23 febbraio 2019 - 19:21

Camorra in Veneto. Il Patriarca: «Sfida culturale». Bettin: «Va dato un segnale, Eraclea commissariata»

Appello del Corriere del Veneto contro le mafie. Moraglia: «Sempre più avvertono il dovere di impegnarsi contro l’indifferenza e contro ogni forma di connivenza»

di Redazione On line

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VENEZIA Non solo il semplice voto su Change.org oppure la mail a web@corriereveneto.it. Alcune delle adesioni all'appello anti-mafia del Corriere del Veneto, scritto con Avviso Pubblico, sono ragionate e motivate. «Come sindacalisti verifichiamo ogni giorno, nel nostro lavoro, quanto l'illegalità sia diffusa nel nostro tessuto economico — scrive il segretario regionale della Cgil, Christian Ferrari — Evasione fiscale, evasione contributiva, mancato rispetto delle normative sulla sicurezza del lavoro, condizioni di sfruttamento quando non di schiavitù dei lavoratori, in particolari dei lavoratori migranti. Il terreno è fertilissimo per l'infiltrazione delle organizzazioni criminali, che infatti sono da tempo insediate in Veneto, approfittando delle ferite inferte da una crisi economica che siamo ben lontani dal lasciarci alle spalle. Siamo in prima linea in questa battaglia, che combattiamo quotidianamente nei luoghi di lavoro, nei cantieri, nelle campagne. Siamo però consapevoli che, per vincerla, occorre innanzitutto un cambio culturale, affermando in ogni sede i valori della legalità, della solidarietà, della giustizia sociale. Per questo la Cgil del Veneto aderisce con convinzione all'appello di "Mafie in Veneto: serve un impegno straordinario" e ci mettiamo a disposizione per collaborare con tutti coloro che vogliono vincere con noi una sfida decisiva per il futuro del nostro territorio e delle nuove generazioni».

Il Patriarca

Parole forti anche dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia: «Volentieri la Chiesa che è in Venezia aderisce all’appello rivolto alla comunità civile per un corale e fattivo impegno contro ogni tipo di infiltrazione e radicamento delle mafie nei nostri territori — ci ha scritto il prelato — Le comunità ecclesiali, da tempo, sono impegnate a riflettere sulle più rilevanti questioni sociali in quanto sono parti vive del territorio e attente, quindi, ai problemi che riguardano persone e famiglie: povertà, emarginazione, educazione. Sempre più avvertono il dovere di impegnarsi contro l’indifferenza e contro ogni forma di connivenza, anche tacita, nei confronti di ogni fenomeno criminale; il desiderio è quello di favorire una qualifica e mirata azione informativa e formativa volta, in particolare, alle giovani generazioni». Il messaggio del patriarca veneto qui si rinforza: «È una sfida culturale volta a promuovere legalità e giustizia sostanziale, soprattutto per i soggetti più fragili e a rischio. Sentiamo che qui è in gioco il bene delle persone e dell’intera comunità - sottolinea Moraglia -. Desideriamo esprimere gratitudine alle istituzioni, innanzitutto alla magistratura e alle forze di polizia. E chiediamo al mondo della scuola, della cultura, della politica, dell’economia, del lavoro e del credito quel prezioso e specifico contributo che solo loro possono dare nell’ambito in cui esercitano, ogni giorno, la loro azione in vista del bene comune». La Chiesa che è in Venezia aderisce, in particolare, alle iniziative, in programma nel prossimo mese di marzo, organizzate da Libera. «Il pomeriggio di sabato 9 marzo, nella basilica di San Marco a Venezia, è già fissato un momento significativo di preghiera - conclude Moraglia -, una speciale veglia presieduta dal Patriarca e con la partecipazione di don Luigi Ciotti, per le vittime di tutte le mafie, per e con i loro familiari».

Il sociologo Bettin

E parole forti arrivano dal sociologo Gianfranco Bettin, ex prosindaco e assessore di Venezia, ex consigliere regionale e oggi presidente della Municipalità di Marghera: «Chi non vede è perché non vuole vedere, non si parli di infiltrazioni, il radicamento della mafia è compiuto e non da poco: il primo a dirlo fu il generale Dalla Chiesa parlava di radicamento negli anni Ottanta». Bettin non è sorpreso dall’inchiesta «At Last» di Eraclea ed invita tutti a firmare l’appello: «Me l’aspettavo, con Marco Favaro (consigliere comunale di Caorle e prima in Provincia, depositammo almeno dieci anni fa le prime denunce in cui segnalavamo la connessione tra sviluppo urbanistico, cementificazione e mafie – sottolinea – Abbiamo denunciato tutto diverse volte». Nel 2010, da assessore all’Ambiente di Venezia, Bettin portò in città l’Osservatorio sulle Ecomafie: «Nel 2010 pubblicammo molto materiale proprio sul radicamento mafioso nei settori dei rifiuti, delle pulizie, nell’industria ma soprattutto nel ciclo del cemento». Per Bettin, tutto era noto da tempo. «Sta nell’abilità delle mafie, qui non mostrano il loro volto sanguinario, usano la violenza solo in maniera circoscritta, qui fanno circolare soldi – continua – Fanno affari, si muovono sott’acqua. Sono criminali, ma non lo si percepisce. Spero che non passi la lettura che a Eraclea c’erano mele marce, perché non è così. Il terreno e l’albero danno quelle mele lì». Chi non vede, per il sociologo, è perché non vuole vedere cosa accade sotto i propri occhi. Ma c’è di più: «La crisi in generale e nello specifico degli istituti di credito sono linfa vitale per la mafia e i suoi soldi – spiega – ma è solo un’illusione, come lo è il prestito usurai». Bettin, infine, lancia un altro appello: «Non passi l’idea che non è necessario sciogliere il Comune di Eraclea, va fatto: città metropolitana e Regione devono chiederne lo scioglimento, va dato un segnale forte».

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