20 marzo 2019 - 08:40

Moschea, il prefetto Impresa: «Meglio un’unica struttura. È più facile da controllare»

L’sos di Lafram? «Anche i militari per vigilare su via Pallavicini»

di Gianluca Rotondi

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Patrizia Impresa, prefetto di Bologna
Patrizia Impresa, prefetto di Bologna

«Capisco la preoccupazione del presidente dell’Ucoii Yassine Lafram, ma siamo da tempo abituati a mantenere un’allerta significativa sui luoghi di culto. Ciò non toglie che dopo l’attentato in Nuova Zelanda i controlli siano stati intensificati». Il prefetto Patrizia Impresa risponde al grido d’allarme di Lafram, un timore che l’ha portato a chiedere più sicurezza al ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Gli islamici bolognesi chiedono protezione, sostenendo che non c’è un terrorismo di serie A e uno di serie B.
«Lo scenario europeo, ma non solo, non ci ha mai fatto abbassare la guardia, anche in assenza di minacce specifiche. I luoghi di culto sono monitorati da sempre ma dopo l’attentato abbiamo intensificato il livello di vigilanza, con un monitoraggio costante e l’utilizzo di risorse solitamente destinate ad altro».

Intende i militari?
«Anche. Durante la riunione in Prefettura si è convenuto di aumentare i controlli, sia quelli visibili che quelli che non devono esserlo. La tutela dei luoghi di culto è un impegno prioritario, non da ora».

In città si discute, non senza contrapposizioni, della futura moschea che dovrebbe sorgere in via Pallavicini. Cosa ne pensa?
«In città ci sono più luoghi di culto, ma sono tutti mappati, dunque vigilati. Un unico centro di preghiera sarebbe più esposto ma al tempo stesso più facile da controllare. Per esperienza posso dire che più si ha conoscenza e trasparenza dei luoghi di culto e di chi li frequenta, meglio è. È una garanzia per tutti, in termini di sicurezza, che poi è il profilo che ci riguarda. Per il resto si tratta di una scelta politica, sociale e religiosa che non ci compete e nella quale non entro».

Veniamo al tema della sicurezza in Fiera. L’aggressione al sottosegretario Stefano Candiani e a sua madre non è un bel biglietto da visita.
«Ne abbiamo parlato oggi (ieri, ndr) nel comitato. È stato un brutto episodio, però perseguito subito dalle forze dell’ordine. L’expo ha un afflusso notevole di visitatori e attira anche la microcriminalità, ma questo non è accettabile perché si tratta di una Fiera importante e tale deve restare anche come percezione. Perciò abbiamo predisposto controlli maggiori e più visibili da parte delle forze dell’ordine. L’ente Fiera farà la sua parte implementando la videosorveglianza con un radiocollegamento con le centrali».

Il 27 marzo ha convocato in Prefettura Comune, Ausl, Osservatorio e servizi sociali sul tema della droga. Con quale obiettivo?
«Si è fatto molto in termini di repressione, ognuno fa la propria parte, ma credo sia necessario mettere a sistema la professionalità di tutti. Il fenomeno va affrontato sotto diversi profili: repressivo, ma anche sociale e terapeutico. Il consumo di strada sembrava uno scenario passato, non è così e dobbiamo occuparcene. Come negli anni 90».

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