7 maggio 2019 - 09:21

Autonomia del Veneto, la rabbia delle imprese: «Una farsa. Basta perdere tempo»

Michielli: «Non ci scommetterei un euro ormai». Bonomo: «Finirà che l’avremo senza fondi»

di Martina Zambon

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VENEZIA «Siamo alla farsa, alla farsa» sillaba Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto. Lui, come altri, siede nella Consulta per l’autonomia voluta dal governatore Luca Zaia per consolidare, se mai ce ne fosse stato bisogno, il sostegno alla fame di autonomia del territorio. Le categorie economiche, gli stakeholder, anche il terzo settore. Ci hanno creduto tutti, al di là del credo politico. Ora, però, la speranza è ridotta al lumicino. Un minimo storico dopo le montagne russe di annunci degli ultimi mesi. «Mettiamola così - spiega Pozza - come ha detto Zaia in questi giorni, sarà l’anno decisivo, nel bene o nel male. Onestamente, a sentire Salvini pare non ci siano dubbi che andrà in porto, lo ripete ogni volta che arriva in Veneto. Vedendo che sa imporsi con i temi che gli stanno a cuore... vogliamo augurarci si imponga anche su questo...». Nessuno lo dice a voce alta, ma a microfoni spenti il grande dubbio è che i voti del Sud, per la Lega sovranista, valgano bene l’autonomia del Nord. Sembra quasi una bestemmia, ma le mezze frasi si sprecano avvalorando la narrazione delle «due Leghe», quella «autentica» che ha il volto di Zaia e quella che sta cambiando pelle e veste la felpa molteplice di Salvini. Tanto che Flavio Tosi non perde l’occasione e, in una nota, parla di «mutazione genetica» del Carroccio proprio agganciandolo all’autonomia. «Il ministro per il Sud Barbara Lezzi – dice l’ex sindaco di Verona ed ex segretario della Liga Veneta – in un’intervista ha messo la pietra tombale sull’autonomia. Sostenevo da un pezzo che sarebbe finita così, del resto Salvini usa i 5 Stelle come strumento e alibi, ma è il primo a essere contrario all’autonomia. Lo sa anche Zaia, che però per timore di Salvini tace e temporeggia e intanto è sempre più solo e isolato nel Carroccio, come si vede anche scorrendo le liste dei candidati alle elezioni europee». Tosi affonda il colpo e ne ha per tutti, quindi, non escluso il rivale di una vita, Zaia appunto. «Purtroppo – continua Tosi – questa non è solo l’ennesima cambiale politica che la Lega sta pagando ai 5 Stelle. No, si tratta di qualcosa di più, cioè della definitiva mutazione genetica della Lega salviniana, partito che da un pezzo ha abbandonato i ceti produttivi del Paese e qualsiasi cultura liberale e federalista».

La consulta per l’autonomia del Veneto
La consulta per l’autonomia del Veneto

Il teorema di Tosi

Gli imprenditori, da parte loro, fanno i debiti scongiuri, sperano che il teorema di Tosi (e di molti altri) sia una forzatura. Eppure la preoccupazione c’è e il sobbollire dei ceti imprenditoriali somiglia sempre più a una rivolta. Matteo Zoppas, presidente di Confindustria, non si stanca di ripetere: «L’autonomia è una formidabile occasione anche per il Sud. Ed è nel contratto di governo, non si capisce perché non vada avanti. Serve un governo che vada avanti a testa bassa sull’autonomia e prima delle europee. In venti giorni altrove si fanno rivoluzioni. Se non ci credono, non ci facessero perdere tempo e concedessero almeno la Zes (Zona economica speciale) per Venezia, sarebbe già qualcosa».Marco Michielli, al timone di Confturismo, è ancor più netto: «La preoccupazione? È altissima. Per carità, è lecito sperare anche l’impossibile, ma se dovessi scommettere un euro sull’autonomia, a questo punto non lo farei. La logica mi costringe a pensare che il rischio di uno scioglimento anticipato del governo sia reale, in questo contesto figuriamoci se può passare un provvedimento del genere. E da imprenditore temo che l’emergenza sia la manovra economica che incombe sul Paese. Per l’autonomia uno spiraglio c’era, ma temo si sia chiuso. Tinte fosche anche per Agostino Bonomo, a capo di Confartigianato: «Posto che avvicinare le decisioni al cittadino porta a prendere decisioni migliori perché si sa di essere sotto esame continuamente, la nostra grande paura è che alla fine il passaggio di competenze ci sarà ma senza un corrispondente trasferimento di risorse. Finirà con un “volete l’autonomia? Ve la pagate”? È un rischio».

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