31 maggio 2019 - 09:07

«Nessuna guerra alla Lega. Ma il Vangelo è indisponibile»

Politica e religione, parla Marco Tarquinio, direttore di Avvenire: «I cattolici? Molti si sono astenuti»

di Lorenzo Fazzini

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Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio
Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio

La profezia del Vangelo è «indisponibile», per questo la Chiesa può solo «servire il povero». Nessuna guerra alla Lega, ma la proposta di «un orizzonte più ampio». Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale, analizza il significato del voto delle Europee in Emilia-Romagna, dove, nonostante la presenza di una Chiesa molto «sociale», la Lega ha sfondato.

In Emilia, la Lega diventa prima partito e convince anche i cattolici. Fenomeno passeggero o duraturo?
«La presenza forte della Lega in Emilia è un dato recente ma la tendenza è molto chiara. Con le Europee si deve prendere atto che gli elettori cattolici votano come tutti gli altri cittadini, oppure non votano, cioè scelgono più di altri il rifugio nel non voto. Non è un fenomeno passeggero, ma strutturale, sebbene oggi tutto sia molto più volatile. Offro tre cifre, a livello nazionale: 2014, con Renzi alla guida, il Pd prese il 40% alle Europee. Nel 2018 i 5stelle alle Politiche raggiunsero il 32%. Ora il primo partito è la Lega. Sommando altri voti sovranisti, la Lega arriva a quel 41% del Pd di Renzi: è avvenuto lo spostamento di milioni di voti. Siamo in una fase fluida, gli elettori entrano ed escono da una scelta elettorale con facilità».

In Emilia-Romagna vari vescovi — pensiamo a Zuppi, Perego e Castellucci — riprendono con forza gli inviti «sociali» di papa Francesco, ad esempio sull’immigrazione. Cosa significa questa discrasia tra voto dei cattolici e presenza ecclesiale?
«Questa distanza è un dato di fatto. Non dimentichiamoci che siamo in un Paese di battezzati: qualche teologo raffinato potrebbe argomentare meglio la differenza tra l’essere genericamente cattolici (cioè battezzati) e l’essere cristiani come attori che agiscono concretamente in nome della propria fede. Questa è una delle contraddizioni del nostro tempo e si riverbera anche in fase elettorale. Il buon cristiano non dovrebbe essere un evasore fiscale né uno schiavista, poi possiamo scoprire che vi sono battezzati che sono l’uno o l’altro. I vescovi fanno il loro mestiere: non sono “immigrazionisti”, come qualcuno li dipinge, ma chiedono l’accoglienza del povero, qualunque sia il colore della sua pelle. Domandano un sistema di regole che permette a chi entra in Italia di potersi sentire integrato. Capisco che si tratta di un messaggio complesso che nell’Italia dei “porti chiusi o aperti” non viene capito, ma che è giusto venga fatto».

La scelta di Salvini di usare i simboli religiosi a fini elettorali è stata denunciata da vari esponenti di Chiesa come un abuso. Eppure sembra che il cattolico medio, anche in Emilia-Romagna, non abbia compreso né la portata del gesto né il richiamo dei pastori. Possibile?
«Può accadere di vedere qualcuno baciare Gesù nel crocifisso e vedere lo stesso che chiude la porta al povero. Il risultato elettorale non significa che il cattolico medio non abbia capito il senso di quel gesto: solo un terzo dei cattolici non ha dato importanza a quel fatto. Ciò inquieta e provoca. Quel gesto è l’esito di un modo di pensare ormai diffuso nella società, abituata a letture semplicistiche di tutto, anche della fede. Il messaggio cristiano è complesso, perché riguarda tutta la vita umana, ma anche molto semplice: amare tutti, soprattutto i poveri. Oggi vanno di moda le risposte iper-semplificate: un rosario baciato in pubblico da un leader politico fa più effetto».

Cosa deve fare ora la Chiesa emiliano-romagnola rispetto al successo leghista? Cercare il compromesso, ritirarsi in una denuncia profetica o c’è una terza via?
«Nessuna terza via. La Chiesa può solo servire il suo Signore. La via della salvezza passa dal rispondere al povero, al malato, al carcerato, allo straniero. La Chiesa non può modularsi in altro modo. Nessuna opposizione organizzata, certo, ma la proposta di vie diverse dall’individualismo che sia la sinistra che la destra stanno avanzando. La profezia del Vangelo non è un bene disponibile. Non c’è nessuna guerra da combattere contro nessuno, ma un orizzonte più ampio da proporre. Io non ho mai scritto “vade retro Salvini”. Le nostre sono state critiche a atti precisi di governo, come i respingimenti dei migranti, non alla persona. La Chiesa non ha nessuna antipatia personale».

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