12 marzo 2019 - 17:40

Verona, congresso pro famiglie del ministro Fontana: il governo vuole rimuovere il logo. Ma lui: non risulta

Soddisfazione da parte della galassia dell’associazionismo femminile e Lgtb+ ma anche da +Europa e dal Pd. E nella home page dell'evento, che si terrà dal 29 al 31 marzo, il simbolo c'è ancora...

di Martina Zambon

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Conte e Fontana
Conte e Fontana

VENEZIA Via il logo di Palazzo Chigi dall’home page del XIII World Congress of Families in programma a Verona dal 29 al 31 marzo. Il congresso di forte impronta conservatrice che predica il «ritorno all’ordine naturale», aspramente contestato dall’intera galassia dell’associazionismo femminile e Lgtb+ ma anche da +Europa e dal Pd è, invece, sostenuto e caldeggiato dal ministro della Famiglia, il leghista veronese (e vice segretario federale) Lorenzo Fontana. Il caso, dopo aver sobbollito quasi sottotraccia fra l’organizzazione delle contro-manifestazioni, gli attacchi al senatore leghista bresciano Simone Pillon, primo firmatario di un disegno di legge sulla famiglia altrettanto aspramente contestato, è esploso qualche giorno fa. In una secca nota, il premier Giuseppe Conte ha fatto sapere di non aver mai concesso il patrocinio alla manifestazione. Martedì, poi, le agenzie di stampa battevano la notizia della revoca del logo della Presidenza del Consiglio dei ministri per il Congresso. «È quanto si apprende da fonti del governo» scrive l’Ansa. Inizialmente, Palazzo Chigi aveva fatto presente che «Si tratta di una iniziativa autonoma del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, attraverso procedure interne agli uffici e che non hanno coinvolto direttamente la Presidenza del Consiglio».

Il logo della Presidenza del Consiglio sul sito dell'evento
Il logo della Presidenza del Consiglio sul sito dell'evento

La home page dell’evento

A scorrere l’home page del sito dedicato al congresso, però, il logo della Presidenza del Consiglio c'è ancora assieme a quelli della Regione Veneto e della Provincia di Verona. Tanto che fonti vicino al ministro Fontana ora affermano: «Non risulta alcuna richiesta di revoca del patrocinio della Presidenza del Consiglio al World Congress of Families di Verona». Le stesse fonti, inoltre, fanno trapelare che è «spiacevole» che questa notizia «emerga mentre il ministro Lorenzo Fontana e il Dipartimento Famiglia sono in viaggio per New York per un evento all'Onu sul tema della conciliazione dei tempi famiglia-lavoro».

La «vittora» dei contrari

Ma intanto esultano già le associazioni di sinistra, radicali e libertarie. «Che il Governo abbia deciso di togliere il patrocinio al Congresso mondiale delle famiglie è una grande vittoria per le oltre 55 mila persone che hanno già firmato la nostra petizione. Però andiamo avanti e chiediamo che nessuna istituzione sostenga un convegno che alimenta odio e discriminazione» rilancia Francesca Chiavacci, presidente dell’Arci nazionale che insieme ad altre associazioni tra le quali Arcigay, Agedo, Certi diritti, Mario Mieli, Famiglie arcobaleno e insieme all’organizzazione mondiale per l’uguaglianza «All out», hanno promosso una petizione che chiede a tutte le Istituzioni presidente di ritirare il sostegno al congresso.

L’arcigay

Infuocati i toni di Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay «Quel congresso è quanto di più retrogrado e medievale sia mai passato nel nostro Paese: siamo pronti alla mobilitazione. A quell’appuntamento prenderanno parola ministri importanti di questo governo, Salvini, Bussetti e Fontana. Il Governo non può girarsi dall’altra parte, ma deve porre argini alla deriva oscurantista che da mesi ormai denunciamo. Dai relatori invitati a Verona il nostro Paese non ha nulla da imparare ed è inquietante che membri del governo aprano un’interlocuzione con chi in ogni parte del mondo pratica l’oppressione di donne, omosessuali, transessuali. Anche Arcigay il 30 marzo sarà a Verona: a quella compagine di carnefici dei diritti mostreremo il nostro orgoglio e la nostra libertà». Nell’occhio del ciclone, quindi, ci son finite proprio le istituzioni che hanno concesso patrocinio e logo alla manifestazione. ««Qual è l’interesse pubblico che - prosegue Chiavacci - motiva il sostegno di Ministeri, del Comune e della Regione Veneto al Congresso delle famiglie a Verona? Un incontro che riunisce antiabortisti, omofobi e altri che vorrebbero relegare le donne in ruoli sociali superati da decenni, inoltre sono invitati chi teorizza la cura per i gay. In Italia c’è chi vorrebbe recuperare terreno nell’ambito dei diritti civili; lo abbiamo visto sul ddl Pillon e con diverse uscite del ministro Fontana, ma sulla conquista dei diritti non si può andare indietro».

Le famiglie Arcobaleno

Apprezzamento anche da Marilena Grassadonia, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno: «Dietro l’asettica dicitura Congresso mondiale delle famiglie si nasconde una inquietante Internazionale del peggio della misoginia e dell’omofobia della galassia dell’ultradestra europea, asiatica e americana. Per questo come Famiglie Arcobaleno, insieme ad altre associazioni, avevamo chiesto formalmente il ritiro del patrocinio e di ogni appoggio da parte del governo durante l’ultimo incontro con il sottosegretario Spadafora. Adesso tutti a Verona, il prossimo 29-31 marzo, per dimostrare che l’Italia non è Dio, patria e famiglia, ma un Paese inclusivo e accogliente dove i diritti dei migranti, delle donne, delle minoranze, il valore dell’autodeterminazione, sono un patrimonio che sta alle fondamenta della convivenza civile, come per altro prescrive la Costituzione».

La deputata Pd Alessia Rotta

«La decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri di ritirare il logo è una vittoria non solo del Pd, che insieme alle opposizioni al Senato aveva presentato una mozione in tal senso, ma di tutte le cittadine e i cittadini democratici che credono nel rispetto della Costituzione» giubila la deputata veronese Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico. Durissima anche la senatrice dem che legò il suo nome alla legge sulle unioni civili Monica Cirinnà: «Se fosse confermata la notizia della revoca dell’utilizzo del logo, la parte più libera e laica del Paese non potrebbe che sentirsi sollevata. Vedere accomunato il logo del governo su una locandina con tanti volti e nomi di persone note nel mondo per le loro politiche discriminatorie è un’offesa alla laicità dello Stato e alla nostra Costituzione. La mozione presentata in Senato, a mia prima firma, era dunque fondata, oltre che ampiamente condivisa, il patrocinio del governo avrebbe garantito alibi e coperture a tali posizioni retrograde. Se alcuni ministri si sentono vicini a tali posizioni oscurantiste e liberticide è giusto che se ne prendano la responsabilità e partecipino a titolo personale. Sono certa che questo giusto atto di palazzo Chigi contribuirà a svelenire il clima e a consentire uno svolgimento tranquillo delle contromanifestazioni già indette il 30 marzo a Verona».

L’avvertimento di Zaia

Infine, arriva anche un monito da Venezia. «Chi ha intenzione di fare del Congresso mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Verona un simposio dell’omofobia avrà la mia totale condanna. Al momento non abbiamo carte che vanno in questa direzione». Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia a margine della presentazione del sistema Mercurio installato su alcune auto della Polizia di Stato.

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