30 giugno 2018 - 08:46

Vitalizi a cento ex parlamentari veneti
«No a questi tagli: sono propaganda»

Cacciari (Pd): «Qualcuno rischierà la povertà». D’Incà (M5S): «Ricevo lettere assai poco amichevoli»

di Martina Zambon

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VENEZIA «Non è questione di diritti acquisiti, conosco personalmente colleghi che rischiano di finire sotto la soglia dell’indigenza» esplode un inedito Massimo Cacciari commentando il taglio ai vitalizi degli ex parlamentari. E questo dà la misura della tensione degli «ex» veneti che sono oltre un centinaio. I più giovani, come il veterano di Forza Italia Alberto Giorgetti, - 50 anni appena - confidano nell’intervento ex post delle aule di giustizia. «Ho sulle spalle cinque legislature, - filosofeggia Giorgetti - se fosse rimasto in vigore il regime con cui sono entrato a 28 anni a Montecitorio, a quest’ora sarei in pensione. Ma io stesso votai per il primo intervento di contenimento dei vitalizi anni fa. Questa è pura propaganda ibridata con una resa dei conti contro chi ha avuto esperienze politiche precedenti». Per Giorgetti sarebbe stato accettabile un contributo di solidarietà «ma la revisione retroattiva è palesemente incostituzionale».

Opposizione massiccia

A Nordest, spira una brutta aria. Ma i pentastellati come il neo ministro ai Rapporti con il Parlamento e alla Democrazia diretta, il veneto-trentino Riccardo Fraccaro tirano dritto: «In questi anni i privilegi hanno alimentato uno scollamento della politica dal Paese reale - ricorda il ministro - il nostro compito è ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. Il taglio ai vitalizi, oltre a rispondere ad un’istanza di giustizia sociale inderogabile, consentirà di risparmiare 40 milioni di euro l’anno». E lo spauracchio della class action agitato dagli ex parlamentari non spaventa Fraccaro: «I loro assegni, che non sono nemmeno giustificati dai contributi versati, sono un affronto verso i cittadini. Non si sono mai mobilitati per aumentare le pensioni minime, anzi hanno votato senza battere ciglio per inasprire le condizioni previdenziali degli italiani. Dobbiamo ristabilire l’equità, il M5S lo fa da tempo con il taglio degli stipendi e delle indennità di carica. Abbiamo già restituito 23 milioni di euro alle pmi generando 16.000 posti di lavoro, con il nuovo regolamento faremo anche meglio. Mi auguro che tutti i partiti facciano lo stesso, non serve nemmeno una legge». Il vangelo pentastellato non ammette versioni apocrife. Lo conferma l’altro veneto in prima linea per i tagli, il questore alla Camera e titolare del dossier vitalizi, Federico D’Incà: «La sera io mi guardo allo specchio e so di aver fatto il mio dovere, mi chiedo se sia lo stesso per chi mi sta spedendo lettere anche molto pesanti in merito ai vitalizi. E poi basta dire numeri a caso, nella fascia più bassa, con una sola legislatura si percepiranno 980 euro, per gli altri c’è comunque un minimale di 1470 euro, non credo che nessuno finirà sul lastrico».

«Propaganda politica»

Cesare De Piccoli, ex parlamentare Pd, scandisce calmo: «Vengo da una famiglia operaia, con la politica non mi sono arricchito e non mi impoverirò. Certo, i tagli influenzeranno il mio tenore di vita ma guardo con distacco a questa operazione panem et circenses». Imbufalito Cacciari che fa sintesi: «È una cosa risibile dal punto di vista economico, stanno agendo in modo dilettantesco e profondamente ingiusto, dovrebbero verificare caso per caso». E poi c’è chi si trattiene a stento, ma mantiene il garbo come Paolo Giaretta, Pd: «Se il provvedimento sarà fatto con ragionevolezza ed equità, da parte mia non ci sarà nessun problema. Se invece si vuol far propaganda usando parole pesanti come “privilegi rubati” ecco, diciamo che chi ha vissuto una vita onesta non accetta definizioni come queste. Che poi, se faranno anche la flat tax io alla fine ci guadagnerò, non vedo la ratio». In questo psicodramma parlamentare, curiosamente, è un altro primo attore veneto a tenere il proscenio. Il presidente della Camera, la padovana Maria Elisabetta Alberti Casellati, infatti, ha già incrociato la lama con il suo omologo di Montecitorio Roberto Fico, decisa a fermare almeno a Palazzo Madama, la ghigliottina sui vitalizi. E la parola magica resta «incostituzionalità».

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