20 ottobre 2018 - 16:24

Maserati, a Modena crollo degli ordini: rischio esuberi e contratti di solidarietà

Cresce la tensione nello stabilimento a causa dei pochi ordinativi. L’allarme della Fiom. A fine mese un incontro al ministero dello Sviluppo economico

di Luciana Cavina

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BOLOGNA - Crollano gli ordinativi, urge la produzione di un nuovo tipo di auto, la Fim-Cisl ottiene contratti di solidarietà fino a marzo 2019 (senza la firma della Fiom-Cgil ) e la crisi della Maserati di Modena, dopo il drastico calo della produzione delle sedi di Grugliasco e Mirafiori, va in consiglio regionale. A sollevare il tema è il consigliere di Sinistra Italiana Yuri Torri che chiede di «promuovere un tavolo di crisi per la salvaguardia del livello occupazionale» dello stabilimento del Tridente. E sollecita «un intervento diretto per il rilancio complessivo di un marchio importantissimo».

Sindacati in campo

Giorgio Uriti della Fim confida che «Comune di Modena e Regione si stanno già muovendo». E, finalmente, dopo molte sollecitazioni, il 30 ottobre tutte le sigle sindacali dovrebbero incontrarsi al ministero dello Sviluppo Economico per fare il punto sul’«automotive». Lì si parlerà di Fca, del piano industriale post Marchionne e dei rami dedicati al lusso come, appunto, Maserati e il suo meno 41% calcolato a livello nazionale nel secondo trimestre del 2018. Naturalmente arriverà al tavolo anche il caso della Magneti Marelli (che ha stabilimenti a Bologna e Crevalcore) per cui si affaccia l’ipotesi di vendita alla Kalsonic Calsei, azienda giapponese controllata dal fondo americano Kkr .

Poche vendite

Intanto nella sede produttiva modenese, che occupa 220 persone (fino a qualche anno fa erano 300), la tensione cresce. I modelli Gran Turismo, GranCabrio e Alfa Romeo 4c non vendono più da tempo, e si fatica a riempire le ore di lavoro. «È dal 2014 che diciamo che quei veicoli sono vecchi — interviene Cesare Pizzolla della Fiom — Siamo i “gufi”, ma purtroppo avevamo ragione». Praticamente la produzione si limita «al restyling di macchine vecchie di dieci anni. Di Alfa 4c, per esempio, dovevano uscirne una ventina al giorno. Oggi ne escono quattro». Si è aggiunto, infine, il calo di ordini dall’Europa anche a seguito delle nuove normative sulle emissioni. Tutti, concordano, insomma, sull’urgenza di rilanciare l’attività con un nuovo modello e di pianificare la piena occupazione. «Lo stabilimento modenese» non usa mezzi termini Pizzolla, «è a rischio».

Contratti di solidarietà

Ma sulle modalità si scatenano le divisioni. «Noi abbiamo concordato 4 mesi di contratti di solidarietà a rotazione a partire dal 2 novembre per mettere in sicurezza tutti i lavoratori — ribadisce Uriti — Se no gli esuberi sarebbero stati immediati. Abbiamo messo in calendario tre incontri di verifica mensili, mentre il faccia a faccia decisivo con i vertici a Torino ci sarà a gennaio e lì devono dirci se vogliono garantire la mission produttiva e presentare un piano industriale. Capiremo lì cosa vorranno fare». Il fatto che in questi anni, comunque, l’azienda ha evitato di dismettere vetture che non avevano più mercato, puntando piuttosto sulle omologazioni — secondo la Cisl— fa accendere una luce di speranza sulle buone intenzioni.

Quanti esuberi?

Diversa posizione quella della Fiom: «Non siamo contrari allo strumento della solidarietà in sé. Ma siamo stati messi praticamente di fronte al fatto compiuto, a un “prendere o lasciare” carte già siglate — lamenta Pizzolla — Non abbiamo potuto proseguire con la trattativa». Uno dei punti fondanti, ad esempio, sarebbe stato il numero degli esuberi. La Fiom contava di ridurli: «L’azienda ne ha indicati 132, a noi sembrano sproporzionati. Veniamo inoltre da 3 anni di cassa integrazione — continua il sindacalista — avremmo chiesto che almeno quelli che hanno subito di più venissero in qualche modo tutelati». Nessun pericolo invece per il settore ricerca e sviluppo che, sempre a Modena, occupa un migliaio di dipendenti tra ingegneri, progettisti e impiegati, impegnati sui marchi Maserati e Alfa Romeo.

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