21 luglio 2018 - 12:40

Integrazione a ritmo di danza con Mr. Cubanito e il suo team dei “nuovi italiani”

Da Cesenatico a Cattolica è in azione una squadra di 90 animatori formata per la maggior parte da ragazzi e ragazze straniere che hanno ottenuto la cittadinanza

di Enea Conti

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BOLOGNA — I balli di gruppo in riva al mare, al ritmo dei tormentoni estivi del momento, sotto il sole rovente già prima di mezzogiorno. Parliamo di una delle cartoline di tutte le riviere d’Italia, specie in queste settimane, quelle in cui la stagione balneare entra nel vivo e sempre più turisti si riversano in spiaggia per godersi le ferie. In Romagna, dove ha sede Federazione Italiani animatori turistici sportivi (Fiats), c’è chi si è inventato la sfida declinare il tema dell’integrazione sfruttando proprio quella cartolina rivierasca senza tempo, fatta di balli di gruppo e fitness sulla battigia. Sulla Riviera, da Cesenatico fino a Cattolica, in queste settimane è al lavoro una squadra di 90 animatori formata per la maggior parte da ragazzi e ragazze stranieri, che hanno ottenuto la cittadinanza italiana o con regolare permesso di soggiorno, dai 16 anni in su. Sono giovani cubani, sudafricani, marocchini, brasiliani e propongono ai bagnanti attività che spaziano dai classici balli di gruppo in riva al mare, aperitivi a tema, laboratori. Il tutto reinterpretato con i background culturali dei singoli animatori. Difficile che questi insegnino ai bagnanti le mosse dell’ultima hit estiva, più facile che nell’aria risuonino ritmi esotici. Questa la scommessa di Mr Cubanito, al secolo Francesco Gibilaro, ventisettenne siciliano capo area degli animatori in forza alla squadra di Fiats, che negli ultimi giorni ha proposto sulle spiagge di Cesenatico uno spettacolo di animazione e ballo facendo indossare alle animatrici di ogni etnia una maglia azzurra, quella tipicamente rappresentativa della Nazionale Italiana.

La sfida per l’integrazione di Mr Cubanito

«C’è un’ideale di animatore molto in voga, la cui diffusione porta a situazioni altamente discriminatori, come razzismo transfobia e omofobia», racconta Gibilaro che nella sua carriera artistica veste spesso anche i panni della drag queen Lola Star. «L’idea di portare in giro una squadra di animatori composta soprattutto da ragazzi e ragazze straniere o di origini straniera, spesso di colore, è un modo per reagire a tutto questo e a contrastare questo fenomeno in maniera concreta». Pur raccontando che le iniziative promosse hanno molto seguito, Gibilaro non nega che la sfida intrapresa debba fare i conti con alcune criticità «È difficile, spesso, far lavorare negli stabilimenti ragazzi africani nelle strutture ma più in generale chi ha il colore della pelle scuro, perché a volte ci chiedono espressamente di non gradire la loro presenza in qualità di animatori».

Le barriere da superare

«Ho iniziato a lavorare con la Fiats nel 2014, mi hanno formato con uno stage, ho lavorato con tanti ragazzi non italiani», racconta Giusy Noda, giovane animatrice cubana. «Spesso però non è facile superare la barriera della differenza di altre persone verso gli stranieri, specie verso chi ha un colore della pelle diverso. Io a Cuba ero una ballerina professionista, qui porto le mie competenze nel ballo facendo l’animatrice in spiaggia mentre con i bambini, organizzo laboratori di riciclo e riuso». Gli animatori non si occupano solo dei classici balli in spiaggia, ma anche di intrattenere i bambini negli stabilimenti balneari con attività educative, oppure di organizzare eventi ricreativi come gli aperitivi a tema. «Ho insegnato ai bambini a riutilizzare, ad esempio, le bottiglie di plastica per costruire marionette e altri oggetti, anche per farli divertire. Mentre a sera capita che organizzi aperitivi a tema cubano proponendo piatti e drink tipici». Ai ragazzi viene garantito il vitto e l’alloggio. «E, a parte, uno stipendio — spiega Mr Cubanito — Come Fiats abbiamo fatto un corso professionale con la Cna perché risulti anche all’Inps l’esistenza di questo lavoro». Per chi lavora come animatore è difficile se non impossibile, ad esempio, richiedere l’assegno di disoccupazione. Ma il mestiere, a detta dei protagonisti, regala comunque soddisfazioni. «Ora faccio l’animatrice in spiaggia ed è bello vedere che tante persone, anche italiane, si affezionano», racconta sorridendo Giusy.

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