9 maggio 2019 - 09:17

«La Lega smetta di attaccarci o la riforma finisce male. Da Zaia errori, non incolpi noi»

Il consigliere regionale : «Perché non parlano dei nodi dell’Istruzione?»

di Marco Bonet

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VENEZIA «Fare come sta facendo la Lega è il modo migliore per far naufragare l’autonomia. Davvero pensano che la riforma abbia una sola chance di andare avanti se loro continuano ad attaccare tutto e tutti, a cominciare dagli alleati che dovrebbero aiutarli a portare a casa il risultato?».

Jacopo Berti, consigliere regionale, proboviro del Movimento Cinque Stelle e luogotenente di Luigi Di Maio in Veneto, è convinto che «i leghisti siano alla ricerca di un casus belli per far saltare il banco». Viceversa, dice, «non riesco a spiegarmi il loro comportamento».

Proviamo. «Scindiamo la propaganda dai fatti. I fatti dicono che per 25 anni, insieme agli altri partiti del centrodestra, la Lega ha promesso l’autonomia in varie forme, dal federalismo alla devolution, passando per la secessione. Hanno goduto di maggioranze bulgare ai tempi di Berlusconi premier eppure non hanno mai realizzato alcunché. Ora c’è “l’unico governo in grado di fare l’autonomia”, e non sono parole mie ma di Matteo Salvini dal palco di Treviso, eppure loro fanno di tutto per minare il percorso. Abbiamo 330 parlamentari, piaccia o non piaccia da noi si deve passare. Attaccarci ogni mattina è un suicidio».

Ammetterà che il Movimento Cinque Stelle non si sta dimostrando molto collaborativo su questo tema. «Dobbiamo fronteggiare delle resistenze interne, sarebbe stupido negarlo, il dibattito è sotto gli occhi di tutti, trasparente. Ma forse i parlamentari calabresi e siciliani di Salvini fanno salti di gioia all’idea di votare l’autonomia del Veneto? Come nelle migliori famiglie, ci si confronta, si litiga, poi si decide».

E il Movimento Cinque Stelle ha deciso? «Certo. Anche qui, i fatti: abbiamo sostenuto il referendum; abbiamo inserito la riforma nel “contratto di governo”; Di Maio, ogni volta che ne parla, assicura che l’autonomia si farà. Che dobbiamo fare di più?».

Magari i vostri ministri potrebbero rispondere alla collega Stefani. «La Lega è abile ad enfatizzare le nostre richieste di chiarimenti, legittime e perfino doverose visto il cambiamento radicale che si prospetta. Ma perché Zaia e Marcato non parlano mai, ad esempio, dell’istruzione, materia che afferisce ad un loro ministro, Bussetti, su cui non è stato chiuso alcun accordo e che anzi rappresenta a tutt’oggi uno dei nodi più difficili da sciogliere? Rimango disorientato dalle loro giravolte».

Ma il M5s ce l’ha una controproposta? «La controproposta sta nella sintesi che viene fatta da Stefani al tavolo degli Affari regionali, dopo il confronto con i diversi dicasteri. Anche qui, però, se non c’è malafede c’è schizofrenia: non è Zaia a ripetere che la proposta è immodificabile, che il parlamento non può emendare? O per l’ennesima volta ha cambiato idea, come sui 9/10 delle tasse o la legge delega?».

In ogni caso par di capire che i tempi non saranno brevi. È così? «Vogliamo evitare i pasticci già visti con la riforma del Titolo V e per fare le cose per bene useremo tutto il tempo necessario. Questo rappresentare un problema solo per la Lega veneta».

In che senso? «Da parte della Lega lombarda non vedo tutta questa ansia e questa animosità. Temo che i leghisti veneti, come al solito, soffrano di sudditanza nei confronti dei cugini e dunque provino a farsi notare agitandosi di continuo. Ma così facendo finiscono per prendere posizioni pericolose per la tenuta stessa del governo. E questo è l’ennesimo errore di Zaia».

Gli altri? «Il primo è aver cercato la grande abbuffata puntando a 23 materie e moltiplicando così le fonti di dubbio e gli appigli per chi vorrebbe bloccare tutto. Ricordo il saggio monito del professor Bertolissi: “Attenti a non fare come il bambino viziato che al ristorante ordina tutto il menù e poi si sazia all’antipasto”. Gli altoatesini, maestri di autonomia, insegnano che si deve procedere passo dopo passo. Loro ci hanno messo 40 anni per arrivare dove sono oggi».

Il secondo errore? «Vittima della sua vanità, dell’abitudine di specchiarsi sui giornali, il governatore polemizza con tutti, da De Luca alla Nugnes, alzando i toni dello scontro, polarizzando le posizioni e dando sempre nuovi argomenti a chi vorrebbe mandare tutto al macero».

Come se ne esce? «Smettendo di cercare nemici dappertutto, dandosi una calmata e realizzando quella pax veneta che, trascendendo i partiti, sola può condurci al risultato».

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