25 settembre 2018 - 08:48

Moschea, sì tra liti e ricorsi. Lafram: fiero della mia città

Passa in aula la permuta contesa. Opposizioni sulle barricate

di Beppe Persichella

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Si è conclusa la battaglia sulla permuta tra il Comune e l’Ente di gestione dei beni islamici in Italia che aprirà le porte alla riqualificazione del centro di cultura islamica di via Pallavicini, ma il centrodestra non ha intenzione di arrendersi ed è pronto a spostare lo scontro dal Consiglio comunale alle aule di un tribunale. La delibera della giunta però è passata con il via libera di Pd e Coalizione civica, l’astensione del Movimento 5 Stelle e il no di Lega, Forza Italia e Insieme Bologna, che considerano la permuta come l’anticamera per la nascita di una grande moschea. «Sono fiero di essere un cittadino di questa città», così Yassine Lafram, portavoce del Centro di cultura islamica di via Pallavicini, ha accolto l’approvazione della delibera che porterà il Comune ad acquisire un’area di 6.587 metri quadrati in via Felsina cedendo in cambio all’Ente di gestione dei beni islamici in Italia il diritto di superficie (per 99 anni) del Centro di cultura islamica di via Pallavicini. L’area che passerà a Palazzo d’Accursio si trova alle scuole Manfredi-Tanari, in zona Fossolo.

Una permuta alla pari

Si tratta di una permuta alla pari, dal valore di 305.000 euro. L’Ente di gestione dei beni islamici potrà riscattare anticipatamente il diritto di superficie rilevando la completa proprietà dell’area: con 250.000 euro dopo dieci anni, con 110.000 dopo 60 anni. «Un’operazione molto legittima sotto tutti gli aspetti: tecnici, politici e quant’altro», ha commentato Lafram al termine del voto in aula. E da parte del Comune, sostiene, non c’è stato nessun favore. «Quando sento parlare di regalo penso sempre alla giunta Guazzaloca, che ci diede la sede in via Pallavicini e dove non avevamo mai pagato un affitto finché non è arrivata questa amministrazione targata Pd», spiega Lafram. Forza Italia e Lega non la pensano affatto così, hanno promosso in questi giorni una raccolta firme e anche Forza Nuova ha continuato a tappezzare la città di striscioni anti Islam (lo sta facendo da giorni, ieri in zona stadio e in via Stalingrado). Un’operazione sbagliata, dice Marco Lisei capogruppo di Forza Italia, «tecnicamente perché ci rimettiamo come Comune, e sbagliata politicamente, perché non andiamo incontro ad un’esigenza del territorio». A suo avviso l’unica ragione è elettorale: «Il Pd ha bisogno di trovare un consenso che non ha mai avuto». La pensa così anche la capogruppo leghista Francesca Scarano che considera «inaccettabile» la delibera «perché non è mai successo che il Comune regalasse 3.300 metri quadrati ad una confessione religiosa». Mentre per un altro leghista, il consigliere comunale Umberto Bosco, annunciando un futuro ricorso a Tar e Corte dei Conti, «l’arroganza e la granitica sicurezza ostentata dall’assessore Matteo Lepore saranno sgretolate a tempo debito sia dalle toghe, sia dall’opinione pubblica».

La delibera

È stato infatti l’assessore alla Cultura a presentare in Consiglio comunale la delibera e a difenderla dagli attacchi del centrodestra. La delibera, dice guardando i consiglieri delle opposizioni, è in grado «di reggere qualsiasi ricorso e di reggere il consenso dei cittadini». Per poi sfidarli, citando l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca: «Non capisco perché la destra invece di costruire alla luce del sole un orizzonte nuovo di democrazia e partecipazione come provò a fare la giunta Guazzaloca preferisca rifugiarsi dietro al Tar, alla Corte dei conti e all’ostruzionismo».

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