell’ordine di intaccare soprattutto gli ingenti capitali a disposizione della cosca. Soldi frutto principalmente delle estorsioni, del traffico di droga e degli appalti, milionari, dentro i quali l’organizzazione è sempre riuscita a piazzare ditta amiche, compiacenti. Un depauperamento che pian piano ha portato all’arresto di potenti boss della cupola casertana, ovvero Michele Zagaria, Giuseppe Setola, Antonio Iovine. E l’elenco potrebbe essere ancora più lungo. Il modello Caserta portava la firma, corsi e ricorsi storici, di un ministro dell’Interno leghista, Roberto Maroni. Che all’epoca si vide molte volte in Terra di Lavoro.

L’emigrazione

Arresti, sequestri e confische non hanno però intaccato minimamente il potere del «mostro» Gomorra. Anzi. Il cancro della nostra società è emigrato oltre il Rubicone. E ancora oltre. Ha superato il Po ed è approdato in Veneto. L’operazione di oggi che ha portato all’arresto di oltre 50 persone tra Veneto e Casal di Principe è la dimostrazione che i casalesi avevano previsto tutto. Avevano annusato l’odore dei soldi e degli affari. Ed hanno, dunque, trasferito una parte dei loro interessi in una regione «florida» dal punto di vista economico. Ed è qui che ha stabilito la base dei suoi interessi.

L’esportazione del «modello criminale»

«Esportando» modelli che in molte, troppe, occasioni abbiamo letto e scritto nelle cronache del Sud del Paese. Un radicamento stroncato questa mattina da una raffica di arresti e sequestri. E dunque si scopre che un sindaco stringe un patto infernale per un pugno di voti in più. Voto di scambio, si chiama. E al Meridione di casi simili ce ne sono stati tanti. Un primato che fa rabbrividire la politica locale e nazionale. E poi l’imprenditore che per fare cassa non si è fatto scrupolo di rivolgersi all’antistato. E poi gli appalti, il vero core business, della camorra del futuro e dei colletti bianchi. I soldi non puzzano, direbbe qualcuno. Ed è proprio quello che, probabilmente, uscirà dalle oltre mille pagine di carte d’indagine. Un «casalesizzazione» del Veneto che nessuno avrebbe mai immaginato. Insomma, un’Italia che davvero si è capovolta.

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