15 ottobre 2018 - 11:12

Bonus libri, immigrati a rischio esclusione. Scoppia il caso Veneto

L’assessore all’istruzione di Padova Piva : «Così si creano diseguaglianze fra i bimbi». La collega regionale Donazzan: «Una strumentalizzazione»

di Martina Zambon

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Padova Di questi giorni il «caso Lodi», città in cui i bimbi di famiglie immigrate rischiano di non poter accedere ai buoni pasto perché dovrebbero poter dimostrare di non avere proprietà o redditi nei paesi d’origine. E ora a Padova esplode, secondo lo stesso schema, un altro caso, quello del «bonus libri» per gli studenti delle scuole medie. Non è una novità assoluta in Veneto, nell’ultimo anno la prescrizione di certificato Isee combinato a documenti che comprovino la nullatenenza nei paesi d’origine per i cittadini extra UE è stata introdotta - non senza polemiche - nelle richieste di accesso all’edilizia pubblica.

L’assessore padovano

«Stavolta, però, è diverso - sbotta Cristina Piva, assessore all’Istruzione di Padova - qui si ledono direttamente i diritti dei bambini». La contestazione arriva proprio dalla Città del Santo dove si vocifera già di ricorsi alla Corte Costituzionale. La vicenda prende le mosse dal consueto bando regionale per il contributo all’acquisto dei testi scolastici. Una voce che pesa sul bilancio delle famiglie per circa 300 euro. A bando già emesso è arrivata ai Comuni una circolare dell’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan, che aggiungeva un nuovo tipo di documentazione da allegare alle richieste. Apriti cielo. «Il lavoro del Comune è come minimo raddoppiato - spiega Piva - ci siamo rivolti a consolati ed ambasciate ma è impossibile nel caso di molti Paesi ottenere queste informazioni. Alla fine abbiamo spedito le richieste in Regione con le autocertificazioni. È un provvedimento ideologico e punta a creare disuguaglianze fra i bambini». Critico il Pd con i consiglieri regionali che chiedono: «La giunta faccia chiarezza e proroghi il termine per presentare le domande, visto che scade il 31 ottobre».

La risposta della Donazzan

«Solo Padova solleva il problema quindi mi dà l’idea che si tratti di una strumentalizzazione, - risponde Donazzan - non è una novità che si è inventata la regione veneto ma è un atto di indirizzo del Governo di parecchio tempo fa. La verifica della situazione patrimoniale vale già per il diritto allo studio universitario. Io mi occupo della migliore gestione dei soldi pubblici che non posso trattare per benevolenza o leggerezza ma per titolarità dei diritti».

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