10 agosto 2018 - 09:57

Stop al bando periferie, ma al Pilastro il governo non si tocca

Tra i residenti: «Salta la caserma? Sai che novità: basta attaccare l’esecutivo». «Salvini? Fa ciò che dice»

di Maria Centuori

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BOLOGNA - Al Pilastro nessuno tocchi il governo. Slitta la costruzione della caserma dei carabinieri al Pilastro ma tra i bolognesi che vivono in quella zona c’è chi è più amareggiato per le invettive nei confronti dell’esecutivo gialloverde che ha congelato fino al 2020 le opere previste dal piano per le periferie.

In giro per il quartiere

«Ho votato per una vita a sinistra e di promesse non mantenute ne ho sentite. Ora la caserma non si fa. Qual è la novità? Glielo dico io: alzano la voce solo perché al governo ci sono gli altri, ma credo davvero che sia una questione di priorità e se hanno valutato che non lo sia una caserma al Pilastro, mi sento di dargli fiducia comunque. Tanto cosa hanno fatto gli altri? Vivo qui dal 1972 e non è cambiato mai nulla». Non ha dubbi Raffaele, mentre continua a compilare un foglio in cui cerca di far quadrare un po’ di conti seduto davanti al circolo Il Casalone. L’aria che si respira in un pomeriggio d’agosto alla estrema periferia di Bologna, lungo San Donato fino al Pilastro è quella del disincanto. «E non è rassegnazione», precisano un paio di signori seduti sulle panchine del parco a San Donnino, a qualche metro: «Io credo nella sicurezza e che debba esser fatta in modo diverso qui. Ma che non faranno la caserma non mi meraviglia, semplice. Non è la prima volta che slitta, ma è la prima volta che slitta per colpa di un’altra fazione politica. Non mi vergogno a dirlo, io questa volta ho votato dall’altra parte perché Salvini fa tutto quello che dice. La caserma è sempre stata una trovata elettorale». E poi «davvero una caserma risolverebbe i problemi della sicurezza qui? — chiede un altro signore — Non è una caserma a fare sicurezza, le regole vanno rispettate e vanno fatte rispettare: messo a posto uno se ne mettono cento». «Le ideologie sono belle, tranne quelle fasciste — risponde prontamente all’amico Gianluigi —. Ma vanno perseguite, e oggi i nostri politici perseguono seguono potere e soldi. Vero però che è inutile meravigliarsi: perché devo aspettare i soldi da Roma per fare una cosa per la mia città? Abbiamo sempre dimostrato di essere una città attiva, noi bolognesi siamo pronti a metterci le mani in tasca per fare una raccolta se c’è qualcosa di importante da realizzare. Prendevo manganellate in piazza, è vero che non mi piace più questa politica di sinistra ma non dobbiamo cedere al loro gioco: combattere una guerra tra poveri».

I critici

Quella di Gianluigi è l’unica voce fuori dal coro, un coro nuovo per il Pilastro, lo stesso quartiere dove è cresciuto il sindaco Virginio Merola, quello della strage del 4 gennaio 1991 dove morirono per mano della banda della Uno Bianca i carabinieri Moneta e Mitilini oltre a Stefanini.

«Salvini mantiene le promesse»

«Qui ho visto solo parate di sindaci, poi di ufficiali dei carabinieri, e tante promesse in campagna elettorale. È da quando lavoro qui che va avanti questa storia e sono appena dieci anni. Mi raccontano che è la stessa storia congelata, scongelata e ricongelata tutte le volte — spiega Domenico — . Il punto è che siamo stanchi di esser presi in giro, e Salvini finora le cose che ha detto sono quelle che ha fatto. Poi i soldi se si vorrebbe fare una caserma ci sarebbero, se si pensa che hanno concesso a poche migliaia di euro uno spazio per una moschea». Delusi e arrabbiati, che se alle Politiche hanno preferito non votare, adesso voterebbero senza dubbio da sinistra la Lega o i Cinque Stelle: «Il Pd ci ha portato nel baratro, al pari di Forza Italia. E anche a livello locale le cose non vanno meglio, proprio qui dove è cresciuto il sindaco Merola abbiamo avuto per anni un cantiere vicino alla rotonda, vivendo disagi che si sono prolungati senza senso per mesi. Figuriamoci quando davvero faranno questa caserma. Ma tanto non la fanno e non è questione di finanziamenti bloccati a Roma. Non ci crediamo più».

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