5 settembre 2018 - 16:20

Moschea a Bologna, esposti e raccolte firme per fermarla

Forza Italia e Lega lanciano una serie di iniziative per bloccare la delibera comunale con la quale si cede il diritto di superficie del centro islamico di via Pallavicini

di Redazione online

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BOLOGNA - Una moratoria a livello nazionale sui luoghi di culto islamici. E un intervento deciso per stoppare il (possibile) progetto di grande minareto a Bologna. Il deputato di Forza Italia, Galeazzo Bignami, dà il via a una nuova battaglia contro la moschea sotto le Due torri. Per dopodomani, venerdì 7 settembre, l’azzurro ha convocato una conferenza stampa a Palazzo D’Accursio per spiegare le iniziative che saranno messe in campo. Intanto, Bignami si è rivolto direttamente al leader leghista Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno, per chiedere il suo intervento. Nel frattempo, anche la Lega a Bologna si sta muovendo nella stessa direzione. Il commissario cittadino del Carroccio, Simonetta Bettini, annuncia infatti l’apertura di un fronte legale. «Stiamo raccogliendo i documenti necessari per un esposto alla Corte dei Conti», spiega Bettini.

Esposti e raccolte firme

Il Carroccio avvierà poi una raccolta firme «per un progetto di legge regionale d’iniziativa popolare che, sulla falsa riga della legge anti-moschee della Lombardia, punta a rendere difficile erigere una moschea o aprirne una in uno scantinato». Il primo gazebo sarà questo sabato, 8 settembre, dalle 10 alle 13 in via Indipendenza angolo via Montegrappa. «Non è una questione di diritto di culto- sostiene il consigliere comunale leghista Umberto Bosco- bensì una questione di urbanistica, integrazione e sicurezza. Invito gli scettici a leggere la proposta di legge prima di liquidarci come razzisti e intolleranti». Intanto, in un’interrogazione depositata alla Camera, Bignami cita la recente presa di posizione di Salvini, che in un’intervista ha «espresso l’intenzione di fare chiarezza sulla materia, introducendo nuove norme volte a disciplinare» i luoghi di culto islamici.

La delibera

Il deputato Fi chiede a Salvini «quali iniziative il ministro intenda assumere per evitare la realizzazione di una moschea a Bologna». Prima della pausa estiva, la Giunta Merola ha approvato la delibera con cui si propone di «cedere alla comunità islamica il diritto di superficie per 99 anni della zona dove oggi ha sede il centro di cultura islamica», in via Pallavicini, con una permuta del valore di 305.000 euro con un’area verde ceduta dagli islamici su cui però «non esiste nessun diritto edificatorio». Secondo Bignami, «già dal punto di vista contabile l’operazione apparirebbe discutibile». Inoltre l’accordo «prevede l’abbassamento del prezzo al trascorrere degli anni- segnala l’azzurro- nel caso in cui l’ente islamico decidesse di acquistare l’area. Tra 10 anni l’immobile di via Pallavicini costerebbe 250.000 euro, tra 60 appena 11.000». La sede di via Pallavicini, oltretutto, già oggi è affittato dal Comune all’associazione islamica «con uno sconto del 91,30% sul canone di affitto: 4.000 euro annui contro i 46.000 previsti».

«Vogliono creare una moschea»

Nella delibera della Giunta, inoltre, «è prevista anche la possibilità di edificare ulteriormente l’area per circa 7.000 metri cubi- sottolinea Bignami- ciò, in previsione, fa verosimilmente supporre che in futuro su tale area potrebbe sorgere anche un minareto. L’intera operazione, infatti, sembra essere propedeutica alla nascita di una vera e propria moschea a Bologna», sostiene Bignami. Allo stesso tempo, Bignami domanda se il Governo «non ritenga necessario valutare la sussistenza dei presupposti per adottare iniziative volte alla sospensione, attraverso moratoria, degli interventi di realizzazione di luoghi di culto dedicati alla religione islamica, che potrebbero risultare illegittimi anche alla luce dell’assenza di una disciplina normativa adeguata».

Problemi burocratici

A livello nazionale, infatti, la confessione islamica «è una delle poche a non aver ancora regolato, attraverso un’intesa ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione, i suoi rapporti con lo Stato italiano». Secondo Bignami, «a nulla valgono le giustificazioni sulle divisioni interne alla stessa comunità islamica che non consentirebbero di individuare un interlocutore chiaro e definito». Per il deputato FI, la mancata regolazione dei rapporti tra Stato e Islam «non è più ammissibile, soprattutto in ragione dell’alto numero di fedeli musulmani presenti nel nostro Paese», che ammontano a 2,8 milioni di persone (il 4,8% della popolazione). In Emilia-Romagna, continua Bignami, sono stati mappati 176 centri islamici, di cui 14 a Bologna.

Vuoto normativo

Ma proprio la mancanza dell’intesa tra Stato e Islam crea «problemi anche sul fronte della disciplina urbanistica e della normativa in fatto di sicurezza dei luoghi di culto islamici. In molti casi- afferma Bignami- i locali aperti come negozi o centri associativi sono stati poi adattati a luoghi dove pregare e incontrarsi. Hanno quindi problemi sia per l’incongruenza con gli statuti delle associazioni che le gestiscono sia per il non rispetto delle norme igieniche, di sicurezza e destinazione d’uso». Da qui la richiesta del deputato FI a Salvini anche su «quali iniziative il Governo intenda assumere in relazione alla regolazione dei rapporti tra Stato e religione islamica».

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