31 agosto 2018 - 10:08

Crociere, levata di scudi contro il ministro Toninelli

Zaia: Grandi Navi irrinunciabili. Le categorie economiche: «A rischio l’intero porto di Venezia»

di Martina Zambon

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VENEZIA Questa volta sono i giganti del mare, a dividere gli alleati legastellati. Tanto che il governatore Luca Zaia, solitamente prudente nelle faccende governative, questa volta va giù piatto: «Venezia e il Veneto non possono rinunciare alla crocieristica». Sarà che sulla Marittima Palazzo Balbi ha investito risorse ingenti e che la Marittima senza grandi navi perderebbe tutto il suo valore. La dichiarazione, a latere dell’incontro con il vicepremier Matteo Salvini, risponde alla nota del ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5s)in cui si scrive, nero su bianco, «via le Grandi Navi dal perimetro della laguna». Con la chiosa che, tutto sommato, si potrebbe pensare anche a Chioggia come punto d’approdo. Il governatore, invece, lo dice chiaro e tondo: «Per non rinunciare alla crocieristica bisogna che le navi entrino in laguna ma senza passare per il canale della Giudecca, nel bacino di San Marco». In sintesi, Zaia difende la posizione del Comitatone: grandi navi a Marghera e piccole navi da crociera in Marittima.

Polemica Zaia- M5S

Non la vede così Davide Scano, capogruppo dei Cinque Stelle a Ca’ Farsetti: «Sono certo che il governo troverà la quadra. Vorrei ricordare, però, che una volta strozzata, la gallina dalle uova d’oro non rende più. Sembra che l’esperienza del canale dei petroli non abbia insegnato nulla. Non lo diciamo noi che Venezia va tutelata, lo dice l’Unesco». Alvise Maniero, deputato M5s e già sindaco di Mira rincara la dose: «La laguna non è un’autostrada che si può allargare a piacimento, fuori le grandi navi dalla laguna». Zaia è su barricate opposte: «Se si dice “fuori dalla laguna”, va spiegato ai cittadini del mondo che vuol dire fine della crocieristica a Venezia. Venezia è un hub portuale: si parte e si arriva con la crociera scelta. Se lo perdiamo non è che i turisti vanno da altre parti in Italia, ma nel Peloponneso, a Istanbul eccetera»

Gli industriali

A una soluzione condivisa e di mediazione, Gianni Mion, presidente di Vtp, Venice terminal passeggeri, crede ancora: «Stiamo studiando con l’Autorità portuale tutte le ipotesi meno invasive. I due temi viaggiano insieme: dove passano le grandi navi commerciali, passano anche le poche navi da crociera di grandi dimensioni, 3-4 a settimana. Il 10 settembre presenteremo in cda un documento di cui anticipo solo questo: si tratta di un piano articolato, con tanto di risorse sul piatto per mitigare ulteriormente le criticità ambientali». Tutt’altro che tranquillo è Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia-Rovigo: «Qui il tema è la sopravvivenza del porto, di tutto il porto, di un sistema infrastrutturale fondamentale per Veneto e Lombardia. Quando un ministro fa delle dichiarazioni così forti, causa incertezze che hanno una ricaduta diretta sull’economia. Da un ministro mi aspetto ci sia una visita, un dialogo con le categorie economiche, con le istituzioni. Questo è un territorio che fattura 20 miliardi l’anno con una forte vocazione all’export. Dovremmo ragionare in un’ottica di sistema con Trieste, invece, rischiamo di sabotare il porto che per noi è vitale con lo stesso principio con cui 20 anni fa si disse “via la chimica da Marghera”. Per colpa di slogan pubblicitari come quelli del ministro e dell’assenza di una prospettiva economica certa, rischiamo di pagarla una volta ancora sulla nostra pelle. Il 30 ottobre presenteremo il piano industriale per la città con un’assemblea pubblica e parleremo, purtroppo, soprattutto delle occasioni che stiamo perdendo». Infuocate, infine, le critiche del Pd che, dal senatore Andrea Ferrazzi al deputato Nicola Pellicani sottolineano «le dichiarazioni confuse del ministro Toninelli quando a rischio, fra l’altro, ci sono 4000 posti di lavoro».

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