16 marzo 2019 - 17:14

Reagisce agli insulti social perché ha assunto un cuoco di colore vietando il locale ai razzisti

La solidarietà alla fine ha prevalso: il cuoco è rimasto al suo posto e dalla rete fioccano le prenotazioni. L’autore dei post offensivi è il presidente dei commercianti del posto «Era solo una goliardata, anche io ho avuto dipendenti di colore». Il sindaco: «Il nostro paese non è razzista»

di Enea Conti

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Nella foto, Riccardo Lanzafame con il cuoco del Gambia assunto. A destra, il cartello affisso all’insegna della sua locanda
Nella foto, Riccardo Lanzafame con il cuoco del Gambia assunto. A destra, il cartello affisso all’insegna della sua locanda

MONTESCUDO (RIMINI) Alla Locanda i Malatesta di Montescudo, piccolo borgo dell’entroterra riminese, durante questo weekend, a cenare ci andranno in tanti. Non solo per mangiare una pizza ma anche per conoscere Masamba, il cuoco del ristorante, un richiedente asilo di 20 anni originario del Gambia vittima, stando a quanto denunciato dal titolare, di insulti razzisti sul gruppo Facebook frequentato dai cittadini del comune lo scorso dicembre. All’inizio di marzo, il gestore del locale, Riccardo Lanzafame, aveva appeso sul portone di ingresso del locale un cartello che a chiare lettere invita tutt’ora i razzisti a starsene alla larga, lamentando per altro un calo della clientela dovuto alla presenza del cuoco. In tanti hanno manifestato solidarietà tempestando di telefonate Lanzafame per prenotare un posto a tavola.

Un commento scatena il caso

Per la cronaca, l’identità dell’autore del commento — poi fatto rimuovere — è ben nota. Si tratta del presidente dell’associazione dei commercianti del paese Marco Ceccoli. «Non avrei mai detto di vedere un pizzaiolo “ebano”, dal momento che non si è avverata la profezia di Nostradamus sul Papa Nero», sarebbero state queste alcune delle frasi postate dal soggetto — per sua stessa ammissione — bollate come «una goliardata» dall’autore, che si è difeso raccontando di avere avuto in passato in forza alla propria attività alcuni dipendenti africani. Masamba – che vive in una struttura di proprietà della cooperativa sociale Metis di Rimini-, nel frattempo aveva deciso di smettere di lavorare a Montescudo ritenendosi responsabile del calo dei clienti lamentato dal gestore. È stato poi convinto a tornare ai fornelli da Lanzafame in vista del «pienone» dovuto previsto a seguito della denuncia. Come raccontato dal titolare il giovane africano – che frequenta l’istituto alberghiero di Riccione - era stato assunto «con un contratto a chiamata che scadrà ad agosto, in maniera quindi del tutto regolare».

Le voci di paese e il dibattito sui social network

A Montescudo molti abitanti respingono al mittente l’accusa di razzismo: «Non è quello il punto, non è dovuta certamente alla presenza del ragazzo africano la mancanza di clientela alla locanda». Anche sui social network la vicenda ha avuto parecchio scalpore. Alcuni credono che il caso denunciato da Riccardo Lanzafame sia un espediente escogitato per attirare persone nel ristorante, altri non hanno alcun dubbio sulla matrice razzista dell’accaduto.

La sindaca Castellari: «Montescudo non è razzista»

Sul caso è intervenuta anche Elena Castellari, sindaca del Comune di Montescudo - Montecolombo. «Non sono assolutamente d’accordo con la gogna mediatica che ha coinvolto tutta la comunità - ha spiegato - perché il Comune di Montescudo Monte Colombo non è assolutamente razzista. Questo territorio vanta, al contrario di ciò che si sente raccontare oggi, una coesione e una solidarietà non comuni, con esperienze particolarmente virtuose di integrazione e di impegno sociale». La Castellari ha raccontato di aver incontrato personalmente il titolare della Locanda Malatesta «dimostrandogli la vicinanza di questa Amministrazione per le difficoltà che sta vivendo la sua attività in termini di clientela e quindi di incassi, vicinanza, peraltro, espressa a tutte le attività economiche presenti sul territorio, direttamente all’Associazione che le rappresenta». Per il sindaco, tuttavia, la vicenda sarebbe degenerata a partire da una discussione di carattere personale. «Se tali questioni sono questioni sono generate sui social network dove qualsiasi parola può essere enfatizzata o travisata – auspico che vengano risolte senza ulteriori clamori».

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