18 aprile 2019 - 08:54

Volti e sfide in Emilia, un test per Pd e Lega

Il Pd spera nel 25%, la Lega punta a diventare primo partito, la crisi 5S: liste (e strategie) per le Europee. Fra i bolognesi il «pasticcere» Laganà (Popolari per l’Italia) e Collina della Linea con la Sinistra

di Beppe Persichella

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La bandiera europea
La bandiera europea

Se ci si volta indietro a rileggere i risultati delle scorse Europee, alcuni confronti potrebbero risultare impietosi o persino sbalorditivi, sempre che gli ultimi sondaggi dovessero trovare conferma il 26 maggio. Eppure, è anche da lì che si deve partire per fissare l’asticella e, di conseguenza, calibrare le aspettative dei singoli candidati. Per il Pd l’abbuffata di seggi e di voti fatta la notte del 26 maggio 2014 è un miraggio. Se è meglio non pensare a quel 40% dell’era Renzi, raccogliere un po’ più della metà potrebbe essere rivendicato come un mezzo successo da Nicola Zingaretti, dopo la débâcle del 4 marzo.

I «bolognesi» del Pd

L’ex senatrice Francesca Puglisi, che assieme a Paolo De Castro ed Elisabetta Gualmini forma la triade dei candidati dem bolognesi, si aspetta «una sorpresa positiva» e spera che il suo partito riesca a raggiungere «almeno il 25%». La sua non era una candidatura blindata, fino all’ultimo ha rischiato di restare fuori, e ora come tutti gli altri dovrà cercarsi i voti uno per uno, perché le posizioni in lista sono puramente indicative, servono le preferenze. «Sono fiduciosa, penso che i giovani stavolta sceglieranno una forza europeista come il Pd che si batterà per assicurare la massima libertà di movimento e sostegno per l’Erasmus e le politiche per l’ambiente», scommette la dem. Il Pd dell’Emilia-Romagna esprime 7 candidati (oltre ai tre bolognesi anche Roberta Mori, Maria Cecilia Guerra, Cécile Kyenge ed Eric Veron) su 15, che sono l’esatta metà se si esclude il capolista Carlo Calenda. Tanti, forse troppi, perché le previsioni più ottimistiche dovrebbero portare all’elezione in tutta la circoscrizione del Nordest di tre-quattro europarlamentari, rispetto ai sette del 2014. Il rischio che tante candidature, espressione di un singolo territorio, possano rubarsi voti a vicenda più che raccoglierne di nuovi, è serio. Sempre nel campo del centrosinistra gioca il cartello elettorale di Italia in Comune e +Europa.

I pentastellati

Il risultato che centreranno in Emilia-Romagna racconterà due verità: il peso elettorale del sindaco di Parma Federico Pizzarotti (capolista) soprattutto in vista delle Regionali, e la capacità del suo movimento di essere l’alternativa al M5S. Perché se candidature più pop come quella del critico d’arte Philippe Daverio si prefiggono di scalvare gli steccati ideologici, altre come quella di David Borrelli, ex braccio destro di Davide Casaleggio, sono un vero e proprio guanto di sfida ai grillini. Anche se tra i 5S le preoccupazioni non sembrano arrivare da lì. «Li vedo ininfluenti, non credo siano nostri competitor», è schietto Ricky Salvatore Lantino, l’unico candidato bolognese del M5S. Per gli attivisti si tratta di una figura storica, avvocato tributarista, molto vicino a Beppe Grillo, rappresenta le istanze del Movimento delle origini pur condividendo la svolta governativa. «Pil, deficit, fiscal compact, i temi finanziari che riguardano l’Europa, parto da lì», spiega. Seppure militante della prima ora, questa per Lantino è la prima campagna elettorale cui partecipa da candidato, tra le più rognose per il M5S sfibrato dai litigi quotidiani con la Lega. «Governare è più difficile che stare all’opposizione, l’aspettativa è enorme e si pensa che tutto debba arrivare subito. Però dei primi risultati si vedono — sostiene —, non ci sono persone che rubano, non si danno 7 miliardi di aumento alle banche ma la stessa cifra viene usata per il reddito di cittadinanza, un cambio non da poco».

La Lega

Dal M5S alla Lega il passo è corto. Per Matteo Salvini sono elezioni fondamentali e il risultato dell’Emilia-Romagna potrebbe sottolineare il passaggio cromatico dal rosso al verde, già sancito dalle ultime Politiche, e far venire davvero i brividi al Pd in vista delle Regionali. Per dire, nel 2014 il Carroccio incassò cinque europarlamentari, di cui uno dal Nordest, prendendo il 6,15% a livello nazionale. Questa volta i sondaggi dicono che Salvini potrebbe ottenere cinque volte tanto, «anche in Emilia-Romagna», è convinto Manuel Ghilardelli, sindaco di Zaino, in provincia di Piacenza. La sua è stata la candidatura dell’ultima ora, voluta da Salvini per rimarcare il ruolo nelle liste dei suoi amministratori. Ghilardelli, tra l’altro, è impegnato in una doppia campagna elettorale, perché è deciso a candidarsi a sindaco per il terzo mandato. «I miei cittadini sono contenti, se eletto porterò anche le loro istanze in Europa». E se dovesse vincere entrambe le elezioni, si terrà il doppio incarico. «Dopo dieci anni da sindaco, diciamo che ho passato il rodaggio e posso benissimo svolgere i due ruoli». In tutto sono cinque i candidati emiliano-romagnoli del Carroccio in lista e non sono pochi, se si pensa che il Veneto ne può vantare uno in più. Ma in questo caso, al contrario del Pd, si prevede una caterva di voti e quindi molti più eletti. Oltre a Ghilardelli c’è la tesoriera del partito bolognese Alessandra Basso, il capogruppo comunale a Parma Emiliano Occhi, e dalla Romagna la riminese Vallì Cirpiani e il faentino Gabriele Padovani. Più difficile da prevedere il risultato che potrà ottenere Forza Italia, che sconta il suo momento di difficoltà a livello nazionale e la storica debolezza da queste parti. Ma il nuovo coordinatore regionale Galeazzo Bignami ha portato al ritorno di alcuni volti noti tra i berlusconiani, come l’ex presidente del Santo Stefano Ilaria Giorgetti e l’ex portavoce di Ncd Valentina Castaldini. Un tentativo di dar forma anche qui ad un partito di destra liberale distinto dalla destra di Salvini. «Veniamo da campagne elettorali — ricorda Castaldini — dove i moderati erano molto corteggiati e poco valorizzati. La mia candidatura serve a questo, mettere al centro un popolo oggi poco rappresentato». Come da tradizione, anche in queste liste non mancano curiosità o volti noti che tentano il grande salto.

Da destra s sinistra

Dalla Regione all’Europa, è quello che proveranno a fare Michele Facci in corsa con Fratelli d’Italia e Silvia Prodi capolista de La Sinistra. Una nuova campagna elettorale, questa volta con i Popolari per l’Italia, attende invece Michele Laganà, patron dell’omonima pasticceria. E restando sempre a tema, si butta nella mischia pure Mauro Collina, anima del bar “La Linea”, e ora pure lui candidato per La Sinistra.

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