24 gennaio 2019 - 08:40

Monsignor Zuppi: «I cattolici hanno un ruolo. Serve una rete»

La Politica secondo l’arcivescovo di Bologna: «Abbiamo una responsabilità di fronte al cambiamento in atto»

di Beppe Persichella

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Monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna
Monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna

La politica con la P maiuscola è «quella che si sottrae alla logica dell’incasso, dell’immediato, del sondaggio», quella che ha «una visione, cerca di realizzare grandi ideali e guarda lontano»: quella che ha dato il titolo a un incontro ieri sera con l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi. È proprio Zuppi a spiegare il senso di questa «Politica» al cinema Perla in compagnia del presidente nazionale dell’Azione cattolica Matteo Truffelli. In sala circa trecento persone, fra cui Gianluca Galletti, Beatrice Draghetti, Giuseppe Paruolo, Filippo Diaco (presidente delle Acli), Sandra Zampa e monsignor Stefano Ottani ed esponenti di Cl.

Il dibattito sui cattolici in politica

L’intervento di Zuppi arriva nei giorni in cui ha preso vita, anche sulle pagine di questo giornale, un dibattito tra cattolici — da don Nicolini all’arcivescovo di Ferrara Perego, da Zamagni a Flavia Franzoni — sulla necessità di un partito o di un movimento politico che li rappresenti. Al di là della forma, per Zuppi c’è comunque bisogno di fare qualcosa. «Il cardinale Gualtiero Bassetti (presidente della Cei, ndr) ha chiesto al mondo cattolico di non far mancare visione, impegno, ideali, una responsabilità di fronte a una situazione di profondo cambiamento». Il pensiero di Zuppi è quindi in linea con quello del capo dei vescovi italiani. Lo è anche quando ritiene opportuno che i cattolici inizino a pensare «a una rete che arricchisca, unisca il volontariato, le associazioni, il mondo culturale, per un contributo alla riflessione perché la politica è anche la gestione del bene comune, la necessità di una maggiore intelligenza e di una maggiore capacità di rispondere alla sfide» perché «se non c’è il pensiero complesso c’è pensiero semplice e più facilmente può esserci il pensiero unico».

Le parole della signora Prodi

Quindi l’arcivescovo non può che condividere il pensiero di Flavia Franzoni, espresso in una lettera pubblicata ieri su queste pagine dove dice che i tempi sono maturi per una rete di cattolici, non certo per un altro partito. «Considerazioni molto opportune», sottolinea. Il ruolo di Via Altabella? Una guida, ma l’impegno in prima persona dovrà arrivare da altri. «Credo al valore della laicità e alla responsabilità dei laici, che siano loro a portare avanti il confronto». Di sicuro è arrivato il momento di affrontare il cambiamento in corso e quest’Italia gialloverde non sempre allineata con il messaggio del Papa. «Il problema — ragiona Zuppi — è il futuro, l’Europa, se vogliamo essere un Paese di vecchi o che accoglie. Se sappiamo preparare il terreno per le nuove generazioni, affrontare il tema del lavoro cercando lavoro, assicurando welfare ai deboli».

La sfida all’accoglienza

Poi la sfida dell’accoglienza, perché siamo «uno dei Paesi più sviluppati e abbiamo quindi la responsabilità di questo, ma se ragioniamo con un’ottica del passato rischiamo di restare indietro: il nostro umanesimo cattolico ci dice di guardare avanti». C’è da capire se l’Italia sia ancora accogliente: «Lo siamo ancora ma dobbiamo continuare a esserlo, dobbiamo trovare con l’Europa le risposte adeguate per un sistema efficiente, per affrontare quella che non è un’emergenza: lo dicono i numeri, è un fenomeno che conosciamo da 20 anni». Sono questi gli elementi che secondo Zuppi costituiscono «la politica con la P maiuscola». Ora che il messaggio è stato mandato spetta ai cattolici agire.

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