6 ottobre 2018 - 10:49

Posta su Facebook commenti contro gli ebrei, sospesa dipendente del Kempinski di Venezia

La donna aveva scritto in un gruppo con 50 mila iscritti frasi offensive dopo l’arrivo di una comitiva di 300 israeliani che festeggiavano la Pasqua ebraica

di Gloria Bertasi

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VENEZIA Dieci giorni di «vacanze forzate», la direzione del San Clemente Palace sospende una sua dipendente per alcune frasi dichiaratamente anti-semite. La donna ha infatti postato su un gruppo Facebook dedicato agli operatori del turismo («Quelli che lavorano in hotel», 50 mila gli iscritti) commenti (poi rimossi)che hanno scatenato l’ira di chi li ha letti, tra cui qualche cliente della struttura ricettiva del gruppo Kempinski, una delle strutture alberghiere extra-lusso della laguna. Erano i primi di settembre quando la dipendente si è espressa con frasi del tipo «Dopo due Pasque ebraiche, fosse per me riaprirei i campi» e «Il problema è che si sentono in credito con l’umanità per i torti subiti, ma se è dai tempi degli egizi che li perseguitano, un motivo ci sarà», i fatti però a cui si riferisce risalgono alla scorsa primavera quando l’isola di San Clemente ha ospitato una comitiva di trecento cittadini israeliani venuti a Venezia per festeggiare la Pasqua ebraica, affittando tutto l’hotel.

La sospensione

Alla vista dei post, segnalati alla direzione del Kempinski da alcuni clienti, la direzione ha deciso di sospendere dal lavoro la donna per dieci giorni e di inviare un report su quanto accaduto a Ginevra, dove è insediata la sede centrale del gruppo alberghiero. L’operatrice, occupata nella reception, è stata espulsa dal gruppo Facebook, i post sono stati eliminati, la notizia dei commenti continua tuttavia a fare scalpore e non è detto che la multinazionale della ricettività, fondata nel 1897 a Berlino e con 24 mila dipendenti e 75 hotel in tutto il mondo, non decida di licenziarla «per comportamenti contrari ai valori dell’azienda». Non è la prima volta che il gruppo finisce al centro di polemiche: nell’agosto del 2016, a Berlino, l’hotel della catena provò a vietare la telefonate in Israele con la scusa che era una richiesta della clientela araba, come denunciò una regista francese Claude Lanzmann, autore di uno documentario sulla Shoà. Va, tuttavia, segnalato che il gruppo non ha alcuna vicinanza a questo posizioni, anche perché il suo fondatore era di origini ebree.

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