31 agosto 2018 - 09:46

Salvini: «Su crescita e grandi opere garantisco io. È ora di dare poteri speciali a Venezia»

Le rassicurazioni del vicepremier su Pedemontana, Porto e appalti invisi ai Cinque Stelle. Protesta dei no global

di Marco Bonet

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Matteo Salvini stringe la mano a Luca Zaia e viene applaudito
Matteo Salvini stringe la mano a Luca Zaia e viene applaudito

VENEZIA Quando arriva alla Scuola Grande di San Rocco, nel cuore della «zona rossa» allestita dal Comune di Venezia, il ministro dell’Interno Matteo Salvini apprende dalla polizia del blitz del centro sociale Morion in Regione, col pontile simbolicamente occupato contro «le politiche infami e le persone lasciate a morire in mare», e dal sito del Corriere di essere indagato per altri due reati dopo i fatti della nave Diciotti, sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio. Lui, sovrastato dalle tele di Tintoretto, non si scompone: ai «bravi ragazzi» del centro sociale, che gli fanno «tenerezza», manda il consueto «bacione»; al procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, risponde: «Quei capi di imputazione per me sono medaglie. Scopro che esiste un nuovo reato, il ricatto all’Unione europea, e allora bene, lo rivendico. Stanno modificando il codice penale per me ma io tiro dritto come un treno». Seguono applausi e risate dalla platea amica, visto che dietro le autorità siedono molti parlamentari e consiglieri regionali della Lega (in prima fila c’è il sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci, che smentisce una volta di più mire su Palazzo Balbi: «Zaia è il miglior presidente del Veneto attuale e futuro»).

La protesta dei no global a Rialto
La protesta dei no global a Rialto

Poteri speciali a Venezia

Prima di firmare il protocollo per la legalità per la Pedemontana, vero motivo dell’incontro, Salvini si intrattiene per alcuni minuti in una saletta riservata col sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, poi col governatore Luca Zaia e la presidente della Sezione di controllo della Corte dei conti Diana Calaciura Traina (la Corte è stata, con Anac, protagonista dei controlli sulla superstrada da 2,2 miliardi), quindi con gli assessori della giunta regionale. All’uscita, Brugnaro è evasivo («Non dico niente, sapete come la penso, chiedete a lui ma è andata bene, confido che ci aiuti») ma sarà poi Salvini a dare qualche indicazione in più: «Venezia è un patrimonio incredibile, ragioneremo su come dare poteri speciali a qualcuno che possa riassumere le competenze oggi sparse in vari cassetti. Avrà l’onore e l’onere di decidere. Venezia va tutelata non mettendola sotto una teca ma lasciandola a disposizione del mondo, ricordando però che è prima di tutto un bene dei veneziani». Brugnaro aveva chiesto più poteri in materia di sicurezza ma pare che il «pacchetto» possa contenere misure più ampie, anche per il controllo della laguna.

I nodi delle infrastrutture

Il cuore dell’evento, si diceva, è però la firma del protocollo di legalità per la Pedemontana, formalità come tante che ha finito per assumere valore politico ben più alto, con Salvini schierato anche fisicamente al fianco di Zaia contro i continui attacchi del Movimento Cinque Stelle, alleato a Roma ma all’opposizione in Veneto. E difatti il ministro va subito dritto al punto: «Non ci hanno votati per bloccare tutto, per fermare le opere ma per realizzare la nostra idea di sviluppo, di futuro. Non esiste la “decrescita felice” ma solo la “crescita felice”, semplificando se necessario e infatti metteremo mano al codice degli appalti». Avanti tutta dunque, garantisce Salvini, che dimostra una volta di più di essere il vero motore del Governo carioca, ministro dell’Interno ma all’occorrenza anche della Difesa, degli Esteri e delle Infrastrutture. Danilo Toninelli, successore pentastellato di Graziano Delrio, non è un problema: «Con lui lavoro benissimo, sia sul fronte delle infrastrutture sia su quello dei migranti come si è visto con la Guardia Costiera. Io sono contento di come sono andate le cose in questi primi tre mesi». Nessun problema sulla Pedemontana e nessun problema sulle Grandi Navi a Venezia, altro argomento su cui il Movimento cannoneggia da tempo ed il ministro è apparso un po’ smarrito: «La messa in sicurezza della città non può mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e centinaia di migliaia dell’indotto, oltre all’economia del turismo che vale milioni. Si tratta solo di mediare un po’ ma sono sicuro che una soluzione fra uomini e movimenti intelligenti si troverà». Più cautela invece sulla Tav, altro argomento da orticaria per l’alleato M5S: «Siamo qui da 3 mesi e c’è stata gente al governo per 7 anni che non è riuscita a realizzarla... gli esperti stanno lavorando all’analisi costi-benefici, come è accaduto per la Pedemontana è giusto attualizzare i progetti e verificare la congruità degli investimenti».

L’asse con Zaia

L’intesa con Zaia è totale ed esibita al punto che Salvini, come anticipato al Corriere del Veneto, guarda a Cav e all’ipotizzata Holding del Nordest come modello per la gestione mista pubblico-privato delle autostrade in Italia: «Non faccio il tifo per il pubblico o per il privato, penso che il privato possa fare meglio certe cose, ma il pubblico non può abdicare alla funzione di controllo». Zaia sorride e coglie la palla al balzo per chiedere la liberalizzazione della A27 («È il momento giusto»). Non può mancare un riferimento strappa-applausi all’autonomia: «Sento Luca tutte le settimane, abbiamo preso un impegno, appena arriva la proposta in Consiglio dei ministri firmiamo».Salvini chiuderà poi la sua giornata con un comizio a Conselve, nel Padovano, accennando all’inchiesta sui centri di accoglienza gestiti da Ecofficina-Edeco: «Il mio impegno è quello di dimezzare le presenze a Cona e Bagnoli in tempi molto rapidi e poi chiuderli».

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