8 settembre 2018 - 10:34

Bologna, a scuola di dancehall e twerk per combattere i pregiudizi

Noemi, 35 anni, organizza in città gli unici corsi di questa danza giamaicana: «Aiuta ad accettare il proprio corpo e la femminilità. Vorrei lanciare un contest maschile al Cassero»

di Federica Mingarelli

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Noemi, in primo piano, con le ragazze del suo corso
Noemi, in primo piano, con le ragazze del suo corso

BOLOGNA - La vita è una questione di prospettive. Noemi Tebaldi - 35enne bolognese alla guida dell’unica scuola cittadina di dancehall e twerk - ha sicuramente le idee chiare su come vuol guardare la sua. Così, il corpo formoso scolpito da anni di danza classica e contemporanea che in Italia non le avrebbe concesso visibilità, in Giamaica le ha permesso di partecipare ai videoclip di musicisti famosi come Shaggy, Vybz Kartel, Bounty Killa, Ding Dong, T-nez, Alborosie, Chris Martin e Tafari o diventare il volto di pubblicità come Heineken e Magnum. E un ballo sensuale (e spesso mal visto) come la dancehall le ha insegnato ad entrare in contatto con la propria femminilità, e ad esprimere attraverso la danza le proprie idee anti-razziste, anti-omofobe e contro la violenza sulle donne.

La storia

Poco più che ventenne, Noemi ha visto per caso due ragazze cimentarsi in una danza originale sulla spiaggia, e lì è nato il suo amore per la dancehall, danza giamaicana che affonda le radici nei ceppi africano, europeo e creolo. Poiché in Italia il genere era pressoché sconosciuto, Noemi Genie Wine (questo il nome d’arte con cui appare sui social) ha deciso di trasferirsi a Kingston per apprenderne le tecniche e la cultura, e qui è rimasta due anni, lavorando come traduttrice, attrice e ballerina. Rientrata in Italia nel 2011, ha partecipato al «Dancehall queen contest» trionfando su tutte le colleghe, e ha deciso così di aprire la sua scuola a Bologna. «La dancehall mi ha aiutata tantissimo nell’accettazione del mio corpo e della mia femminilità - spiega Noemi - e lo step successivo, quello dell’insegnamento, mi ha mostrato invece come condividere con altre donne».

Dalle studentesse alle mamme

La sua scuola ha accolto quest’anno una quarantina di allieve, con due livelli di dancehall e uno di twerk, perché qualche anno fa Noemi si è appassionata anche a questo secondo stile, vincendo il contest europeo 2017 a Roma. «L’allieva tipo è la studentessa universitaria, che per caso o per gioco capita ad una lezione e poi scopre che le piace e rimane - racconta la ballerina -. Alle mie lezioni, però, ci sono anche mamme, infermiere, estetiste, liceali: ogni tipologia di donna».

«Contro i pregiudizi»

Mentre la dancehall è prevalentemente femminile, il twerk sta spopolando anche tra gli uomini, tanto che Noemi sta cercando di organizzare il contest europeo di twerk maschile al Cassero. «Mi sta stretto l’aspetto omofobico legato alla dancehall - chiarisce la ballerina -: penso ci volesse qualcuno pronto a cantare fuori dal coro, così ho cominciato ad organizzare eventi per esprimere la mia contrarietà, anche se nell’ambiente hanno storto il naso per le mie iniziative». Noemi racconta infatti di essere stata per anni additata ed etichettata per gli abiti succinti, le movenze sensuali, le idee di libertà e accettazione che esprime attraverso la danza: «I genitori delle mie allieve spesso dicono loro che un giorno avranno la carriera lavorativa rovinata dai video in cui ballano dancehall e twerk. Io dico sempre che la motivazione è l’unica vera forza per combattere il pregiudizio».

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