28 luglio 2018 - 09:55

Calenzano, a colloquio con don Paolo,
arrestato per abusi su una bambina:
il demonio mi ha fatto lo sgambetto

Il sacerdote lascia Sommaia, continuerà a scontare gli arresti domiciliari nella sua casa di Bagni di Lucca

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di Jacopo Storni

Una cyclette, una pianola, un materasso, una scrivania in legno, una sega elettrica, un calendario religioso, l’abito talare ripiegato dentro una busta. Montagne di oggetti nel camion dei traslochi, parcheggiato fuori dalla canonica. Don Paolo Glaentzer lascia Sommaia, continua a scontare gli arresti domiciliari nella sua casa di Bagni di Lucca. Ieri lo sgombero, le stanze sottosopra, svuotate dopo 15 anni. I sacchetti coi vestiti sono ammucchiati all’ingresso, negli scatoloni i libri della biblioteca. Lui si guarda attorno, suda, indica al facchino peruviano cosa trasportare. Gli parla in spagnolo. «Otras cosas». Altre cose da portare via. Paolo Glaentzer indossa una maglietta azzurra, i pantaloni lunghi, lo sguardo disorientato. Ci lascia entrare. Poi si siede: «Scusa, ma ho problemi alle anche».

Resta seduto su quest’unica sedia, dentro questa stanza che forse era la sua camera da letto. Fuori la vista sugli uliveti, per terra i frammenti dello sgombero. «Diamoci del tu» dice senza guardare. Poi comincia a parlare. «Lascio Calenzano dopo tanto tempo, già a novembre dell’anno scorso ho chiesto al cardinale di andare in pensione… e adesso è capitata questa cosa un po’ così, all’improvviso, mi dispiace che sia successa, bisogna pregare, la fede è fondamentale, pregando si risolvono i problemi». S’interrompe, nella stanza entra un altro facchino, un giovane nigeriano che vive in un centro d’accoglienza. «In Africa non ci sono mai stato, sono stato in quasi tutti gli altri continenti, ma in Africa non ci sono mai capitato». Sorride, si risiede. Sembra non rendersi neppure conto della gravità di quel che è successo, accusato di violenza aggravata su minore.

Racconta il suo passato: «Ho vissuto in Germania, ero monaco di un’abbazia benedettina, poi ho fatto teologia e ho studiato agraria, a me piace molto». Divaga su Carlo Magno, Napoleone. Non sembra scosso, lo sguardo inespressivo. Ricorda gli aneddoti che l’hanno riportato in Italia. «In Germania ero allergico al polline, quando venivo a trovare i miei genitori a Roma, appena passato il Brennero l’allergia mi passava...lo Spirito Santo mi ha fatto capire che dovevo tornare in Italia. Poi sono arrivato a Rosano, vicino Pontassieve, perché nel monastero della mia zia monaca, sorella di mio padre, cercavano un cappellano». Sorride ancora, gli chiedo come faccia a sorridere dopo quello che è successo: «Mi affido a Gesù e Maria». Dice di aver ricevuto una lettera dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze: «Mi ha vietato di celebrare la messa, mi hanno dato una lettera con scritto che non posso celebrare messa». Una breve pausa, poi continua: «Appoggiarsi al nostro Signore ti dà una fiducia e anche una gioia inspiegabile, nonostante tutto quello che...». Si interrompe, poi riprende: «...tutto quello che... in parte è successo, in parte hanno scritto i giornali esagerando». Eppure su quell’auto, con una ragazzina di 11 anni, c’era lui. E lui ha confessato. Era già accaduto in passato? «Altre poche volte». Che rapporto aveva con la bambina? «C’è una simpatia reciproca con la ragazza, quando ho saputo che aveva 11 anni...io gliene davo 15...». Certo non è un’attenuante. «È stata una mia stupidità, mi ha fatto lo sgambetto il demonio, uno sgambetto un po’ pesante, ho commesso un errore, questo lo ammetto, ci penserà il nostro Signore...lui è in grado. L’ho già sperimentato in tante situazioni che sembravano senza via di uscita, forse questa è una delle peggiori, ma io ho piena fiducia in Gesù e Maria».

Sembra vivere su un altro pianeta Paolo Glaentzer. È accusato di pedofilia ma non sembra rendersene conto. È ancora seduto su questa sedia polverosa di legno e stoffa, mentre i facchini continuano a fare la spola tra le stanze e il camion. «Non è mai accaduto con altre ragazze» dice il sacerdote. «Lunedì sera è stato uno scambio di affetto, questa ragazza è molto più matura dell’età che ha, è stato uno scambio di affetto...è stato esagerato, a volte le cose vanno in una certa maniera». È confuso. Dice che la ragazzina si sarebbe tirata su la maglietta «di sua spontanea volontà, io non gli ho detto nulla, può darsi che in casa riceva poco affetto dai genitori...so che i figli sono stati tolti ai genitori alcuni anni fa, io cercavo di aiutarli con quel poco che potevo». Altre domande, le risposte sempre più incerte. Almeno è pentito? «Sì, sì, mi dispiace molto per quello che è successo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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