3 agosto 2018 - 12:54

Da Abu Dhabi a Bologna: il ritorno di Pinna, mago dei trapianti

Al policlinico Sant’Orsola si parla con insistenza del rientro sotto le Due Torri a nemmeno un anno di distanza dalla partenza

di Marina Amaduzzi

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Daniele Antonio Pinna
Daniele Antonio Pinna

BOLOGNA - Daniele Antonio Pinna, la star dei trapianti, starebbe per tornare a Bologna. La voce gira con insistenza da alcuni giorni nei corridoi del Sant’Orsola, ospedale che il chirurgo ha lasciato all’inizio dello scorso dicembre per raggiungere ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, uno dei tre ospedali della Cleveland Clinic, una struttura sanitaria tra le più importanti degli Stati Uniti. «Ho accettato la loro stimolante proposta», disse il luminare. A nemmeno un anno di distanza, potrebbe esserci il grande ritorno.

Il ritorno

La voce, come detto, circola con insistenza. Non ci sarebbe ancora nulla di ufficiale. Né una richiesta formalizzata all’Alma Mater di rientrare dall’aspettativa né una lettera al policlinico per riprendere il suo posto. Posto che è tuttora ricoperto da un facente funzione, che è uno dei suoi allievi più cari, il professor Matteo Cescon. Eppure in tanti ne parlano, troppi perché sia solo una boutade. C’è chi ha sempre scommesso in un suo rapido ritorno a casa, in quanto negli Emirati, per quanto stia operando per una delle cliniche più prestigiose al mondo, non ci sarebbe quella mole di attività a cui il chirurgo si è sempre dedicato.

Il curriculum

La partenza di Pinna aveva fatto molto rumore nel mondo della sanità bolognese e non solo. Figlio d’arte in qualche modo, in quanto suo padre era chirurgo pediatrico a Cagliari, Pinna, romano di nascita, classe ‘56, si è laureato e specializzato all’Università La Sapienza prima di iniziare la sua carriera internazionale che l’ha portato prima a Pittsburgh e poi a Miami. Al suo rientro in Italia fu chiamato dall’Università di Modena nel 2000 per aprire un Centro trapianti di fegato e multiviscerali. Un’esperienza durata tre anni, al termine dei quali l’Alma Mater lo arruolò tra i suoi professori e il Sant’Orsola gli affidò l’incarico di rilanciare il programma dei trapianti.

Trapianti record

In una quindicina di anni ha messo a segno diversi record, oltre a quello di stare più in sala operatoria che fuori tanto da diventare protagonista di un docu-reality di Fox Life dal titolo «Destini incrociati». Nel 2010 portò a termine con la sua squadra un trapianto record, quello dei «magnifici sette», come lo definì lui stesso: sette trapianti in sette pazienti diversi nell’arco di 24 ore, l’ultimo dei quali ricevette sette organi da uno stesso donatore. Non a caso fu lui, sempre nel 2010, a realizzare con successo il trapianto di fegato dell’allora rettore dell’Università Pier Ugo Calzolari.

L’offerta irrinunciabile

Una vita per i trapianti, la sua. È chiaro che quando la Cleveland gli offrì la possibilità di creare dal nulla un programma di trapianti , potendo reclutare i collaboratori tra i migliori, Pinna non potè rifiutare. «La sfida — raccontò allora — è cominciare a disegnare, avendo a disposizione una tavolozza con tanti colori meravigliosi, su una tela perfetta».Un addio che fu commentato come «motivo di orgoglio per l’intero sistema sanitario dell’Emilia-Romagna e per l’Università di Bologna», con le parole del rettore Francesco Ubertini. Per lui non fu indolore. «Non c’è scelta senza rinuncia — confidò —, sono dispiaciuto, ma i miei collaboratori possono continuare su una strada ormai aperta, sono tutti chirurghi di eccellenza e bravi quanto me». Così è stato, ma a breve potrebbero fare i conti con il ritorno del grande maestro.

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