16 aprile 2019 - 16:29

Venezia, l’«abbraccio» a Parigi: «Notre Dame, disastro come alla Fenice»

La solidarietà di Zaia e Brugnaro. Dattilo: impossibile gettare l’acqua dall’alto. Il coro: «Com’era e dov’era»

di Francesco Bottazzo

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La cattedrale di Notre Dame il giorno dopo l’incendio (corriere.it)
La cattedrale di Notre Dame il giorno dopo l’incendio (corriere.it)

VENEZIA Il tetto che brucia, le fiamme alte sopra Parigi, la guglia che cade avvolta dal fuoco. «Notre Dame come la Fenice», ora dopo ora, l’associazione si fa sempre drammaticamente più vera e comincia a diventare l’hashtag più diffuso. «Una ferita non rimarginabile alla nostra civilità, ricordando la nostra Fenice», twitta in serata il governatore del Veneto Luca Zaia. «Un dolore fortissimo nel vedere bruciare Notre Drame come quando è successo al nostro teatro — dice il sindaco Luigi Brugnaro — Un abbraccio commosso a tutti i nostri amici francesi, Venezia è sorella di Parigi, questa notte e per sempre». Ventinove gennaio 1996, 15 aprile 2019, le stesse immagini, lo stesso dolore, la stessa impotenza, le foto si susseguono: crolla il tetto della Fenice come quello della cattedrale francese. «Non è certo che si riesca a salvare nulla», dicono in serata. Il presidente americano Donald Trump, twitta chiedendo di fare presto, qualcuno evoca i canadair. «Ma questo non si può fare perché se il tetto è ancora sano l’acqua non arriva sull’incendio; se invece è rotto, gettare acqua all’interno non serve», dice il capo del Dipartimento dei vigili del fuoco Fabio Dattilo. Ventitré anni fa era lì, davanti al teatro veneziano, mentre le fiamme ora dopo ora mangiavano tutto lasciando solo i muri parametrali in piedi. ««Ho vissuto quella tragedia e normalmente questo tipo di incendi sono dovuti alla copertura lignea dei tetti che all’epoca si utilizzava — ricorda — Probabilmente si è sviluppato così rapidamente perché è partito dalla parte alta ed è più difficile spegnerlo rispetto a un rogo partito dal basamento. È impossibile entrare dentro per il rischio crolli e solo attraverso le scale e dall’esterno si può gettare acqua». Nel mirino i lavori di ristrutturazione: «Anche la Fenice bruciò quando c’era un cantiere», sottolinea, mentre l’avvocato venezia Mario d’Elia punta il dito contro «la stessa inettitudine, incapacità e le stesse colpevoli omissioni colpose e dolose di coloro che, preposti alla sorveglianza ed alla messa in sicurezza del patrimonio culturale dell’Umanità, nulla hanno fatto per proteggerlo».

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