23 luglio 2018 - 09:22

Seravezza, la statua del bacio gay
in chiesa viene spostata

Parroco e fedeli avevano detto ok, ma alcuni visitatori hanno protestato. Organizzatori: stop alle polemiche, la spostiamo nel giardino

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SERAVEZZA - Per dieci giorni «Polaroid», un mezzo busto con due uomini che si baciano, un evidente bacio omosessuale opera dello scultore Emanuele Giannelli, è stato davanti al volto in marmo del Cristo nell’antica Pieve romanica di San Martino ad Azzano, nel comune di Seravezza (Lucca), conosciuta anche come la chiesa di Michelangelo perché sarebbe stato lui a realizzare il rosone che l’adorna. Accanto al bacio altre opere di artisti italiani e stranieri arrivati fino al piccolo centro dell’alta Versilia per l’anteprima di Cibart, un appuntamento che verrà replicato nel centro di Seravezza anche nel prossimo weekend.

Per dieci giorni nessuno ha avuto nulla da dire, né i fedeli né il parroco don Hermes Luppi. Poi, domenica, è arrivata la protesta di alcuni visitatori e «Polaroid» ha lasciato la chiesa ed è stata spostata nel vicino giardino. Una decisione presa dagli organizzatori, secondo quanto ha detto il presidente di Cibart Matteo Marchetti al Tirreno che ha anticipato la notizia, «per evitare polemiche che avrebbero rovinato la festa». Dal canto suo don Luppi, sempre secondo quanto si legge sul quotidiano, assicura che nessuno dei suoi parrocchiani «si era lamentato». Ma nel tempo dei social la polemica sembra sia partita proprio da qui, quando alcuni visitatori hanno espresso meraviglia e polemizzato con quella scelta.

Da qui, la decisione di spostarla. Giannelli, che da anni vive a Pietrasanta, spiega che «è un lavoro di due o tre anni fa, dedicato al bacio come emozione primaria dell’essere umano, che scaturisce tutta una serie di reazioni chimiche». Per lui «il bacio è un gesto d’amore, che venga fatto tra due persone di qualsiasi sesso. Non mi interessava l’omosessualità, anche se c’è logicamente» conclude l’artista che ricorda il bacio di Rodin o di Klimt. «Forse abbiamo preso una decisione azzardata nel mettere quell’opera dentro la chiesa - conclude il presidente di Cibart - e proprio per evitare di alimentare un caso abbiamo poi deciso di metterla fuori».

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