21 dicembre 2018 - 09:05

L’autonomia in Consiglio dei ministri. Zaia: «Si scrive una pagina di storia»

Ma è giallo sul dossier portato da Stefani. Il M5S: nessuna intesa, è un’informativa

di Marco Bonet

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VENEZIA Il fatidico giorno è infine arrivato. «Entro l’autunno» aveva promesso il vicepremier Matteo Salvini e la promessa è stata mantenuta in extremis perché l’ultimo giorno dell’autunno casca giusto venerdì 21 dicembre. «Entro Natale» avevano assicurato il governatore Luca Zaia e il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani e ci siamo, perché Natale è martedì. «Entro l’anno» l’aveva presa ancora più larga il vicepremier Luigi Di Maio, che ha vinto facile perché alla notte di San Silvestro mancano ancora dieci giorni. E dunque il 21 dicembre, alle 15, salvo imprevisti dell’ultim’ora sempre possibili visto che la «manovra del cambiamento» è in via di definizione, si terrà il Consiglio dei ministri chiamato a discutere l’autonomia (non solo del Veneto ma pure della Lombardia e dell’Emilia Romagna). Ci teniamo sul vago perché in effetti, a giovedì sera, ancora non era chiaro su quali basi e in che termini: l’impressione che ne abbiamo ricavato è che come andrà a finire lo si scoprirà solo vivendo. La Lega, che per tutta la giornata di giovedì ha fatto ricorso alla retorica delle grandi occasioni, sostiene che Stefani porterà a Palazzo Chigi l’intero dossier messo a punto fin qui dal suo ministero, dopo i tavoli tecnici con la Regione e gli altri dicasteri, dossier all’interno del quale c’è pure l’intesa Stato-Regione pretesa dalla Costituzione e destinata al voto del parlamento (quella che, a detta di Stefani, sta sul tavolo del premier Conte dal 2 ottobre, intonsa). A quel punto, proseguono i leghisti, se in Consiglio dei ministri verranno sollevate obiezioni, il voto verrà rinviato e si procederà con ulteriori approfondimenti ma almeno si sarà chiarito cosa non va, superando il muro di silenzio alzato fin qui dai ministri Cinque Stelle (come ha ribadito Salvini parlando di «ministri riottosi a cedere le loro competenze»). Se invece nessuno avrà alcunché da obiettare, il Consiglio potrebbe («Dovrebbe!» rimarcano i leghisti) votare subito l’intesa, permettendo così a Conte e Zaia di firmarla tra gennaio e febbraio per poi proseguire l’iter tra Camera e Senato (che devono approvare a loro volta a maggioranza assoluta dei componenti)

Il governatore Luca Zaia con il ministro Erika Stefani (archivio)
Il governatore Luca Zaia con il ministro Erika Stefani (archivio)

I Cinque Stelle

Di ben altro tenore lo scenario prefigurato dai Cinque Stelle, che smorzano le aspettative parlando di «una mera informativa», di una «semplice relazione» di Stefani sul lavoro svolto fin qui e insomma, di un passaggio tutto sommato interlocutorio, di scarso effetto pratico, resosi indispensabile più che altro per via delle uscite del governatore, del ministro e dei vicepremier, che avendo indicato date qui e lì avrebbero costretto Palazzo Chigi ad un passaggio formale, onde evitare crisi diplomatiche. Gli stessi pentastellati, a dimostrazione dell’onestà della loro ricostruzione, citano le dichiarazioni più recenti di Salvini e Zaia, ricalibrate rispetto al passato, secondo cui quello di venerdì 21 dicembre sarebbe solo «un primo passo», «l’avvio» della storica riforma. E questo perché ancora non sono state superate le criticità evidenziate dai ministeri (i pentastellati Sanità, Ambiente, Giustizia, Lavoro e Sviluppo Economico ma anche la leghista Istruzione) e soprattutto non è stata definita la parte finanziaria, definita «in altissimo mare». Chi, tra gli alleati di governo, abbia ragione, lo scopriremo in giornata. Intanto Salvini è tornato a rassicurare il Sud: «Il percorso dell’autonomia arriva in Consiglio dei ministri a ore. Il mio auspicio è che sia un modello fondato sul merito che permetta ad esempio ai cittadini di curarsi a Palermo o a Lamezia senza fare i viaggi della speranza. Questa è l’idea di un Paese rispettoso delle sue identità che premia chi merita». Per Zaia «si sta scrivendo una pagina di storia del Veneto e dell’Italia, con l’approvazione dell’autonomia questo governo verrà ricordato come il governo della vera riforma storica». Anche per il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti siamo alla svolta: «Salvini è una figura autorevole e quando parla pesa le parole: se dice che entro l’anno verrà avviato un percorso virtuoso c’è da credergli».

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