12 gennaio 2019 - 08:50

I Cinque Stelle veneti sfidano la Lega: «Torni pure con l’amico Berlusconi»

Toni forti, ma in realtà pochi credono allo strappo: «Da Re si rassegni». Fdi accusa

di Stefano Bensa

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Antonio Da Re con Matteo Salvini
Antonio Da Re con Matteo Salvini

VENEZIA Il governo gialloverde «non può cadere per una barca con qualche decina di migranti a bordo». Peraltro nell’anno in cui «gli sbarchi sono calati di quasi il 90 per cento». In sostanza, il ribaltone evocato dal segretario regionale della Lega, Gianantonio Da Re, «sarebbe una pazzia!». Abbandona i consueti toni pacati Federico D’Incà, deputato bellunese del Movimento 5 Stelle, nel replicare all’invettiva di Da Re contro quel «contratto di governo» che avrebbe costretto il Carroccio ad inghiottire «troppi bocconi amari». Specie in una regione, il Veneto, dove la base fatica ad accettare provvedimenti come il reddito di cittadinanza, i tentennamenti sulle grandi opere (Tav in primis, ma anche la Pedemontana continuamente sotto assalto) e, soprattutto, il temuto intralcio al pugno duro di Matteo Salvini sull’immigrazione. Al punto da ritenere «auspicabile» la caduta del governo qualora i «grillini» insistessero sulle loro posizioni.

Le reazioni dei grillini

Mattia Fantinati
Mattia Fantinati

Le parole del segretario non sono piaciute al M5S regionale e, soprattutto, nazionale. E D’Incà non lo nasconde: «Si tratta del solito schema Lega in Veneto, cioè di “governo e di opposizione”, per far star buoni tutti. Un segnale di mancata tenuta interna. Se Da Re cerca l’abbraccio sicuro e stritolante di Berlusconi può accomodarsi: può anche riprendersi Galan e amichetti vari», sbotta il parlamentare. Secondo cui non esistere alcuna frattura fra Lega e Movimento («a Roma i rapporti fra colleghi sono ottimi») né sarebbero state messe in discussione riforme-bandiera del Carroccio come l’autonomia: «Si farà perché è nel contratto di governo, basta cercare scuse».

«Mal di pancia» nel Carroccio

Anche Mattia Fantinati, sottosegretario veronese alla Pubblica Amministrazione, respinge al mittente le accuse di Gianantonio Da Re. E nel citare uno dei sintomi del «mal di pancia» della Liga, le grandi opere, esclude a priori pregiudizi sugli investimenti: «Siamo a favore delle grandi opere, non dei grandi sprechi. Per questo abbiamo posto il tema dell’analisi costi-benefici prima. Basta progetti decisi senza trasparenza, nel chiuso di una segreteria di partito, da caste e prenditori di denaro», esclama Fantinati. Che si dice convinto delle capacità del premier Giuseppe Conte («quando c’è bisogno sa fare sintesi») e del funzionamento del contratto di governo: «Sfido a trovare un altro esecutivo che in dieci mesi ha fatto quello che abbiamo fatto noi. Per il resto, non mi interessano le polemiche della Liga Veneta». Va giù duro, dal canto suo, il consigliere regionale Jacopo Berti: «Da Re vuole stare con Berlusconi? Ci torni assieme» dice Berti, all’opposizione del governo regionale di Luca Zaia. «Prendiamo le infrastrutture: quando abbiamo chiesto un confronto ci hanno sbattuto la porta in faccia, vedi Pedemontana. O la Tav, che sarebbe un enorme spreco di soldi e territorio nel tracciato veneto. Una mangiatoia, per un progetto vecchio di trent’anni».

Gli altri «furibondi»

Ma nella pattuglia dei «furibondi» per le parole del leader della Liga si arruola anche Luca De Carlo, deputato di Fratelli d’Italia nonché sindaco di Calalzo: «Da Re può fare una cosa: chiedere a Salvini di staccare la spina. Non cada dal pero, la Lega sapeva benissimo quale strada avrebbe imboccato firmando il contratto di governo», afferma. Secondo De Carlo la questione migranti «è solo uno specchietto per le allodole, con il blocco navale l’emergenza si risolve», il vero problema riguarda altre misure: «Il reddito di cittadinanza è l’esatto contrario del federalismo fiscale, l’espressione più palese del centralismo di Stato. Lo sapevano fin dall’inizio. Ma il loro scopo, ora, è tenere buoni gli elettori. Almeno fino alle Europee».

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