17 novembre 2018 - 13:23

A Venezia il Vinitaly delle religioni

Cattolici, ortodossi, ebrei: una giornata di studi tra simbologia e consuetudini. Un filo che lega le diversità da Noè ai miracoli di Gesù

di Claudia Fornasier

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Una delle prime cose che fece Noè sceso dall’Arca, si legge nella Bibbia, fu piantare una vite. Non era esperto e con il suo primo vino si ubriacò. Ma solo quello era peccato, esagerare. E infatti l’immagine della vigna nell’Antico testamento viene usata da Dio per spiegare come si prenda cura del suo popolo, così tanta cura anche della gioia dell’uomo, che il primo segno di Gesù, narrato nel Vangelo di Giovanni, è la trasformazione dell’acqua in vino, alle nozze di Cana. Il vino è un filo che lega, nella diversità, le principali religioni monoteiste, per prime quella Cristiana ed ebraica (la parola vino nella Bibbia viene citata 278 volte, vite 141 volte), mentre in quella islamica è vietato. È di questo che si parlerà, al «Vinitaly delle religioni» sabato pomeriggio, nel convento di San Francesco della Vigna, a Venezia, degustando i migliori vini da messa, vini kosher, vin santo, le produzioni dei monasteri del Monte Athos. Il luogo non è scelto a caso, i frati di San Francesco della Vigna hanno rilanciato il vigneto antico e la cantina che produce il rosso Harmonia mundi, per sostenere l’Istituto di studi ecumenici «San Bernardino», che ha sede nello stesso convento. «Se vuoi vivere insieme devi dialogare e se insegni a dialogare è più facile vivere insieme» riassume il senso degli insegnamenti dell’Istituto, il preside padre Stefano Cavalli. È da loro che è nata l’idea di mettere attorno a un tavolo e a una tavolata, cristiani cattolici, ortodossi e ebrei sul tema «Vino che allieta il cuore dell’uomo (sal 104,15). Valore e significato del vino nella religione ebraica e in quella Cristiana», con il patrocinio della Commissione europea.

Padre Epifanios di Mylopotamos
Padre Epifanios di Mylopotamos

La religione ebraica

Se nella religione cristiana il significato del vino è legato al sangue versato da Cristo sulla croce, attraverso l’Eucarestia, per la religione ebraica il vino è santificatore e portatore di gioia, ma deve essere rigorosamente kosher, fatto secondo le norme della vita ebraica: tra i filari non devono crescere arbusti, ogni sette anni la vite deve riposare, i grappoli devono essere raccolti e il vino lavorato solo da ebrei praticanti. Anche il vino da messa dei cristiani deve rispondere a regole precise: deve essere realizzato con uve pure, in alcun modo contaminate. Perché sull’altare il vino è bianco? Perché quello rosso macchiava troppo... L’ospite più atteso, domani, al Vinitaly delle religioni è padre Epifanios di Mylopotamos, il più rinomato cuoco del «Giardino della Madonna» come viene chiamato il Monte Athos, in Grecia, autore di un libro di cucina con 126 ricette, fondatore dell’attuale viticoltura della regione. Con lui dialogheranno padre Norberto Villa, abate emerito dell’Abbazia di Praglia, dove si produce il vino da messa “«Pro missa»; Dr. Mark Indig, della cantina Von Hobel, produttore di vini Kosher, Marco Ricasoli Firidolfi, proprietario dell’azienda vinicola Rocca di Montegrossi che produce anche il Vin santo del Chianti. A spiegare il valore del vino nella tradizione ebraica e Cristiana, saranno lo studioso di ebraismo Gianpaolo Anderlini e il sommelier Mauro Carosso. Undici le cantine di cui si degusteranno i vini: San Francesco della Vigna, Mylopotamos Mount Athos, i vini da messa di Abbazia di Praglia, Abbazia di Novacella, Alagna vini, Vini Evaristiano, i vini kosher di Von Hövel, Domaine du castel, Bioni, Cantina Sant’ andrea, il vin santo di Rocca di Montegrossi.

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