18 agosto 2018 - 16:26

Il grande ritorno del Parma, un’altalena tra inferno e paradiso

I gialloblù in Serie A dopo un’incredibile tripla promozione di fila: l’eco dei successi europei fa sperare di rivivere quelle emozioni

di Olivio Romanini

shadow

BOLOGNA - Essere stati tifosi del Parma negli ultimi trent’anni significa aver percorso la strada tra l’inferno e il paradiso diverse volte, calcisticamente parlando s’intende: una navigazione tranquilla tra serie C e serie B negli anni 80 a vedere i gol di Massimo Barbuti e la sua corsa sotto la curva, la serie A nel 1990, il viaggio orbitale nello spazio dell’olimpo del calcio, la crisi finanziaria e la lotta per rimanere in serie A, il baratro del fallimento e la ripartenza dalla serie D cominciata ad Arzignano fino all’incredibile serie di tre promozioni di fila con il ritorno in serie A.

L’incubo di una nuova retrocessione

Tutto finito? Neanche per sogno. Un sms che più stupido non si può dell’arciere Emanuele Calaiò agli ex compagni di squadra dello Spezia prima della partita decisiva per la promozione e un’altra estate di sofferenza tra Tribunali federali, ricorsi e avvocati con il rischio di tornare in serie B. Troppo anche per il pubblico del Tardini che non è certo uno dei più scalmanati d’Italia e che è abituato ad accogliere la squadra in campo sulle note dell’Aida dopo corposi pranzi domenicali a base di prosciutto di Parma, anolini in brodo e arrosti. Più che di arbitri in curva e in tribuna al Tardini si discute del come si cucina la Rosa di Parma. Ma quando è troppo è troppo: chi può pensare di comprarsi una partita con un sms dove si scrive testualmente: «Ehi pippein non rompete il c.... venerdì»? I tifosi, quest’altra estate di sofferenza, non l’hanno presa benissimo.

Il ritorno tra le grandi

Il resto d’Italia pensava che a Parma tirassero un sospiro di sollievo per la decisione del Tribunale federale di confermare la serie A con cinque punti di penalizzazione ma la società ha deciso di fare ricorso immediatamente. È finita con la sentenza d’appello che azzera tutto e si può ripartire ancora una volta dalla A dopo un’impresa sportiva senza precedenti con tre promozioni di fila. Ma quel maledetto sms lascia una macchia dentro. Perché dopo il fallimento rischiato dell’era Tanzi con tutto il carico di sofferenze e ingiustizie che provocò il crac Parmalat e dopo il fallimento riuscito della gestione Ghirardi, se possibile ancora più penoso, la ripartenza dalla serie D e dai campi malmessi di provincia era stata considerata una penitenza necessaria per cancellare tutto, per cominciare una storia nuova, una specie di catarsi sportiva per poter tornare ad entusiasmare i ragazzini del nuovo millennio. Quel diavolo di sms sporca tutta questa faccenda della rinascita, anche se nessuno è davvero convinto che qualcuno volesse provare a comprarsi la partita con lo Spezia.

La rinascita

Il gruppo in questi anni è stato trainato in campo e fuori da Alessandro Lucarelli, uno che ha deciso di prendere per mano una squadra e una città, rinunciando a contratti migliori in serie A nei suoi ultimi anni di carriera e che adesso continuerà a lavorare da dirigente per i gialloblù. Con la serie A al sicuro la società ha cominciato la campagna acquisti per rafforzare la squadra: per molto tempo però l’unico rinforzo ufficiale è stato quello di Leo Štulac, centrocampista sloveno del Venezia ma i tifosi non si sono fatti scoraggiare. Perché, almeno gli ultraquarantenni, vivono sempre la sindrome dell’impossibile che diventa possibile, pensano che il meglio debba ancora venire come fu negli incredibili anni ‘90.

Le indimenticabili notti europee

E non è dunque improbabile trovare qualcuno che, ad occhi chiusi, pensa che Leo Štulac sarà il nuovo Frank Rijkaard. La sindrome dell’impossibile ti viene per forza se sei stato tifoso di questa squadra. Perché se nella tua vita hai visto il tuo club solo tra la C e la B a giocare contro la Carrarese e la Triestina in campi bagnati ti sembra già un miracolo andare in serie A con Nevio Scala in panchina e Marco Osio in regia. Ti basterebbe per sempre. Ma poi come in un ottovolante impazzito ti trovi a vincere la Coppa delle Coppe a Wembley, due Coppe Uefa e ti ritrovi a vedere giocare Faustino Asprilla, Gianfranco Zola, a vedere Juan Sebastian Veron che parte dalla panchina e ad avere la difesa più forte del mondo con Buffon, Thuram e Cannavaro. E non vuoi che nessuno ti svegli mai più. Per questo sono sicuro: Leo Štulac è il nuovo Frank Rijkaard.

© RIPRODUZIONE RISERVATA