30 maggio 2019 - 13:20

Crisi M5S, Bugani subito nel mirino

Il sottosegratario Dell’Orco: «Anche qui basta l’uomo solo al comando, bisogna cambiare e in fretta»

di Beppe Persichella

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Sulla piattaforma Rousseau la base del M5S deciderà se confermare o meno la fiducia a Luigi Di Maio. In Emilia-Romagna ora a essere messo in discussione è il suo braccio destro, Massimo Bugani.

«Troppi poteri»

Le ragioni sono simili: troppi incarichi per chi deve gestire il Movimento in una regione chiamata tra pochi mesi a eleggere il nuovo governatore. Ad aprire il dossier sulla leadership regionale di Bugani (capogruppo comunale a Bologna, vice capo della segreteria politica di Di Maio nonché uno dei tre soci della piattaforma Rousseau) è il sottosegretario ai Trasporti, il modenese Michele Dell’Orco, che non vuole più sentir parlare di un uomo solo al comando. «Non spetta a me giudicare la sua gestione del Movimento, ma agli iscritti nel caso», dice. Parole che lasciano immaginare che pure da queste parti la Rete potrebbe prima o poi dire la sua sull’uomo forte di Di Maio in regione. Mollare o meno uno dei ruoli, questo «sarà Bugani a deciderlo», spiega Dell’Orco, che nell’attesa si preoccupa della riorganizzazione del Movimento. «Penso sia necessaria una cabina di regia anche in regione, con dei referenti a rotazione per sostenere i territori ma pure per riformarli, visto che non ci siamo candidati in tanti Comuni. Deve avvenire per forza entro l’estate». I tempi sono fondamentale, bisogna recuperare consenso e farlo in fretta. Anche se per Dell’Orco il crollo del M5S da queste parti è stato in linea con quello nazionale e quindi «non c’è una questione locale», visto che sono diverse le regioni hanno ottenuto percentuali inferiori a quelle dell’Emilia-Romagna.

Agitazione ovunque

Altrove in effetti c’è molta agitazione, tanto che in Veneto il leader locale Jacopo Berti ha lanciato l’idea di un manifesto da spedire a Roma con le priorità del territorio, in primis l’autonomia (come la chiede la Lega), un’idea che sta ottenendo il sostegno di diversi parlamentari. L’Emilia rappresenta invece da sempre gioie e dolori per il M5S, di fatto nato con il primo V-Day lanciato da Grillo in piazza Maggiore, per poi crescere sempre da queste parti con i primi eletti in Comune e Regione fino alla storica vittoria a Parma dell’ex Federico Pizzarotti. La gestione regionale prima d’ora non era mai stata messa in dubbio, anche di fronte a risultati altalenanti. Ma c’è da dire che tra il braccio destro di Di Maio e il sottosegretario non corre buon sangue. Solo un mese fa Bugani aveva attaccato Dell’Orco per il via libera del ministero al Passante, un affondo inedito e per giunta a ridosso del voto.

Tutto un sali e scendi

Guardando invece le elezioni passate, è tutto un sali e scendi. Proprio Bugani esordì alle Comunali del 2011 arrivando terzo con poco meno di 20mila voti (9,5%), gli stessi 20mila voti che i bolognesi in città hanno dato al M5S domenica alle Europee. In mezzo il boom nazionale alle Politiche 2018 che ha contagiato anche l’Emilia, dove i 5 Stelle per la prima volta si sono imposti come primo partito, e che ha in parte fatto dimenticare il terzo posto ottenuto sempre da Bugani alle Comunali del 2016 (poco meno di 29mila voti, il 16,6%), che molto si avvicina al risultato delle Europee del 2014 (28mila voti, il 15,35%). Ora i 5 Stelle ripartono dal 12,8% a livello regionale di queste ultime Europee. Vuole dire ritrovarsi al momento fuori dai giochi nella sfida che la Lega ha lanciato al governatore Stefano Bonaccini per la guida di viale Aldo Moro. Bisogna cambiare, dunque, iniziando dalla leadership regionale. Chi dovrà guidare il M5S in Emilia-Romagna, sostiene Dell’Orco, «non deve avere parecchi incarichi ma tempo per dedicarsi, magari non solo uno, ma tre o quattro persone». Un identikit che non porta a Bugani che essendo comunque il nome più in vista in Emilia-Romagna del M5S, può sempre spuntarla per la candidatura alla presidenza della Regione. Ma pure su questo Dell’Orco si mostra cauto. «Diciamo che è prematuro», taglia corto il sottosegretario.

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