23 agosto 2018 - 08:34

Salvini: «Autostrade, dico sì alla Holding del Nordest»

Genova, nuovo attacco ai Benetton: «Continuano a non capire cosa è successo». E su Zaia: «Resta in Veneto fino a quando vuole»

di Giovanni Viafora

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PINZOLO (Trento) Sono le 17.30 del 22 agosto quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini lascia il Lago di Campiglio, dove ha trascorso la giornata a pescare assieme al deputato leghista Alessandro Morelli, per far rientro a Pinzolo. L’auto della scorta lo lascia davanti all’hotel dove soggiorna da martedì: lui esce con la figlia, sei anni, addormentata sulle spalle e si infila in camera. Sono gli attimi in cui viene deciso di far sbarcare i bambini dalla nave Diciotti, dove da giorni sono trattenuti 177 migranti, e l’input parte proprio da qui. Dal cuore di una valle trentina, nuovo crocevia della geografia politica dell’estate. Mezzora dopo il vicepremier scende nella hall dell’albergo e si siede ad un tavolino di legno chiaro, dove accetta la nostra intervista. Veste pantaloni corti, una maglietta blu degli alpini con il suo nome impresso su una manica e non smette di guardare lo smartphone. «Ma ha letto le minacce di questa società?», esordisce.

Parla del comunicato stampa di Atlantia, con cui la società che controlla Autostrade per l’Italia, ha fatto sapere di valutare da un punto di vista legale l’effetto delle mosse del governo? «Sì, non mi sembra abbiano capito la gravità di quello che hanno commesso. Valutano il peso delle esternazioni? Ma valutino il peso del cemento che è crollato in testa alla gente prima. Io i Benetton non li conosco e non faccio processi. Ho letto anche delle feste che avrebbero fatto e se così fosse non sarebbe di buon gusto, ma spero che la famiglia si stia ponendo almeno il problema di come risarcire. A me interessa che venga resa giustizia a quei 43 morti. Però, ripeto, sono lì a parlare di cavilli e di denaro, ma il denaro dovrebbe passare in secondo piano».

Il ministro Toninelli pensa che a questo punto la soluzione sia quella di nazionalizzare le autostrade. Ma è una strategia che nella Lega non sembra sfondare. Anzi. Zaia ieri ha dichiarato che sarebbe un bagno di sangue. Lei con chi sta? «Sono per la competizione positiva tra pubblico e privato, dunque perché lo Stato faccia poco, ma lo faccia bene. Qui tuttavia c’è un business di miliardi e miliardi ed è giusto prendere in considerazione la possibilità che il pubblico torni a controllare direttamente alcune infrastrutture o che, se gestite da privati, torni a esercitare un controllo vero. Anche altri paesi stanno tornando a controllare infrastrutture che erano state regalate al privato, penso anche alle ferrovie e alle telecomunicazioni. C’è bisogno di maggiori controlli».

Maggiore controllo pubblico, dice. Ma che un ruolo debba spettare alle regioni? «Ci sono alcune regioni che sono in grado di farlo. Veneto, Lombardia ed Emilia per esempio avrebbero le carte in regola. Altre regioni invece vanno aiutate e accompagnate. É come per l’autonomia».

Sempre il presidente Zaia ha rilanciato l’idea di una holding del Nordest per le autostrade. É un’idea che condivide? «Ognuno è in grado di conoscere i suoi pedaggi, i suoi bilanci e io sicuramente ho letto il bilancio di Autostrade: 3,5 miliardi di pedaggi con investimenti in sicurezza diminuiti e incassi aumentati. Allora se Zaia, Fedriga e spero presto Fugatti troveranno un accordo, perché no».

Lega e M5S sembrano tuttavia avere due filosofia diverse sulle opere. «Io sono sempre per il progresso e per l’andare avanti»

In Veneto tuttavia c’è chi, tra i Cinque stelle, vuole ancora rimettere mano al contratto della Pedemontana... «In Veneto non ho alcun dubbio nell’andare avanti, tanto che tra una settimana sarò a Venezia a firmare il protocollo per la sicurezza dell’opera. La Pedemontana veneta è fondamentale. I grillini hanno da ridire? Se andrò lì a firmare il protocollo non andrò di certo a perdere tempo o a far perdere tempo».

Restando a Nordest, anche sul Passante di Bologna si è tornati a discutere, specie dopo il drammatico incidente di due settimane fa. È da fare? «Da fare c’era anche la Tirreno-Brennero che era bloccata da pochissimi e che collegherebbe il Tirreno con il Nordest. Alcune infrastrutture sono assolutamente necessarie».

Ha citato l’autonomia. L’impressione è che si proceda a piccoli passi. È così? «Per carità non c’è nulla di facile. Zaia chiede tutte e 23 le competenze; Bologna invece era partita con una cosa che era più un gioco politico e poi ci sono i ministeri che per la prima volta nella storia dovranno rinunciare a certe materie. Ma l’autonomia è nel contratto di governo. L’ho detto ai governatori: non occorre che veniate tutti insieme, l’importante è che sia fatto tutto a regola d’arte. E se Zaia domani mi porta la sua proposta, gliela firmo subito».

Intanto siamo alla vigilia di importanti elezioni. In Trentino il vostro candidato è Fugatti. Partita chiusa? «Con Fugatti c’è un ottima probabilità dopo 20 anni di cambiare le cose. Anche parlando con le persone si capisce che c’è voglia di cambiamento. Anche in una terra autonoma che ha ricchezza che altri non hanno, si è speso male: c’era una ristretta cerchia di chi appaltava e di chi lavorava. Mi piacerebbe una Provincia piu aperta».

In Alto Adige? «Vedo in settimana i ragazzi, da Vipiteno a Merano e Bressanone c’è la volontà di andare da soli come lista Lega. Sentono l’affetto della gente. E da autonomista a uno che mi chiede di andare da solo non posso dire di no. Quanto all’Svp parlo con tutti, ma il fatto che abbiano mandato a Roma la Boschi un po’ mi frena».

Anche l’Emilia andrà al voto alle Regionali? Lì la situazione è più fluida e un candidato ancora non c’è... «Questa estate ho ragionato di alcune possibilità di candidature civiche, veramente civiche e non di partito. Parlo del mondo delle imprese, delle professioni, della cultura. C’è un po più di tempo...»

In Veneto siamo lontani dalla scadenza, ma c’è già chi nota Bitonci in movimento per la Regione... «C’era, c’è e ci sara Luca Zaia fino a quando lo riterrà. Lui poteva tranquillamente essere a Roma come ministro, ma coerentemente mi disse “l’autonomia la porto fino in fondo”. Conto che entro la fine del suo mandato l’autonomia sia legge poi starà a lui decidere».

Dal Veneto e dal Nordest è partita anche la protesta degli imprenditori contro il decreto Dignità. Non la preoccupa? «Sulle periferie c’era una questione di costituzionalità che partiva proprio dal Veneto, perché Renzi e i suoi avevano fatto tutto senza coinvolgere la Regione. Ma se ci sono progetti cantierati vediamo di recuperarli. Ho sentito i sindaci di Treviso e Verona, Sboarina per esempio è venuto a Roma con la proposta di spendere il 10% dell’avanzo di bilancio per assumere polizia locale e la porteremo avanti nelle prossime settimane. Ovviamente siamo in due, non è un monocolore Lega».

E l’assessore leghista e musulmano di Malo? «Nella lega si può essere ebrei, buddisti, valdesi... ma se uno porta sicurezza è ben accetto. Solo Il fanatismo islamico è incompatibile, ma se uno distingue Dio e il partito, allora...».

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