19 marzo 2019 - 08:04

Fedriga e la Via della Seta: «È una grande opportunità, la penso come Salvini e non sono in rotta con Zaia»

Il governatore del Friuli Venezia Giulia: «Dire no a priori è sbagliato»

di Domenico Pecile

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TRIESTENessuna svendita del porto di Trieste, nessuna colonizzazione cinese. Casomai, si tratta di una ghiotta opportunità per l’Italia, oltre che per il Fvg e Trieste. Sono comunque legittimi I timori da parte di diversi settori politici ed economici. Per questo ogni dettaglio dovrà essere calibrato prima di chiudere l’accordo per evitare il rischio di svendita della sovranità nazionale. Il governatore del Fvg, Massimiliano Fedriga, getta acqua sul fuoco delle polemiche, anche quelle che lo vorrebbero in rotta di collisione con il collega veneto, Luca Zaia che, invece, invita a riflettere sulla concreta possibilità che la firma del memorandum of understanding tra Roma e Pechino spalanchi le porte alla colonizzazione cinese.

Presidente Fedriga, il suo collega Zaia boccia senza appello l’intesa con Pechino sulla via della seta e parla addirittura della necessità di creare anticorpi contro l’invasione. Come ribatte? «Mah, credo si tratti di legittime preoccupazioni che vanno discusse senza veti aprioristici. È chiaro che la possibile intesa con i cinesi dovrà garantire che il pallino resti in mani nostre. Ritengo che questa posizione sia in perfetta linea con quella del segretario Salvini».

Quindi nessuna spaccatura interna alla Lega con conseguente rischio di qualche scricchiolio all’interno del patto politico del Nordest? «Esattamente, si tratta di normali discussioni quando c’è da affrontare e risolvere temi di questa portata. Il patto è vivo e vegeto, con Luca mi sento spesso anche se su questo tema specifico non ci siamo ancora confrontati. Su questa vicenda non ci possono essere favorevoli e contrari a priori. Stiamo infatti affrontando una sfida nuova, che genera legittime precauzioni».

Ad esempio quali? «Cito una per tutte: l’iter dovrà seguire le normative italiane ed europee».

Già, ma il presidente dell’autorità portuale di Trieste, Zeno D’ Agostino, al proposito si dice – citiamo – moltissimo stupito degli altolà di Bruxelles. «Vorrei ricordare che questo progetto è stato avallato dalla Comunità europea. Progetto che, appunto, prevede che i cinesi debbano sottostare alle nostre normative e a quelle europee. Lo sottolineo: questa è una partita importantissima che andrà giocata con molta intelligenza. Aggiungo che quello di Trieste è, se non erro, uno dei due unici scali italiani interamente pubblici. E tale rimarrà».

È una riposta anche ai mali di pancia e ai dubbi di diversi industriali del Fvg? «Non pensavo a questo, ma approfitto per ribadire che quella che ci è stata prefigurata è un’opportunità gigantesca per l’intero Paese».

Sempre D’Agostino ha affermato che sente un sacco di inesattezze e che qualcuno è evidentemente in malafede... «Sulle presunte inesattezze commento soltanto che si tratta sempre di posizioni figlie dei tanti dubbi che vanno chiariti. Quanto alla malafede, non riguarda sicuramente l’Italia, ma forse qualche Paese europeo preoccupato che parte dei traffici economico-commerciali siano spostati sull’asse italiano».

Presidente, lei comunque è di fatto favorevole all’intesa. Ci dica la ragione principale. «Che se il progetto di intesa con Pechino dovesse essere bocciato rischieremmo di essere completamente bypassati a favore di altri Paesi del Nord Europa. Non credo che una simile ipotesi farebbe il bene dell’Italia. E poi non dimentichiamoci che, ad esempio, il porto di Rotterdam ha da tempo un azionariato cinese».

Oltre ai dubbi «nostrani» e a quelli europei, non vanno sottaciuti neppure quelli di Washington... «In questi giorni ho avuto modo di ripetere che la parte più delicata, sulla quale concordo con il presidente Trump, concerne le telecomunicazioni. Sì, qui condivido pure le preoccupazioni. Va infatti precisato che si tratta di asset strategici che dovranno continuare ad avere il marchio italiano vista la delicatezza dell’accesso ai dati personali».

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