13 aprile 2019 - 08:50

Sondaggi e strategie Lega-M5S: incompiute a Nordest sul piatto

La tenuta del governo diventa merce di scambio fra gli alleati

di Martina Zambon

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VENEZIA Ci sono i sondaggi che Swg sforna ogni dieci giorni per Matteo Salvini sull’esito delle Europee. Ci sono i puntelli che scricchiolano ogni giorno di più nel sostegno all’«alleanza contrattuale» di governo fra Lega e M5S. E poi, tutt’altro che sullo sfondo, ci sono le «grandi incompiute del Nordest». E no, non parliamo solo di infrastrutture. Perché le pagine bianche non ancora riempite dal «governo amico» in Veneto sono anche altre oltre alla Tav e agli investimenti pubblici fermi: dai rimborsi ai risparmiatori traditi delle banche a una flat tax abborracciata che non basta neppure lontanamente a placare i timori (tutti economici) delle categorie produttive.

Il ministro Erika Stefani con il governatore Luca Zaia (archivio)
Il ministro Erika Stefani con il governatore Luca Zaia (archivio)

Equilibri fragili

Cosa tiene insieme tutti i pezzi del puzzle? Un equilibrismo quasi acrobatico che ha visto la corda assottigliarsi soprattutto negli ultimi giorni. Andiamo con ordine. Qualche giorno fa, ad esempio, il governatore Luca Zaia (insieme al collega della Lombardia, Attilio Fontana) è calato su Roma per l’ennesima audizione in materia di autonomia alla bicamerale per le Questioni regionali. Ecco. L’autonomia, a proposito di incompiute nordestine, il gradino più alto del podio è suo. Con l’occasione Zaia avrebbe fatto presente a Salvini che così proprio non va. Sempre più difficile restare a galla nello iato fra Lega territoriale e Lega di governo incastrata nell’abbraccio mortale col M5S. Qualcosa è tempo di portarla a casa. Prima delle Europe? Intorno alle Europee? Comunque la si giri, lo spartiacque delle elezioni resta cruciale.

La Lega

I leghisti veneti ragionano a microfoni rigorosamente spenti. E di prammatica. I sondaggi danno i pentastellati in caduta libera, c’è chi è convinto saranno superati dal Pd. Il capo politico, a quel punto, rischierebbe di essere sacrificato senza pietà dai suoi. In cambio della tenuta della compagine di governo, e quindi della salvezza, il vicepremier dovrebbe adoperarsi, però, per una serie di concessioni. In primis, dicono i vecchi leghisti veneti: autonomia e rimborsi per le banche. «Autonomia? Siamo talmente a ridosso delle elezioni che mi pare utopico parlarne prima» ha detto ieri Zaia. A leggere fra le righe si prefigurerebbe uno scenario alternativo: lasciare Di Maio al suo destino e scommettere tutto su un governo ad esclusiva trazione leghista. Il quadro è a dir poco fluido. Gli avversari, nel frattempo, non esitano a colpire proprio lì, sulle «incompiute». Di ieri un tweet della presidente di FI alla Camera Mariastella Gelmini: «Oggi in Aula con la collega Federica Zanella abbiamo chiesto al governo quando abbia intenzione di avviare i cantieri alta velocità Brescia-Verona. Sia Salvini che Di Maio proprio da Verona qualche giorno fa hanno detto: ”si farà”, ma non vorremmo fosse stata solo l’euforia del Vinitaly».. Bordate calcolate.

I sondaggi

A tormentare i sonni di tutti sono i sondaggi. Il politologo Paolo Feltrin un’idea se l’è fatta: «Le variabili sul piano nazionale sono troppe, più stabile e quindi leggibile l’intenzione di voto a Nordest. Per un seggio servono dai 6 ai 7 punti percentuali. La Lega qui arriverà a 6, forse 7 seggi che significa una forbice dal 36% in su. M5S e Pd arriveranno probabilmente alla pari, intorno al 20% ciascuno, con 3 seggi a testa circa. Un seggio andrà a FI e uno a FdI se avrà fortuna, in caso contrario FI ne farebbe due». I sondaggi, nel puzzle del do ut des governativo, pesano eccome. Risponde, mettendoci la faccia, invece, il sottosegretario del M5S Mattia Fantinati che difende l’intera linea pentastellata: «Noi non teniamo in piedi i governi per le poltrone. Quella era la vecchia politica. Noi vogliamo che il governo vada avanti perché tanto è stato fatto e tanto ancora resta da fare».

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