17 aprile 2018 - 10:21

Brugnaro: «Causa per danno di immagine a chi si tuffa o diffonde foto e video»

Linea dura del sindaco: rischio emulazione. Freno sulle moschee: basta furberie

di Francesco Bottazzo

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VENEZIA Attenti a quello che condividete sui social network perché correrete il rischio di ritrovarvi in tribunale. All’ennesimo tuffo da un ponte, il primo della stagione da Rialto, il sindaco di Venezia ha alzato il tiro. Le multe non bastano, anche perché trovare i responsabili risulta difficile se non quasi sempre impossibile. «Stiamo verificando se ci sono gli estremi per una causa per danni d’immagine non solo a chi si butta da un ponte, ma anche a chi diffonde questo materiale costruendo un seguito di cialtroni», spiega Luigi Brugnaro.

L’ultimo episodio domenica

L’ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto domenica notte quando dal ponte di Rialto due ragazzi hanno pensato bene di fare un bagno fuori stagione incuranti del pericolo visto che con una identica dinamica un marittimo neozelandese è morto a novembre 2016 dopo essersi schiantato su un taxi acqueo. La scena, tra gli incoraggiamenti degli amici sulle rive, questa volta è stata immortalata da un giovane, che ha poi diffuso il video attraverso la pagina Facebook «Venezia non è Disneyland», che da sempre riporta situazioni di degrado in centro storico: dai pic nic a San Marco ai turisti ammassati su campi, monumenti e ai piedi di Rialto. Il sindaco parla di emulazione, il rischio è che i tuffi si moltiplichino con l’obiettivo di apparire su giornali e social network. «Più diamo spazio a queste azioni, più avremo la gara a fare questi atti “eroici” a Venezia, non credo si faccia un piacere a nessuno a pubblicare foto e video di questi eroi — sottolinea — E’ una cosa veramente squallida l’approfittarsi di un luogo così delicato, ma è ancora più squallido speculare poi con la comunicazione, ognuno si faccia una bella riflessione». L’estate scorsa il sindaco aveva fatto inasprire le sanzioni portando la multa a 450 euro, ma evidentemente serve a poco se i tuffi sono continuati, e a quanto pare sono state inutili anche le cause nei confronti di alcuni giovani belgi che nel luglio scorso si erano gettati dal ponte di Calatrava e di un argentino che aveva fatto la stessa cosa da Rialto.

«Le norme vanno rispettate»

Ma Brugnaro ha deciso di attuare la linea dura anche sulle «moschee» abusive. Lo ha spiegato durante la presentazione della mostra itinerante «Il viaggio della Costituzione» allestita all’M9 fino al 2 maggio. A ciascuna delle città è stato associato uno dei primi dodici articoli, recanti i principi fondamentali. La tappa veneziana, l’ottava, era dedicata all’8 che riguarda la libertà di religione: «Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti...». «Noi qui discutiamo della libertà di culto, che va benissimo, però bisogna rispettare le norme — dice il sindaco — trasformare un centro culturale di trenta persone, in una moschea dove i numeri sono dieci volte più alti non è libertà religiosa, nemmeno integrazione, ma una furberia che noi condanniamo». Prima in via Fogazzaro, poi in via Mestrina si sono levate diverse polemiche da parte dei residenti per i centri di incontro trasformati in luoghi di preghiera. Se una moschea dovrà esserci, dovrà seguire l’iter previsto, tanto che il sindaco invita la comunità islamica a presentare un progetto «in un luogo adatto» a Ca’ Farsetti. «Io non ho detto di sì a niente, nessuno finora ha chiesto nulla di simile — spiega Brugnaro — . A Marghera ci sono dei luoghi di culto che in questo momento funzionano, ma non si può aprirne altri in modo furbesco».

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