21 settembre 2018 - 08:52

M5S, a Bugani stipendio da 80mila euro

Pubblicati i compensi dello staff del vicepremier Di Maio di cui fa parte il capo del Movimento in Emilia. Il grillino è anche consigliere comunale al secondo mandato nonché socio della piattaforma Rousseau

di Francesco Rosano

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«Sta finendo l’era delle nomine segrete e dei doppi incarichi», prometteva nel 2011 l’allora candidato sindaco del M5S Massimo Bugani. Un’altra epoca, un altro Movimento. Quello in cui bastava un’intervista in tv per essere espulsi via blog da Beppe Grillo, come sa bene Giovanni Favia. O in cui la sola ipotesi di un doppio incarico all’orizzonte causava un’alzata di scudi dei pentastellati. Come quando il presidente della Camera di Commercio Bruno Filetti rischiò di diventare anche presidente del Marconi: «Un’ipotesi da scongiurare, anche perché ci sono tante persone competenti fuori dalla politica che devono venir prima delle voglia di piazzar sempre gli stessi nomi». Ma i tempi sono cambiati, per l’appunto. E oggi Bugani riveste di fatto un triplo incarico: capogruppo del M5S in Consiglio comunale, socio dell’associazione Rousseau (la piattaforma tecnologica legata alla Casaleggio Associati che è il cuore del Movimento) e vicecapo della segreteria del vicepremier Luigi Di Maio. Un incarico per cui, ha rivelato L’Espresso, Bugani percepirà uno stipendio di circa 80mila euro l’anno. Una remunerazione che va a sommarsi a quella da consigliere comunale (per legge non può superare i 29mila euro ed è legata alle presenze effettive). Comunque un bel salto per il capogruppo pentastellato che nel 2016 (ultimo dato disponibile) dichiarava un reddito di poco superiore ai 20mila euro. E che oggi, grazie al doppio ruolo a Roma e a Palazzo d’Accursio, potrebbe facilmente superare i 100mila euro all’anno.

Gli ex compagni di strada

Un dato che non è sfuggito ai suoi ex compagni di strada, i quali sono tornati all’attacco puntando il dito contro Bugani. «Per non capire che razza di persone, ipocrite e false, hanno occupato quello che era il Movimento, bisogna avere gli occhi foderati di prosciutto, mortadella e ciccioli», ironizza l’ex consigliere regionale Giovanni Favia. «Su tutti svetta Massimo Bugani, detto minimo. Si pappa 80.000 euro all’anno dal governo e mantiene la poltrona, sempre da noi pagata, di consigliere comunale. Una bella petizione per chiederne le dimissioni — scrive Favia — sarebbe il minimo. Peccato che la cittadinanza M5S attiva e critica non esista più». Ancora più graffiante Andrea De Franceschi, anche lui ex consigliere regionale espulso dal Movimento. «”Sta finendo l’era delle nomine segrete, dei doppi incarichi”, tuonava un tempo contro la Kasta — scrive Defranceschi pubblicando un vecchio video di Bugani — e poi un giorno lo trovi a prendere uno stipendio da consigliere comunale a Bologna, 26.000 euro all’anno circa, e ci aggiungi 80.000 euro all’anno da segretario particolare di un ministro. Un totalino che supera 100 mila euro. È il cambiamento, bellezza...». Mentre dalla Romagna Pietro Vandini, primo candidato sindaco del M5S a Ravenna poi escluso dalle parlamentarie, scrive sarcastico: «Questi personaggi il reddito di cittadinanza se lo sono già preso, senza bisogno di un decreto ad hoc o di una qualsiasi finanziaria».

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