16 aprile 2019 - 15:08

Zaia: Pfas di nuova generazione nel fiume Po. «È un caso nazionale»

Dal Veneto segnalazione a Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. Sono le sostanze di nuova generazione. «Servono paletti a livello italiano»

di Redazione Online

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Inquinamento da Pfas (archivio)
Inquinamento da Pfas (archivio)

VENEZIA È stata riscontrata nel Po la presenza di c6o4, Pfas di nuova generazione: lo rende noto l’Arpav. «Questa è la conferma che la questione interessa tutto il Paese, è una primaria questione ambientale nazionale», sottolinea il presidente del Veneto, Luca Zaia. La Regione Veneto sta predisponendo una segnalazione alle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.

Le campionature

Le campionature sono state eseguite dall’Arpav dopo la contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche delle falde idriche nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova. L’inquinante era stato trovato in passato nelle acque contaminate nei pressi dello stabilimento della Miteni, che lo utilizzava nel processo produttivo a sostituzione dei Pfas tradizionali. A marzo è stata riscontrata una positività presso la stazione di acque superficiali sul fiume Po in località Corbola con la determinazione di un quantitativo di alcune decine di nanogrammi litro. Il campionamento è stato ripetuto il 2 aprile scorso, confermando il ritrovamento sia nella stazione già campionata che a monte e a valle. Considerato che, data l’ubicazione dei punti di campionamento, risulti pressoché impossibile che derivi dal sito inquinato nell’area dell’azienda Miteni, secondo l’Arpav il composto quasi sicuramente deriva dalle regioni del bacino padano a monte idraulico delle prese in cui è stata ritrovata la sostanza con una concentrazione di circa 80 nanogrammi per litro.

Castelmassa

La stazione si trova a Castelmassa, al confine con Lombardia ed Emilia. Una sostanza così poco utilizzata e di nuova generazione per essere riscontrata in queste quantità nel fiume più grande d’Italia, viene rilevato, fa supporre che si possano trovare a monte fonti di inquinamento importanti. Non essendovi limiti europei e nazionali, per motivi precauzionali il gestore della rete idropotabile Acque Venete ha già ordinato nuove batterie di filtri. «E necessario che il governo, come ha già fatto il Veneto da tempo, intervenga fermamente, ponendo limiti zero. Invitiamo, quindi, il Ministero dell’Ambiente a muoversi sulla linea già tracciata dalla nostra Regione, agendo il più rapidamente possibile».

Pfas di nuova generazione e limiti

I c6o4, Pfas di nuova generazione, sono stati trovati nel Po, quindi qualcuno sta scaricando o ha scaricati a monte questa sostanza rispetto a dove l’abbiamo trovata»: lo dice all’Ansa Nicola dell’Acqua, commissario nominato dalla Regione Veneto per gestire l’emergenza Pfas, dopo l’annuncio che nelle acque del maggiore fiume italiano L’Arpav ha trovato «una concentrazione poco inferiore a 100 nanogrammi per litro, cioè una quantità notevole, di un nuovo tipo di sostanza perfluoroalchilica». Nel frattempo è proseguito lo screening sulla popolazione (il 60% degli invitati vi ha aderito) per riscontrare la presenza di Pfas del tipo già noto, i cui risultati sono stati diffusi sabato scorso. Nelle ultime analisi ricorda Dell’Acqua, il 65% dei cittadini controllati in Veneto (16.400 su un totale di 25.288) ha mostrato valori del sangue alterati nei livelli di colesterolo, albumina, creatinina, alterazione della pressione arteriosa o degli esami biotumorali. A tutti è stato suggerito e offerto gratuitamente un percorso di approfondimento di secondo livello. Il problema dei c6o4, viene rimarcato, non riguarda solo il Veneto ma anche Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. «Per arrivare nelle acque venete del Po - aggiunge Dell’Acqua, che in passato si è occupato dell’emergenza rifiuti in Campania - vuol dire che in qualche altra area d’Italia vi sono in questo momento concentrazioni ben superiori di Pfas di nuova generazione». «Il governatore Zaia ha posto in Veneto il limite zero per gli scarichi anche sanitari per le acque potabili, proprio per combattere la presenza di queste sostanze, ma il governo non lo ha mai fissati a livello italiano».

La lettera alla Commissione europea

L’Europa ha il dovere di garantire la salute e la sicurezza dei suoi cittadini»: lo afferma Marco Zullo, eurodeputato M5S del Nordest, che ha inviato insieme ad altri 14 colleghi una lettera all’attuale vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. L’inquinamento da Pfas è stato affrontato più volte in Parlamento europeo, l’ultima ad ottobre in occasione dell’aggiornamento alla direttiva del 1998 sull’acqua potabile. «Il problema si è fatto sentire principalmente nelle zone del Veneto, ma è una questione che riguarda tutti, un problema non soltanto ambientale, ma anche e soprattutto sanitario, sorta in base alle prime denunce nel 2013, e che ancora non ha trovato soluzioni - continua Zullo - abbiamo invitato a Bruxelles le `Mamme NoPfas´ raccogliendo le loro preoccupazioni, le loro angosce. Ora è arrivato il momento di fare qualcosa e l’Europa ci deve ascoltare, intervenendo sulla direttiva sull’acqua potabile».

Le critiche del Pd

«Finalmente anche il governatore del Veneto si accorge che l’inquinamento da Pfas è una questione nazionale». Così la parlamentare veneta Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito democratico, commenta le dichiarazioni del presidente Luca Zaia sul ritrovamento di un nuovo tipo di Pfas nelle acque venete del Po. «I governi a guida Pd hanno decretato lo stato di emergenza, previsto il commissariamento dell’area colpita e investito 80 milioni, ma non solo».

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