8 maggio 2019 - 18:29

Venezia, il Mit: « Mose da pagare con la tassa di scopo». Zaia si infuria: «Nessuno chiede soldi ai veneti»

Il testo dell’emendamento allo Sblocca cantieri prende tutti alla sprovvista.

di Redazione Online

shadow

Il costi del Mose? Da pagare con una tassa di scopo. L’annuncio lo dà il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli che, appunto, chiarisce: «Verrà anche attraverso l’introduzione di un’apposita imposta di scopo la dotazione finanziaria per la struttura commissariale straordinaria incaricata di completare e mettere in opera il Mose di Venezia».

Pagano gli enti locali

Lo prevede il testo dell’emendamento presentato dal Mit al decreto Sblocca cantieri. Per il Commissario, oltre che dalla tassa di scopo, l’emendamento prevede che la «dotazione finanziaria sia costituita dalla partecipazione economica diretta delle amministrazioni e enti che la detengono: Mit, Mibac, Mipaaft, Regione Veneto, Città Metropolitana di Venezia, Comune di Venezia e Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale.

Zaia infuriato: «Nessuno mette le mani nelle tasche dei veneti»

«Non sono d’accordo su una riga di quell’emendamento e mi adopererò perché non venga approvato. Il Mose è un’opera nazionale e se ne deve occupare il governo. Lo dissi in tempi non sospetti che non avrei accettato da nessun governo di nessun colore di dover tirare fuori soldi per un’opera che più nazionale di così non si può; dissi anche, e qualcuno rise, che sarebbero serviti 100 milioni l’anno per la sola manutenzione. Ecco, il nodo è venuto al pettine, ma nessuno pensi che a scioglierlo siano le tasche del Veneto e dei Veneti». Il Presidente del Veneto, Luca Zaia, boccia i contenuti di un emendamento del Mit, presentato sulla cosiddetta «legge sblocca cantieri», secondo il quale la dotazione finanziaria per una nuova gestione commissariale che porti a termine i lavori dovrebbe essere raccolti anche attraverso l’introduzione di un’apposita tassa di scopo.

Battaglia sull’autonomia

«Si vogliono scaricare i costi su una Regione tax free, che non applica nessuna addizionale regionale ai suoi cittadini lasciando nelle loro tasche un miliardo e 170 milioni l’anno - osserva - e addirittura ci si vorrebbe designare come esattori di una tassa. Non se ne parla nemmeno. Se lo Stato esiste, gestisca in proprio la questione nazionale del Mose. Punto». «Per giunta - aggiunge Zaia - tutto questo accadrebbe mentre si continua a negarci, ritardando un processo inarrestabile, l’autonomia. Ebbene, questo ragionamento sul Mose va in direzione diametralmente opposta: lo Stato vorrebbe imporci di spendere soldi e mettere tasse per un’opera dello Stato stesso, che ha l’obbligo morale e istituzionale di occuparsi della salvaguardia di una città unica al mondo, che è patrimonio del mondo intero. Avessimo l’autonomia - conclude - potremmo almeno fare un ragionamento, ma oltre a non darcela, per ora, ci si inventa anche nuove imposizioni nazionali. Da parte mia, strada sbarrata».

© RIPRODUZIONE RISERVATA