27 novembre 2018 - 08:51

A4 e A22, enti locali a patti con il governo: concessioni prorogate tra le polemiche

Il ministro Toninelli parla di svolta su Facebook e scatena le reazioni delle opposizioni

di Marco Bonet

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La A4
La A4

VENEZIA C’è la forma, su cui si è scatenata la polemica politica. E c’è la sostanza, ossia il via libera della Commissione Europea all’operazione che consentirà allo Stato di affidare le concessioni delle autostrade A22 del Brennero e A4 Venezia-Trieste a due società in-house interamente partecipate dagli enti pubblici, evitando così le gare europee.

Il post, le polemiche

Partiamo dalla polemica, nata dalla scelta - ormai diventata un’abitudine dalle parti del governo- del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli di utilizzare Facebook per annunciare la svolta. Il post, intitolato «Autostrade si cambia», spiega: «Abbiamo detto basta agli esorbitanti e ingiustificati profitti regalati ai privati. E abbiamo aperto a una gestione pubblica delle autostrade, che garantisce più servizi a chi viaggia e distribuisce gli utili ai territori». Per poi proseguire con il consueto registro utilizzato dal Movimento Cinque Stelle («Creare un nuovo modo di far funzionare la cosa pubblica»; «Superare enormi ostacoli normativi europei»; «Il cambiamento è pronto») che subito ha scatenato l’ira dell’opposizione, lesta nell’infilarsi nell’ambiguità del ministro. A22 e A4, infatti, rischiavano sì di andare a gara e finire nelle mani delle grandi società private di settore (a questo sembra riferirsi Toninelli) ma erano già a controllo pubblico (Friulia ha il 72% di Autovie, gli enti pubblici hanno l’81% di AutoBrennero).

Bufera politica

«Toninelli dice cose allucinanti - attacca l’ex presidente del Friuli Venezia Giulia, ora deputata dem, Debora Serracchiani - c’è da chiedersi se la sua ignoranza in materia sia totale o se racconti frottole a livello professionale -. Ancora una volta si vende un “cambiamento” che non esiste perché lui ha proseguito un percorso iniziato dal governo di centrosinistra, se ne appropria e pure si pavoneggia. Se non l’ha capito glielo ripetiamo: la gestione delle autostrade A4 e A22 era già in mano al pubblico e tale noi volevamo che rimanesse». Rincara il collega Vincenzo D’Arienzo: «Tutto ciò di positivo è stato fatto dal governo precedente. Temo che Toninelli voglia solo mettere nei cda di A4 e A22 persone del Mit e del Mef». Il deputato di Forza Italia Dario Bond si domanda «se Toninelli si è fatto un’idea dei bisogni del Nordest» mentre Pierantonio Zanettin, pure deputato azzurro, stigmatizza proprio la scelta di non andare a gara: «Si è eluso un obbligo europeo e questa è una scelta in totale continuità con la politica dei governi precedenti: altro che cambiamento! Abbiamo ascoltato per anni il ritornello dell’uscita della pubblica amministrazione dai servizi e dal business, sull’abolizione dei poltronifici e sui drastici interventi per sciogliere tutte le commistioni nate dal mondo delle società partecipate dagli enti pubblici. In altri tempi si sarebbe detto: contrordine compagni!».

Il futuro dei due cda

Venendo invece alla sostanza della questione, e cioè i futuri assetti nelle due società in-house (Alto Adriatico al posto di Autovie, Brenner Corridor al posto di AutoBrennero), pare che il punto di caduta della trattativa tra enti locali, Stato e Ue sia questo: i due consigli di amministrazione saranno nominati interamente dai territori ma l’effettiva governance sarà nella mani di due Comitati paritetici di indirizzo e coordinamento (a questi, per dire, spetterà la nomina dei vertici delle due società), nominati per metà - tre membri - dagli enti locali e per metà dal ministero delle Infrastrutture. Tra i componenti di nomina ministeriale ci sarà il presidente (che dovrà essere «gradito» ai territori). A questi il Mit voleva inizialmente riconoscere una sorta di golden share, grazie ad un voto che «vale doppio», mentre ora, dopo le proteste dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome, avrà «potere di veto» per cui è vero che sarà sempre richiesto il suo voto favorevole affinché una delibera passi, ma allo stesso tempo non potrebbe mai passare una delibera che veda contrari gli enti territoriali (si finirebbe con un pareggio 3 a 3 nel Comitato paritetico). Nessuna «nazionalizzazione», insomma, come qualcuno aveva denunciato. E d’altra parte era difficile che il Mit (intenzionato per voce di Toninelli a replicare lo stesso schema anche su altre tratte in Italia) acconsentisse ad essere messo in minoranza dagli enti locali, visto che già oggi il governo sovrintende ai Piani economico-finanziari dei concessionari e alle loro operazioni straordinarie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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