14 maggio 2018 - 11:51

Chiuse liste e candidati, mezzo milione al voto. Il caso del M5S presente solo in 10 Comuni su 46

Il 10 giugno Vicenza sceglie il successore di Variati e a Treviso il centrodestra sfida Manildo. Lo «Staff» boccia all’ultimo numerosi aspiranti sindaci grillini

di Marco Bonet

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Il dopo Variati a Vicenza, il tentativo di riconquista della Lega a Treviso, la sfida fratricida del centrodestra a San Donà. E il caos delle liste a Cinque Stelle un po’ dappertutto, col primo partito italiano che si ritira in corsa «per mancanza del simbolo» non soltanto nel capoluogo berico – un caso clamoroso – ma pure in altri Comuni più piccoli. Sono queste le principali chiavi di lettura delle elezioni amministrative di domenica 10 giugno (eventuali ballottaggi domenica 24 giugno) che entrano nel vivo quand’ancora non si è risolto il rebus delle Politiche del 4 marzo e del prossimo governo. Sabato, alle 12, è scaduto il termine per il deposito delle liste nei municipi. Vanno al voto 46 Comuni, 6 dei quali in anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato (su tutti Adria, in Polesine, dove a febbraio è caduta la giunta Barbujani); 2 i capoluoghi (Vicenza e Treviso, per l’appunto), altri 8 i Comuni sopra i 15 mila abitanti a rischio ballottaggio (San Donà e Villafranca i principali), 2 i municipi al battesimo delle urne, Borgo Veneto a Padova (nato dalla fusione di Saletto, Santa Margherita d’Adige e Megliadino San Fidenzio) e Barbarano Mossano a Vicenza (fusione tra Barbarano Vicentino e Mossano). Nei 613 seggi che saranno allestiti tra un mese saranno chiamati alle urne 526.175 elettori.

Vicenza

Dopo 10 anni a Vicenza si chiude l’era di Achille Variati, figura di spicco del Pd che già fu sindaco della città tra il 1990 ed il 1995 per la Dc e poi consigliere regionale Ppi tra il 1995 e il 2008. «Non penso che andrò ai giardinetti a guardare gli uccellini» ha avvertito qualche giorno fa e tra i dem molti cullano l’idea di vederlo scendere in campo contro Luca Zaia tra due anni, nella corsa per la Regione. Si sfidano per la successione sei candidati. Il centrosinistra lancia Otello Dalla Rosa, che alle primarie ha battuto proprio il delfino di Variati Jacopo Bulgarini D’Elci, attuale vicesindaco, e l’ex capogruppo Pd Giacomo Possamai. Travagliata la scelta del centrodestra, ricompattatosi su Francesco Rucco, civico vicino a Fratelli d’Italia, dopo che Lega e Forza Italia avevano rischiato seriamente la rottura (la casella, in base agli accordi regionali, spettava agli azzurri, che però non sono riusciti a coagulare gli alleati – e sé stessi – su Fabio Mantovani). Quindi Filippo Albertin (Potere al Popolo), Leonardo Bano (No privilegi politici), Franca Equizi (Grande Nord) e Andrea Maroso (Siamo Veneto). Non ci sarà il Movimento Cinque Stelle che dopo due mesi di campagna elettorale non si è visto concedere il simbolo dal misterioso «Staff» creato da Gianroberto Casaleggio, vero centro di controllo del partito. Il motivo? Non si sa e dicono di non saperlo neppure i dirigenti pentastellati (costretti loro malgrado ad una magra figura). Il candidato sindaco, Francesco Di Bartolo, assieme ai 32 candidati consiglieri e gli attivisti, ieri ha comunque presentato la lista in municipio, allegando le 500 firme raccolte a sostegno, pur sapendo che questa verrà inesorabilmente cassata dalla commissione elettorale circondariale durante le verifiche di rito. «È stata una mancanza di rispetto nei confronti degli elettori e degli attivisti – ha detto amaro Di Bartolo - un tradimento degli stessi principi del Movimento».

Caos Cinque Stelle

Non solo Vicenza. Anche a Martellago il M5S è stato costretto a ritirarsi al fotofinish a causa di sette aspiranti consiglieri che, al momento del deposito della lista, si sono rifiutati di firmare l’accettazione della candidatura, pare per alcuni dubbi sulla regolarità delle firme raccolte (180 in due soli giorni). Col loro ritiro («Un’imboscata» secondo i compagni di partito) è venuto meno il numero minimo dei candidati consiglieri richiesto dalla legge e la lista è stata cestinata. Ci sarà, invece, quella dei «dissidenti», gli attuali consiglieri comunali usciti dal M5S in polemica con la scelta dei candidati alle Politiche del 4 marzo. Casi simili a quello di Vicenza si sono invece verificati a Piove di Sacco e Castelgomberto, dove i candidati sindaco Barbara Carobbi e Sergio Grigoletto, per ragioni ignote (i sondaggi negativi? Il patto di desistenza con la Lega? Nel silenzio dei vertici le ricostruzioni si sprecano) pure non hanno ottenuto dallo «Staff» il via libera all’uso del simbolo. A San Biagio di Callalta il M5S, che avrebbe voluto essere della partita, non è riuscito a raccogliere le firme necessarie a sostenere la lista; a Sona non si sono trovate sufficienti persone disposte a candidarsi. Fatti due conti, il M5S sarà presente solo in 10 dei 46 Comuni al voto.

Treviso

A Treviso si ripresenta il sindaco uscente di centrosinistra Giovanni Manildo (Pd), che deve però scontare la candidatura «contro» di due ex consiglieri della sua maggioranza, Maristella Caldato (Treviso Unica) e Said Chaibi (Coalizione Civica). Uno scenario che al primo turno potrebbe favorire lo sfidante di centrodestra, il leghista Mario Conte, che appoggiato dal governatore Luca Zaia e dall’ex primo cittadino Giancarlo Gentilini - ancora in pista a 89 anni - tenterà di riprendere la roccaforte che fu del Carroccio ininterrottamente dal 1994 al 2013. Ci sarà, e vista la situazione nel resto del Veneto non era scontato, il Movimento Cinque Stelle che candida Domenico Losappio, dottore di ricerca a Ca’ Foscari. Completa la corsa Carla Condurso per il Popolo della Famiglia.

San Donà di Piave

Infine, San Donà di Piave, nel Veneziano, dove si ricandida per il centrosinistra l’uscente Andrea Cereser (Pd) ma ad incuriosire è soprattutto il derby nel centrodestra tra Francesca Pilla (Lega, Fdi più civiche) e Oliviero Leo (Forza Italia più civiche). Con Pilla è infatti schierato il vicegovernatore Gianluca Forcolin, con Leo l’ex sindaco della città, ex presidente della Provincia e ora assessore nella Giunta Brugnaro a Venezia Francesca Zaccariotto. Una sfida a distanza, quella tra i due big del centrodestra (leghista Forcolin, neoforzista Zaccariotto), che potrebbe anticipare quanto accadrà sulle rive del Piave alle Regionali del 2020. Il M5S mette in pista Angelo Parrotta, Liberi e Uguali Francesco Maino.

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