29 maggio 2019 - 13:58

I sindaci del Pd e la lezione al partito

L’esito delle Europee e il parallelo successo dei primi cittadini indica la strada da seguire: abbandonare le parole di Salvini e pensare ad amministrare

di Olivio Romanini

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Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini
Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini

BOLOGNA - Se il Pd avesse mai voglia di vincere le prossime elezioni regionali e di tenersi l’Emilia-Romagna la strada da seguire ce l’ha già pronta in casa: basterà seguire l’esempio dei tanti sindaci vincenti al primo turno, che hanno portato un dividendo personale alla causa del centrosinistra. Ed è una strada che può seguire anche la Lega: per conquistare l’Emilia ha bisogno di costruire una candidatura a presidente di alto profilo politico e amministrativo e di costruirci attorno una squadra competitiva. In fondo, i leghisti non devono fare altro che costruire anche qui quella classe dirigente locale che hanno saputo costruire in altre regioni del Nord e che adesso ancora non c’è, salvo casi isolati. Se si percorre questa strada però il Pd e Stefano Bonaccini possono godere ancora di un vantaggio competitivo. Per una ragione semplice: i dem hanno già in casa, vuoi anche per il fatto che governano da sempre queste terre, qualche cosa che assomiglia ad una classe dirigente. Amministratori che sanno cosa vuole dire guidare una città, una provincia, un Comune e che, per dirla con Salvini, magari si sono presi un avviso di garanzia per abuso d’ufficio per cercare di risolvere un problema. Che sanno cosa si può promettere e cosa no ai cittadini, qual è la storia delle infrastrutture della regione, come funziona la sanità, quanto costa un posto in un asilo nido pubblico e via dicendo.

I bravi amministratori

La Lega ha il vento in poppa ma quando si va a votare per le amministrazioni, e la Regione non farà differenza, i cittadini, soprattutto quelli che sono stati a casa questa volta, non si accontenteranno di uno che si alza e dice che sta con Salvini, e che chiudiamo i porti. A San Lazzaro ad esempio più che ai porti hanno pensato ad altre cose successe negli ultimi cinque anni ed è per questo probabilmente che la candidata sindaca Isabella Conti ha preso l’80,84%. Terra di tradizioni rosse, per carità, ma tanto per avere un’idea il Pd che la sosteneva ha preso solo il 38%. Al netto degli altri cespugli, il resto del consenso è tutto suo. Ma gli esempi sono tanti. A Casalecchio di Reno il Pd ha preso il 40,64% e il sindaco Massimo Bosso è stato confermato al primo turno con il 53,69%. Non è stata da meno Franca Filippini, sindaco già al primo turno a Pianoro con il 52,8% visto che la dote iniziale del Pd era la metà dei suoi voti, il 28%. E la stessa cosa si può dire di Belinda Gottardi a Castelmaggiore che ha preso il 65,9% e di Daniele Ruscigno che a Valsamoggia ha preso il 57,9%. Sono Comuni non troppo grandi? Vero, allora prendiamo Modena: il Pd prende il 39%, il sindaco Giancarlo Muzzarelli vince al primo turno con il 53% mentre cinque anni fa in un contesto politico differente era andato al ballottaggio. Nei Comuni ci sono le liste civiche ma il meccanismo espansivo di un amministratore del Pd che prova ad allargare la sua base di consenso può funzionare benissimo anche alle elezioni regionali.

Modello da seguire

Il governatore Stefano Bonaccini non potrà che seguire questo spartito: giocare da mediano, rivendicare i successi amministrativi, costruire una squadra competente. Se poi il Pd dovesse riprendere in mano uno spartito più ambizioso a livello nazionale allora potrebbe arrivare un altro aiuto ma al momento questa è un’opzione incerta. In un fortunatissimo libro del 2001 il linguista George Lakoff aveva invitato i progressisti a «Non pensare all’elefante», cioè a non usare le stesse parole degli avversari con il rischio di evocare le stesse idee, rinforzandole. Più modestamente Pierluigi Bersani amava invece ripetere la metafora della mucca nel corridoio, alludendo al pericolo che vincessero le destre mentre le sinistre si guardavano l’ombelico. Se si guarda la partita da sinistra è certo che «l’Elefante» Salvini si è preso quasi tutte le parole della politica anche in regione e che la mucca scorazza libera per la via Emilia e non da oggi.

Le parole da recuperare

Al momento il Pd non pare avere gli strumenti per contrastare questa narrazione ed è per questo che forse è meglio stare sul pezzo e parlare di rotonde, asili, ospedali, imprese e via dicendo. La Lega invece si è presa il campo di gioco e tutte le parole (da migranti a flat tax, da autonomia a sicurezza) ma con Salvini al 34% dei consensi è finito però anche il tempo delle chiacchere, dei post e dei selfie. Da oggi, non sono più maggioranza e opposizione, insieme. Tocca a loro, anche in Emilia.

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