13 febbraio 2019 - 09:45

Santa Caterina, il dossier sul tavolo delle Belle Arti: «Sui portici sforzo comune»

L’assessore Orioli: «Lavoreremo con tutti per la sfida Unesco»

di Daniela Corneo

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La pratica della chiesa di Santa Cristina in Strada Maggiore, dalle cui statue sulla facciata l’altro giorno si sono staccati dei pezzi di calcinacci, ieri era già nelle mani della Soprintendenza. Che, dopo la messa in sicurezza dell’edificio seicentesco, adesso dovrà stabilire quale tipo d’intervento servirà per ripristinare le quattro statue che i vigili del fuoco hanno dovuto in parte mutilare perché non si corrano rischi per i passanti. Ma adesso il problema principale, oltre al ripristino di un bene culturale, sono le risorse per garantire gli interventi.

Le risorse

I Beni culturali non si sbilanciano in merito, ma quel che è certo è che di risorse a disposizione non ce ne sono, visto che sono sempre ai minimi termini anche quelle per i propri edifici e i propri monumenti. Quindi l’appello rivolto l’altro giorno, a crollo appena avvenuto, alla Soprintendenza dal parroco di Santa Cristina, don Lino Goriup, rischia di restare lettera morta. Insomma: alle chiese e alla loro manutenzione dovrà pensarci la diocesi e, in questo caso specifico, ci dovrà pensare per primo il parroco. Non si sa come. «Ogni parrocchia è un ente a sé — spiega don Mirko Corsini, delegato regionale per i beni culturali ecclesiastici e parroco della Sacra Famiglia nel quartiere Saragozza —, adesso si faranno le opere di messa in sicurezza, poi la parrocchia provvederà al restauro quando riuscirà». E se riuscirà. «Il patrimonio culturale ecclesiastico — continua don Corsini, che anche per garantire la manutenzione della sua parrocchia ha affittato posti auto nel cortile a ridosso della chiesa — non ha fondi dedicati. Gli unici fondi dedicati sono quelli che arrivano annualmente dall’8 per mille. Diciamo che per tutta la diocesi parliamo di una cifra annuale di circa 600.000 euro». Briciole, considerato tutto il patrimonio.

Il sacerdote

Con queste risorse, continua don Corsini, «non si riesce a far fronte alle reali esigenze di tutte le chiese, quindi siamo costretti a orientare l’attenzione verso quelle realtà che non ce la fanno. Il lavoro su un bene tutelato costa il doppio di quanto costerebbe su un bene non vincolato. Quello della manutenzione delle chiese e dei monumenti storici è un problema che avremo sempre di più in futuro, soprattutto perché gli interventi sono molto onerosi e complessi».

Il Comune

Una mano, però, la tende il Comune. Non che abbia a disposizione risorse dedicate, ma la corsa per la candidatura dei portici all’Unesco ovviamente impone anche una riflessione sulla manutenzione dei monumenti e degli edifici che si trovano nei 12 tratti di portici selezionati per il dossier. «Uno dei temi imminenti da affrontare nei prossimi mesi — spiega l’assessore all’Urbanistica Valentina Orioli — sarà proprio quello del confronto con tutti i proprietari degli immobili a ridosso dei portici. Li convocheremo e cercheremo di fare degli accordi, troveremo dei modi per aiutarci a vicenda sul tema della tutela dei portici. La Curia, poi, è già uno dei soggetti all’interno della cabina di regia del dossier. Sulla cura dei portici serve una co-progettazione». Quanto al caso specifico della chiesa di Santa Cristina, Orioli non si tira indietro: «Valuteremo se e in che modo possiamo collaborare con la parrocchia».

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