31 luglio 2018 - 08:50

Olimpiadi invernali 2026, ora Cortina ci spera: il Coni punta al «ticket» con Milano

I sindaci delle città candidate in audizione a Roma. L’idea: capoluogo lombardo capofila, lo sci alla Regina

di Giovanni Viafora

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VENEZIA «State tranquilli», è stato il congedo del presidente del Coni, Giovanni Malagò alla delegazione veneta (e solo veneta, nel senso che a Roma, a presentare per l’ultima volta la candidatura di Cortina e delle Dolomiti ai Giochi invernali 2026, non c’erano trentini e altoatesini — e poco male —; ma solo i «nostri», dal governatore Luca Zaia, accompagnato dal dirigente Maurizio Gasparin; al sindaco della Regina, Giampietro Ghedina con il vice). E quando uno dice «state tranquilli» ci sono due modi di reagire. Uno è pensare a Enrico Letta e a come si comportò con lui Matteo Renzi (anche se quella volta era «stai sereno», ma poco cambia); l’altro, invece, è dare fede al significato letterale delle parole. Cosa che, in questo caso, si dovrebbe proprio fare. Tranquilli, sì. Che vuol dire: Cortina e il Veneto possono davvero ambire a giocarsi un ruolo nella partita che conta. Quella cioè che porterà la giunta — e poi il consiglio federale — del Coni a definire la migliore proposta italiana da mettere sul piatto del Cio, in vista dell’assemblea generale del prossimo 10 settembre, che proclamerà l’host city dei Gioghi 2026 (Stoccolma l’avversario più agguerrito).

Il risultato per il Veneto

Il che — ed è bene dirlo subito — rappresenta già un grande risultato per il Veneto e per il governatore Zaia, se solo si pensa a come fossero partite le cose. Cioè con il Coni che, lo scorso marzo, in sostanza si era fin da subito convinto a puntare tutto sulla candidatura di Milano (che ancora è la città che vanta le maggiori credenziali) e, se proprio non ci fosse riuscito, su quella Milano-Torino, in coppia. Poi, come si sa, però le cose sono cambiate: all’ultimo è spuntato Zaia — forse ingolosito dalle prove in televisione dei nostri atleti a PyeongChang, in Corea — che ha estratto dal cilindro il coniglio che nessuno si attendeva . Mentre Torino ha dovuto fare i conti con un’ostilità interna da fare paura (grillini contro grillini). Fino ad arrivare al nuovo governo giallo-verde, che ha imposto regole rigide per il protocollo (preferenza al progetto meno costoso). Dunque, eccoci qua. Ieri a Roma Malagò e i suoi hanno accolto le delegazioni delle tre le località in corsa — Cortina, la prima ricevuta alle 11.30 — quindi Milano e Torino. A tutte e tre è stato fatto sostanzialmente lo stesso discorso: preferite partecipare o vincere? Tradotto: se andate da sole non ci sono speranze; se si mettono insieme le forze, invece, la torcia olimpica la potremmo per davvero vedere accesa, qui in Italia.

Il dossier

A Cortina è stato espresso questo: complimenti per il dossier, molto serio, che è anche quello meno oneroso (grazie anche al fatto che l’Ampezzano ospiterà nel 2021 i Mondiali di Sci e quindi, si spera, per allora avrà già pronto tutto ciò che serve). Allo stesso tempo, tuttavia, sono state avanzate due perplessità, sulle quali è stato chiesto ai tecnici della Regione un supplemento di rapporto: la prima che riguarda il villaggio olimpico (a Roma scherzavano: nella «doppia uso singola» ci mettiamo l’infanta di Spagna assieme al Re del Belgio?); la seconda la cerimonia di apertura. Poco male, tuttavia. Ed è proprio questo il punto. Perché nonostante le dichiarazioni di facciata («Non faremo la stampella di nessuno», come ha affermato il sindaco Ghedina. Oppure: «C’è la partita del nome: se la fai a Cortina e la chiami Milano non funziona...», è stata invece la versione di Zaia), l’idea è che il Veneto e Cortina sarebbero disponibili ad accettare la candidatura unitaria con Milano. Il che permetterebbe, per altro, alla Regina di sopperire alle lacune di cui si diceva sopra. Milano, che non ha alcun problema infrastrutturale (tre aeroporti) e una disponibilità di strutture alberghiere sostanzialmente illimitata (figlia di Expo), farebbe quindi da grande hub; mentre Cortina, appunto, metterebbe a disposizione la meravigliosa vetrina delle montagne e della neve, facendo da teatro per tutte le competizioni di sci alpino. E non solo.

Il caso Torino

E Torino? L’impressione è che la città della sindaca Appendino si trovi in una condizione di difficoltà, dovuta ai troppi vincoli interni. Potrebbe far parte di una partita a tre, ma anche no. «È tutto ancora in gioco», ha chiuso ieri sera il presidente del Coni Malagò. Ma in treno, tornando da Roma, a Zaia risuonava quell’ultimo saluto: «State tranquilli». Un’ultima notte di riflessione, poi si saprà.

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