3 gennaio 2019 - 10:00

Politica e magistratura si alleano: «Giustizia maltrattata, intervenite»

Caso organici: governatore, procuratore generale e presidente di Corte d’Appello chiamano Roma

di Martina Zambon

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Appello al governo
Appello al governo

VENEZIA Politica e magistratura alleate per ammonire lo Stato centrale: la giustizia veneta è trascurata da decenni, per dirla con Ines Maria Luisa Marini, presidente della Corte d’Appello di Venezia.

Tutti i dati

Dati alla mano, il governatore Luca Zaia, la presidente Marini e il Procuratore generale del capoluogo lagunare, Antonio Mura, accendono i riflettori una volta di più sulla situazione insostenibile del «sistema giustizia» regionale. Lo fanno, però, supportati da un corposo studio. I «dati», infatti, sono messi in fila dal Centro studi della Cgia di Mestre su richiesta della Regione e il quadro che ne esce è quanto meno preoccupante. Praticamente tutti gli indicatori corroborano la tesi di un drastico sottodimensionamento dell’organico della giustizia veneta. In breve: mancano magistrati, manca il personale amministrativo, manca persino un responsabile statistico, come ricorda Mura, perché il più vicino è a Brescia. Per citare un numero fra i tanti, la Corte d’appello di Venezia è quinta in Italia per numero di «pendenze», di procedimenti in corso, ma è anche la prima fra le Corti del Nord per aumento di «sopravvenuti», vale a dire per nuove cause. A fronte di tutto ciò, però, è letteralmente ultima in Italia per numero di magistrati in rapporto al numero di abitanti. Il dato, macroscopico, si spiega facilmente. «Le piante organiche risalgono a decenni fa, quando il Veneto era terra di emigrazione - spiega la dottoressa Marini - ora è una regione vivace, economicamente e turisticamente avanzata, completamente diversa».

Disparità di trattamento fra regioni

Nonostante la contenuta boccata d’ossigeno dei nuovi magistrati concessi un paio d’anni fa dal ministero della Giustizia, i conti ancora non tornano. In quell’occasione il Veneto se n’è visti riconoscere 5 e la Lombardia 3. Peccato che il Veneto, per «giocare ad armi pari» con la Lombardia dovrebbe ottenerne 33. Che c’entra palazzo Ferro Fini con i chiari di luna d’organico alla Cittadella della Giustizia di Piazzale Roma? Secondo Zaia c’entra eccome perché una giustizia «ingolfata» scoraggia l’economia, a partire dagli investimenti. E poi perché la lunga guerra di trincea dell’autonomia, su cui il governatore scommette tutto, procede anche secondo tanti piccoli tasselli concreti, puntuali secondo lo stile di Zaia. Commissionare uno studio che mette a nudo la patente disparità di trattamento del sistema giustizia regionale rispetto anche solo ad altre regioni del Nord è una mossa che pare adattarsi a pennello al pressing scientifico e insistito su quel governo amico che ancora nicchia. Certo, fra le 23 materie richieste dal Veneto la giustizia compare alla voce «giudici di pace» ma il governatore conferma: «Stiamo lavorando anche su questo fronte».

«Autonomia giudiziaria»

La fame di autonomia cresce, anche fra le toghe. O, quanto meno, si salda un asse inedito fra palazzi regionali e aule giudiziarie. «Adesso abbiamo la forza dei numeri - ringrazia Marini - ma anche quella del territorio. La nostra non è una protesta generica, sterile. Questo studio dà corpo e voce al nostro grido di dolore». Che la situazione sia critica è confermato anche dal procuratore Mura che parla di «carico di lavoro schiacciante» e ricorda come Procura e Corte d’appello siano vasi comunicanti: sanare la carenza d’organico dell’uno senza farlo anche per l’altro, creerebbe un «collo di bottiglia». Zaia, che a fine mese parteciperà all’inaugurazione dell’anno giudiziario spiega: «Il lavoro che abbiamo messo in campo non è contro nessuno ma per noi magistratura e tribunali che funzionano significano anche competitività. Questa è ancora trattata come periferia dell’impero, ci hanno maltrattato per anni, adesso però basta. Consegneremo lo studio a ministero, stakeholder e a tutti i parlamentari».

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