26 novembre 2022 - 10:12

La Gioconda torna al Museo Stibbert dopo il restauro: «Tra le migliori copie al mondo»

Si può far risalire ai primi anni del Seicento e potrebbe essere stata dipinta davanti all’originale di Leonardo

di Ivana Zuliani

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C’è un motivo in più per visitare il Museo Stibbert: ammirare l’unica Gioconda fiorentina. Da ieri la copia della Monna Lisa che fa parte della collezione Stibbert è tornata nella Sala della Quadreria Antica, sulla parete dove il padrone di casa l’appese subito dopo averla acquistata nel 1879 per una cifra considerevole. Il quadro nei primi anni del Novecento dopo l’apertura al pubblico del Museo, fu considerato una copia ottocentesca di nessun valore e relegato in deposito dove rimase per quasi un secolo ignorato da tutti gli studiosi. Quando più recentemente la quadreria fu restaurata e riallestita come un tempo (era stata ricoperta di arazzi), la Gioconda venne recuperata, riconsiderata, ricollocata nelle sua posizione originaria e studiata. Si è scoperto così che la copia era più interessante del previsto. E il restauro appena concluso — eseguito da Daniele Rossi con Gloria Verniani con la supervisione della Soprintendenza e il sostegno dell’Associazione Amici Museo Stibbert e da Lions Club Firenze Poggio Imperiale e Catani Gagliani Assicurazioni — lo ha confermato.

«Firenze ha finalmente la sua Gioconda», afferma il direttore del Museo Stibbert Enrico Colle. «È una delle copie meglio riuscite che ci sono al mondo». La natura dei colori utilizzati, ovvero il blu di cobalto detto smaltino (e quindi vetro colorato e macinato), il rosa dell’incarnato, la biacca e le ocre gialla e rossa, la tela utilizzata e la preparazione rossastra nonché la «craquelure superficiale», invitano a collocare l’esecuzione dell’opera ai primi anni del Seicento. La stretta vicinanza con l’originale leonardesco — dipinto tra il 1503 e il 1506 e condotto da Leonardo nel 1516 in Francia, dove il genio morì tre anni più tardi — inviterebbe, sostengono dal Museo, a ritenere, seppur con cautela, il dipinto fiorentino una copia dal modello autentico. «Probabilmente fu fatta davanti alla Gioconda vera, anche se non si sa se il pittore fosse italiano o francese» ha detto Anna Floridia della Soprintendenza. La conduzione pittorica riprende lo sfumato leonardesco usando il colore sia a corpo che a velatura per ottenere passaggi chiaroscurali diversi. Il copista semplifica poi le pieghe della veste e della decorazione e ci restituisce un paesaggio con piccole varianti: i basamenti in scorcio con un frammento di colonne sulla balaustra in pietra serena sono appena accennati, la decorazione della scollatura della veste presenta motivi diversi dall’originale. Lo sfondo del ritratto negli anni ha subito molte perdite, e la tela (l’originale di Leonardo da Vinci è invece una tavola) è stata prima ridotta e poi allargata con fasce laterali aggiunte in epoca successiva. Stibbert acquistò il dipinto il 3 maggio 1879 dall’antiquario Valmori di Firenze. Lo stesso giorno scrisse sul suo «Account book» di avere acquistato «il ritratto di Mona Lisa del Beltraffio scolare di Leonardo da Vinci proveniente da Casa Mozzi». Pochi giorni prima infatti, una grande asta aveva visto la dispersione della collezione Mozzi del Garbo, una collezione famosissima a Firenze. Ma sul passato antecedente l’acquisto da parte di Stibbert si sa ben poco, è (ancora) tutto avvolto da un’aura di mistero. Quel che è certo, spiegano dal Museo è «che appare una delle opere di maggior pregio, sia da un punto stilistico, sia per quel che concerne la fedeltà al modello oggi al Louvre» ed è l’unica copia del dipinto più famoso del mondo conservata in Firenze.

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