12 dicembre 2018 - 08:23

Infrastrutture, il bluff della Lega sulle opere

Serve una svolta, per il Carroccio è tempo di decidere

di Olivio Romanini

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Traffico cittadino
Traffico cittadino

Sul Passante di Bologna si rischia uno stallo operativo, politico e ideologico simile a quello che si va profilando sulla Tav. I Cinque Stelle, al netto di alcune ingenuità pazzesche, sono abbastanza coerenti: non vogliono queste opere. L’ingenuità è quella di aver scritto nero su bianco sul programma elettorale che quelle infrastrutture non si sarebbero fatte e di aver annunciato, solo dopo aver vinto le elezioni, un’analisi costi-benefici sulla Tav e un’istruttoria sul Passante. Come ad ammettere che le proposte che erano state fatte in campagna elettorale non erano basate su numeri, studi e simulazioni ma campate in aria. Poi naturalmente dopo lo scontro con la realtà si sono incartati: a Torino la loro posizione («Facciamo un’analisi costi-benefici sulla Tav») ha mandato in piazza prima il popolo del Sì che non vuole ulteriori ritardi e poi il popolo del No, per il quale l’opera non si deve fare punto e basta.

Il Passante di Bologna

Sul Passante di Bologna è successa la stessa cosa: il mini-Passante di Toninelli ha fatto una specie di miracolo al contrario: ha unito nella protesta i comitati del Sì, per i quali quella proposta non è una cosa seria, e quelli del No che non vogliono nemmeno l’allargamento della tangenziale. Al netto di tutto questo, i Cinque Stelle restano coerenti: non vogliono quelle opere e cercano una via d’uscita. Il problema vero ce l’ha la Lega e il guaio nasce proprio dal suo rapporto con i comitati. Da queste parti il Carroccio non è il partito del Nord in connessione sentimentale con le classi produttive, qui la Lega da anni ha fatto lo stesso gioco del Movimento Cinque Stelle, ha appoggiato (sperando di incassare un dividendo elettorale) le proteste dei comitati. A vario titolo, la Lega è stata contraria un po’ a tutto: al Passante Nord, poi a quello di mezzo, al People mover e via dicendo. Quando Matteo Salvini è venuto a Bologna e ha detto che lui le opere vuole farle, gli hanno dovuto spiegare che l’unico punto cardinale che era rimasto vergine dopo anni di battaglia d’opposizione era il Sud. Per cui la Lega è tornata a dire che il Passante bisogna farlo a Sud, magari scavando la collina. Non ci crede nessuno, neanche loro. A parte il fatto che l’analisi costi-benefici sul Passante Sud fu fatta davvero tanti anni fa e i risultati non furono positivi, c’è dell’altro: chi ha un minimo di onestà intellettuale e di conoscenza del territorio bolognese sa che parlare di Passante Sud è come buttare la palla in tribuna. Se la Lega ambisce a essere partito di governo e a guidare la Regione (ha i favori del pronostico alle elezioni del 2019) questo è il momento di cambiare linea e portare a casa una mediazione onorevole per tutti. Gli imprenditori e i pendolari che ogni giorno percorrono la tangenziale non ne possono più di parole in libertà e hanno bisogno di una soluzione. Anche perché il gioco con Toninelli che blocca le opere e Salvini che va dagli imprenditori e dice che si faranno, prima o poi finirà: se le opere non si faranno, il partito del Nord chiederà il conto alla Lega, anche in Emilia. Dalle contraddizioni tra alleati e con il proprio recente passato si esce con la politica, non buttando la palla in tribuna con altri assurdi referendum.

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